Allarmante sovraffollamento nei centri di transito dei migranti in Niger

IOM e UNHCR: agire urgentemente in un Paese che ospita più di 700. rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni

[24 Agosto 2023]

A quasi in mese dal colpo di Stato militare del il 26 luglio in Niger, mentre l’azione militare minacciata dalla Communauté économique des États de l’Afrique de l’ouest (CEDEAO/ECOWAS) non è iniziata e mentre la Francia smentisce di aver chiesto all’Algeria di far passare dal suo territorio un attacco aereo contro i militari nigerini, due agenzie umanitarie dell’Onu hanno chiesto che venga continuata l’assistenza internazionale alle popolazioni vulnerabili sfollate in Niger, ai lavoratori migranti, ai rifugiati e ai richiedenti asilo.

L’Italia e l’Ue avevano investito molto per fare del Niger una specie di posto di blocco dei migranti nel Sahel, addestrando e armando proprio quei militari che hanno fatto il colpo di Stato e che ora non ci pensano nemmeno da fare da guardiani al confine avanzato della migrazione verso l’Europa.

Il Niger attualmente ospita più di 700.000 sfollati, tra cui rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni. Nella sola settimana dall’8 al 14 agosto, l’UNHCR ha registrato l’arrivo nel Paese  – le cui frontiere sono teoricamente sigillate – di oltre 2.000 rifugiati e richiedenti asilo. Il Niger occupa una posizione unica: è un Paese di origine, transito e destinazione dei movimenti migratori intraregionali. I 5.697 chilometri di confini condivisi con Burkina Faso, Mali, Algeria, Libia, Ciad, Benin e Nigeria lo pongono al centro della maggior parte delle rotte migratorie della regione.   Nella prima metà del 2023, più di 60.000 migranti –  profughi, lavoratori migranti e minori migranti non accompagnati – hanno attraversato il Niger.

L’International Organization for Migration  (IOM) chiede «La creazione di un corridoio umanitario urgente fuori dal Niger per i migranti bloccati per alleviare il sovraffollamento nei suoi centri, dove sono ospitati migliaia di migranti, molti dei quali in attesa di tornare a casa».

L’IOM denuncia che «Le recenti chiusure delle frontiere e dello spazio aereo hanno aggravato le sfide affrontate dai migranti bloccati e hanno impedito le operazioni di rimpatrio volontario assistito dell’IOM, con tutti i voli rinviati o cancellati per il momento. In dieci giorni, numerose partenze destinate a facilitare il ritorno volontario di oltre 1.000 migranti, principalmente dal Mali e dalla Repubblica di Guinea, sono state cancellate o rinviate. Le preoccupazioni continuano a crescere man mano che aumenta il numero di migranti bloccati bisognosi di assistenza, con circa 1.800 migranti in attesa di assistenza fuori dai centri di transito dell’IOM mentre diminuiscono le capacità e le risorse necessarie per ospitare nuovi migranti nei centri».

Attualmente, in Niger l’IOM ospita circa 5.000 migranti in 7 centri di transito posizionati strategicamente lungo le rotte migratorie – 4 nella regione di Agadez e 3 nella regione di Niamey, dove fornisce assistenza umanitaria urgente tra cui alloggio, cibo, assistenza sanitaria e ritorno volontario nei paesi di origine. origine. L’agenzia Onu denuncia che «Al momento, la capacità di questi centri è sopraffatta da centinaia di migranti in attesa di assistenza all’esterno».
Nelle ultime settimane, attraverso il suo Programma di stabilizzazione comunitaria nella regione di Agadez, l’IOM è riuscita a continuare a dare sostegno alle comunità ospitanti lungo le rotte migratorie in Niger e spiega che « Questa iniziativa rafforza la resilienza economica all’interno delle comunità, con un focus specifico sulle donne e sui giovani, favorendo al contempo la coesione sociale tra le comunità ospitanti e migranti. Ad almeno 1.200 donne è stato fornito sostegno economico per promuovere l’artigianato locale, attività generatrici di reddito e rafforzare il loro empowerment socioeconomico. Inoltre, sono state fornite attrezzature mediche alle strutture sanitarie comunitarie in sette dei 16 comuni della regione di Agadez per migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria sia per le popolazioni ospitanti che per i migranti».
L’IOM resta impegnata a fornire servizi essenziali ai migranti nei suoi centri, ma avverte che «L’attuale sovraffollamento estremo solleva l’allarme sulla salute e la sicurezza dei migranti e sulla capacità dell’Organizzazione di fornire assistenza salvavita».

In una dichiarazione congiunta IMO -Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR)  s legge che «La crescente carenza di beni essenziali e di denaro contante, che sta avendo un grave impatto sulle attività economiche, rischia di peggiorare la già terribile situazione umanitaria e di esacerbare i rischi di protezione affrontati dalle popolazioni più vulnerabili, compresa la violenza di genere, le questioni relative alla protezione dei minori, come così come le crescenti tensioni tra le comunità in competizione per risorse già scarse. E’ imperativo garantire misure immediate e durature per continuare ad affrontare la crisi umanitaria nel Paese. La situazione umanitaria in Niger richiede un impegno globale sostenuto, soprattutto di fronte alle sfide persistenti».

Paola Pace, capo missione ad interim dell’IOM in Niger, sottolinea l’importanza del sostegno e dei finanziamenti internazionali continui per soddisfare i bisogni urgenti delle persone vulnerabili, compresi i migranti: «Mentre affrontiamo queste circostanze complesse, è essenziale che le parti interessate e gli attori umanitari lavorino insieme per garantire il benessere e la protezione delle popolazioni vulnerabili».

Per Emmanuel Gignac, rappresentante dell’UNHCR in Niger, conclude: «In questi tempi difficili per il Niger, la popolazione nigerina e le comunità ospitanti hanno maggiormente bisogno di solidarietà globale. Il Paese sta attraversando un momento critico della sua storia, mentre la persistente instabilità nella subregione perpetua la migrazione, compresi gli sfollamenti. L’IOM e l’UNHCR, con il sostegno della comunità internazionale, intensificheranno i loro sforzi congiunti per fornire assistenza e aiutare il Niger ad affrontare questa situazione dalle molteplici sfaccettature. I rischi legati alla protezione durante questa crisi potrebbero essere esacerbati ed è essenziale continuare i nostri sforzi umanitari e di resilienza».