Le importazioni di Gnl dell’Unione europea scese al minimo in quasi due anni

L’hub del gas e il Piano Mattei della Meloni devono fare i conti con il golpe in Niger e la ripartenza dell’Asia

[4 Agosto 2023]

Secondo quanto riferito, i prezzi bassi stanno spingendo i trader a rifornire mercati asiatici più redditizi

Mentre i carburanti sono alle stelle, le accise che dovevano essere tolte sono diventate “indispensabili”, e l’hub del gas di Giorgia Meloni deve fare i conti con l’Algeria e la Libia che appoggiano il golpe in Niger come fossero la Russia di Vladimir Putin che avrebbero dovuto sostituire, da Bloomberg arriva la notizia che un altro pilastro della politica energetica del governo italiano sta vacillando: le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) da parte dell’Unione europea sono crollate al livello più basso in quasi 2 anni.

Un calo netto che viene fuori dai dati di tracciamento delle navi gasiere: «Le consegne di GNL sono diminuite del 7% a luglio rispetto a un anno prima a 8,6 milioni di tonnellate, il livello più basso da novembre 2021 – scrive Bloomberg – Il calo arriva sulla scia di un calo dei prezzi di riferimento di riferimento della regione che, durante il periodo, sono crollati di oltre l’80%, spingendo i traders a reindirizzare l’offerta verso l’Asia, dove i tassi sono più alti, o ad attendere che i prezzi aumentino di nuovo».

Il 2 agosto, all’hub TTF di Amsterdam, il punto di riferimento per il commercio di gas in Europa, i futures erano a circa 28 euro (31 dollari) per megawattora (MWh), in netto calo rispetto ai circa 200 euro (220 dollari) per MWh di un ‘anno fa.

Invece, negli ultimi giorni, l’Asia ha registrato un aumento dei prezzi spot del GNL, con il prezzo medio per la consegna di settembre nel nord-est asiatico che l’1 agosto ha raggiunto quasi 11 dollari per milione di unità termiche britanniche martedì, che equivale a 35,1 euro (38,5 dollari) per MWh. Un aumento che è stato attribuito alle ondate di caldo in Giappone, Corea del Sud e parti della Cina.

L’Ue era passata al GNL per compensare la chiusura dei gasdotti russi, aumentando le importazioni di GNL di oltre il 60% e facendo scattare sia la messa in opera di nuovi rigassificatori che il “Piano Mattei” Meloni/Eni che vede il gas al centro dei rapporti con la sponda sud del Mediterraneo e il Sahel.

Ma il principale fornitore di GNL dell’Unione europea sono gli Usa, seguiti dal Qatar e ancora dalla dalla Russia.

Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, i Paesi Ue hanno ornai  scorte di gas superiori alla media degli anni precedenti: il 31 luglio i siti di stoccaggio risultavano pieni per oltre l’85%. Una specie di overdose di gas mentre in Paesi come l’Italia le politiche pro-rinnovabili arrancano.

E ora, mentre l’Unione europea si prepara a continuare un inverno durante il quale la guerra ucraine – nella quale è sempre più pericolosamente coinvolta – continuerà, Bloomberg avverte che «Potrebbe essere necessario aumentare i prezzi per attirare gli shipments lontano dall’Asia»