Soluzioni tecnologiche a impatto climatico zero: l’Ue è forte nell’innovazione

Ma è in ritardo nella commercializzazione delle innovazioni verdi e in alcuni settori

[17 Novembre 2023]

Secondo l’European Climate Neutral Industry Competitiveness Scoreboard (CINDECS) – Annual Report 2022, la valutazione annuale delle principali tecnologie energetiche a impatto climatico zero  realizzata dal Joint Research Center (JRC) della Commissione europea, «L’Ue è forte in termini di brevetti di alto valore, investimenti pubblici in ricerca e sviluppo e numero di aziende innovative».

Il CINDECS 2022 dimostra che la produzione dell’Ue si è ripresa dopo la pandemia, ma anche che la crescente domanda è sempre più soddisfatta dalle importazioni, quindi, «La bilancia commerciale dell’Ue in molte tecnologie strategiche a impatto zero si è deteriorata. Questo indica che la domanda dell’Ue per soluzioni climaticamente neutre sta crescendo in una misura in cui la produzione nazionale non è in grado di soddisfarla e una quota crescente viene soddisfatta con le importazioni».

Lo studio del JRC valuta 28 tecnologie energetiche chiave a impatto climatico zero, rispetto a 10 indicatori di competitività: investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, investimenti in capitale di rischio in fase iniziale e avanzata, attività brevettuale, numero di aziende innovative, occupazione, produzione, fatturato, importazioni ed esportazioni e bilancia commerciale e si traduce in un quadro di valutazione delle soluzioni tecnologiche che hanno il potenziale per aumentare la competitività dell’industria europea. Al jrc dicono che «Questa visione può aiutare a monitorare i progressi dell’Ue verso il raggiungimento degli obiettivi dell’European Green Deal  e rendere l’Ue climate neutral entro il 2050. Il  Gren Deal Industrial Plan ha introdotto il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act per garantire la leadership dell’Europa nell’innovazione industriale e incrementare la produzione europea di tecnologie pulite».

L’Ue è leader in tutti gli indicatori riguardanti l’innovazione per le pale eoliche, mantenendo la sua forte posizione a livello globale con una quota del 65% di tutte le esportazioni extra-Ue e ospitando una parte sostanziale della catena di approvvigionamento globale dell’energia eolica.

L’industria delle pompe di calore è innovativa e ben posizionata per trarre vantaggio da una crescente diffusione. Un’elevata percentuale di innovatori ha sede nell’Ue, con 5 imprese tra le prime 10 entità brevettuali a livello mondiale.

Grazie al suo ruolo di first mover, L’Ue ospita oltre il 42% di tutte le imprese innovative nelle attività di energie rinnovabili offshore,. Ha una forte base di produzione di navi e infrastrutture offshore e gli operatori offshore europei sono ben rappresentati a livello globale, ad esempio nella regione Asia-Pacifico. Ma il rapporto avverte che «Tuttavia, i rapidi sviluppi stanno causando colli di bottiglia per gli operatori, mentre i porti richiederanno importanti adeguamenti per raggiungere gli obiettivi di energia rinnovabile offshore.

L’UE è leader globale nell’innovazione delle reti di riscaldamento e raffreddamento che  svolgono un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione, visto che circa il 50% del consumo energetico dell’Ue viene utilizzato per il riscaldamento e il raffreddamento di edifici e industrie, con il 75% di questa energia che proviene da combustibili fossili. L’Ue ha una forte capacità produttiva nel settore e ha rappresentato il 33% delle esportazioni globali nel periodo 2018-2021.

Nel periodo 2016-2020, gli investimenti pubblici dell’Ue in ricerca e sviluppo nel settore delle batterie sono cresciuti di quasi il 40% annuo. Gli investimenti nella fase iniziale sono cresciuti da 5 milioni di euro nel periodo 2010-2015 a oltre 700 milioni di euro nel 2016-2021, mentre gli investimenti nella fase successiva sono aumentati da 19 milioni di euro a 3,5 miliardi di euro nello stesso periodo.

Nel solare fotovoltaico, le imprese dell’Ue stanno attirando più investimenti di capitale di rischio rispetto a prima, indicando che «Le start-up e le scale-up dell’Ue stanno diventando relativamente più attraenti rispetto alle aziende di altre regioni. Anche la produzione Ue, aumentata per la prima volta dal 2016, mostra segnali di ripresa.

Essendo uno dei principali percorsi di decarbonizzazione, il settore della produzione di idrogeno rinnovabile e degli elettrolizzatori presenta un elevato potenziale di crescita e sta attirando quantità crescenti di investimenti in capitale di rischio. L’Ue ha il 40% della capacità globale di elettrolizzatori e metà dei produttori di elettrolizzatori su larga scala e dispone di una buona base industriale per sfruttare le future opportunità di mercato.

Ma il JRC avverte che ci sono preoccupazioni per le tecnologie legate alle soluzioni per i trasporti, come le celle a combustibile, i propulsori elettrici, le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, l’ammoniaca come carburante e i biocarburanti avanzati. In questi settori, le imprese Ue hanno attratto meno capitali di rischio rispetto ai loro concorrenti globali. Il rapporto evidenzia: «Dato che la mobilità pulita è uno dei settori in più rapida crescita a livello mondiale, esiste il rischio che le aziende innovative dell’Ue non riescano a trovare finanziamenti adeguati per espandere e trasferire la produzione per commercializzare le loro soluzioni».

Inoltre, le imprese Ue registrano inoltre meno investimenti rispetto alla media Ue (meno del 9%) nei sistemi di gestione dell’energia di rete (EMS) e negli edifici prefabbricati e il JRC  ricorda che «Entrambi sono molto importanti, il primo per consentire il funzionamento delle reti intelligenti e il secondo per la decarbonizzazione del settore edilizio. In un’altra tecnologia, la costruzione degli EMS, il deficit commerciale dell’UE sta gradualmente aumentando, riflettendo la dipendenza dell’Ue  dalle importazioni quando si tratta di componenti e assemblaggi digitali».

A preoccupare è anche la dipendenza dalle importazioni dei magneti al neodimio (Nd-Fe-B). Si tratta di magneti permanenti ad alte prestazioni indispensabili per la produzione di turbine eoliche e di motori per le auto elettriche, oltre che di una serie di altre tecnologie avanzate. L’Ue ha un deficit commerciale in aumento, raddoppiato nell’ultimo decennio e che ha raggiunto 1 miliardo di euro nel 2021.

Il futuro quadro legislativo, basato sulla legge europea sulle materie prime critiche, fornirà incentivi per aumentare l’autosufficienza dell’Ue in questo settore e diversificare l’offerta. Il CINDECS 2022  asserisce che «Questo può essere rafforzato dai progetti di ricerca e sviluppo dell’Ue in corso (finanziati da Horizon Europe), che si concentrano sul miglioramento della circolarità e sullo sviluppo di magneti privi di terre rare».

Nel periodo 2016-2020, sono aumentati gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo  in 17 soluzioni a impatto climatico zero. In 15 di queste soluzioni, gli investimenti sono cresciuti più rapidamente del PIL dell’Ue. Dal 2018 al 2020, l’energia eolica e il solare fotovoltaica hanno ricevuto i maggiori investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, ben oltre i 500 milioni di euro.

Sono aumentati anche gli investimenti in capitale di rischio: «Nel periodo 2016-2021, l’Ue ha ottenuto una quota maggiore di investimenti nella fase successiva rispetto a quelli nella fase iniziale, sebbene l’Ue continui a ottenere risultati migliori nel finanziare le prime iniziative rispetto alle scale-up. Le batterie e il loro riciclaggio hanno concentrato in questo periodo quasi la metà degli investimenti in capitale di rischio dell’Ue».

In 19 delle 28 soluzioni valutate, l’Ue mostra ottimi risultati nell’attività di brevettazione: «Attraverso quattro soluzioni – reti di riscaldamento e raffreddamento, biometano, magneti permanenti e rotori eolici – l’Ue produce oltre la metà di tutte le invenzioni di alto valore a livello globale. Solo nel solare fotovoltaico, la performance dell’Ue è notevolmente più debole, sebbene il suo portafoglio di brevetti nel fotovoltaico sia uno dei più grandi tra le soluzioni affrontate».

L’UE ospita oltre un quarto degli innovatori identificati a livello globale in 20 delle 28 soluzioni monitorate, ma ottiene risultati inferiori in alcune tecnologie chiave a impatto zero come le batterie e il loro riciclaggio, le celle a combustibile e il fotovoltaico.

Ma non mancano i buoni risultati: nel periodo 2019-2021, l’Ue ha rappresentato oltre il 25% delle esportazioni globali per eolico, fertilizzanti circolari di origine biologica, energia idroelettrica, pompe di calore, reti di riscaldamento e raffreddamento, edifici prefabbricati, sistema di gestione dell’energia di rete (EMS) e acciaio (H-DRI ed elettrificazione). Nel 2021 l’Ue aveva una bilancia commerciale positiva in 14 soluzioni e un deficit in 11. I maggiori surplus commerciali riguardavano i settori dell’energia eolica (2,6 miliardi di euro), degli edifici prefabbricati (1,4 miliardi), delle reti di riscaldamento e raffreddamento (1,3 miliardi) e EMS della rete (1 miliardo).

Il deficit commerciale più elevato è stato registrato nell’energia solare fotovoltaica (9 miliardi di euro), delle batterie (5 miliardi), del raffreddamento e dell’aria condizionata (3 miliardi) e dei biocarburanti avanzati (2 miliardi).