Investire nell’energia nucleare è dannoso per il clima. E i mini reattori di Pichetto Fratin non sono la soluzione

E’ altamente improbabile che i piccoli reattori modulari cambino qualcosa riguardo alla scarsa economia degli investimenti nell’energia nucleare

[7 Novembre 2023]

Oggi si conclude a Bratislava. In Slovacchia, il 16esimo European Nuclear Energy Forum che, secondo la Commissione europea che lo organizza insieme al governo slovacco è «Un’occasione per un’ampia discussione sulle opportunità e sui rischi dell’energia nucleare e, in particolare, sul ruolo dell’energia nucleare nel quadro strategico dell’unione energetica».

L’industria nucleare e alcuni paesi dell’Unione europea – Italia compresa – chiedono maggiore sostegno e sussidi per l’energia nucleare, in particolare per i piccoli reattori modulari (SMR), in nome del raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue.

Ma le ONG ambientaliste uniscono le loro voci per contestare questa richiesta, sostenendo che «Investire in nuove centrali nucleari ritarderà la decarbonizzazione e che gli SMR non riescono a rispondere ai problemi del settore. I governi dovrebbero piuttosto concentrarsi sull’energia rinnovabile, sulle reti e sullo stoccaggio a basso costo».

Con un comunicato congiunto firmato da European Environmental Bureau (EEB, al quale aderisce anche Legambiente), Foundation for Environment and Agriculture (Bulgaria), France Nature Environnement, Global Chance, Réseau Sortir du Nucléaire e Virage Énergie (Francia), Klimaticka Koalicia (Slovacchia), NOAH Friends of the Earth Denmark, Védegylet/Protect the Future (Ungheria), Estonian Green Movement – Friends of the Earth Estonia, MKG – Swedish NGO Office for Nuclear Waste Review e Milkas – The Swedish  Environment Movement’s Nuclear Waste Secretariat (Svezia) e presentato all’European Nuclear Energy Forum. Le associazioni ambientaliste chiedono all’Ue e ai suoi Stati membri di «Sovvenzionare le fonti energetiche che possono raggiungere in modo affidabile ed economico i nostri obiettivi climatici, non l’energia nucleare». 

Le ONG  fanno notare che, invece, investire in nuove centrali nucleari potrebbe rivelarsi dannoso per gli obiettivi climatici dell’Ue:  1 Ritardi prolungati : gli ultimi impianti nucleari costruiti in Europa hanno subito ritardi di oltre un decennio. Non possiamo rischiare tali ritardi nel nostro percorso verso la riduzione delle emissioni di combustibili fossili.  2 Superamento dei costi: le centrali nucleari hanno dovuto affrontare enormi superamenti dei costi. L’industria nucleare cerca di trasferire questi costi elevati sui contribuenti e sulle famiglie attraverso sussidi statali e dell’Ue. L’industria nucleare francese è stata nazionalizzata.  3 Interessi geostrategici: l’energia nucleare è spinta da potenti lobby e interessi geostrategici. L’energia nucleare di diversi Stati dell’Ue fa affidamento sull’impresa nucleare russa di proprietà statale Rosatom, che importa uranio da Paesi instabili al di fuori dell’Ue. 4 Transizione decentralizzata: per decarbonizzare rapidamente, dobbiamo scegliere tecnologie economiche, facili da implementare su larga scala, come i pannelli solari e i pale eoliche. L’energia nucleare contraddice la visione di un sistema energetico decentralizzato con il coinvolgimento dei cittadini. 5 Impatto ambientale: secondo il rapporto IPCC pubblicato nel marzo 2023, l’energia nucleare è una delle due opzioni di mitigazione meno efficaci (come la cattura e lo stoccaggio del carbonio). E’ un’opzione inefficiente che comporta gravi rischi di contaminazione durante l’utilizzo e la produzione per le generazioni future a causa dei rifiuti tossici perenni.

Marion Rivet , di Réseau Sortir du nucléaire, ha ricordato che «Si stima che i nuovi progetti di centrali nucleari in Francia costeranno circa 52 miliardi di euro. Tutto questo denaro dovrebbe essere investito in soluzioni immediate ed efficaci per una vera transizione energetica. La riduzione dei gas serra prodotti dai nostri Paesi deve essere efficace nei prossimi 10 anni e deve provenire da una fonte pienamente sostenibile (nel senso che non crea rifiuti a lungo termine e non dipende dall’uranio)».

Inoltre, come a rispondere a un fan dichiarato di questa “nuova” tecnologia come il nostro ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il comunicato congiunto delle ONG europee  fa notare che «I piccoli reattori modulari (SMR) non rispondono a nessuno dei problemi industriali fondamentali:  1 Tecnologia non provata: anche i progetti più semplici utilizzati oggi nei sottomarini non saranno disponibili su larga scala fino alla fine del prossimo decennio, se non per sempre. 2 Rischi relativi alle scorie e alla proliferazione: i progetti SMR non riescono ad affrontare il persistente problema delle scorie nucleari e pongono nuovi rischi associati alla proliferazione dei materiali nucleari.

Secondo Luke Haywood, dell’ EEB, «E’ altamente improbabile che i piccoli reattori modulari cambino qualcosa riguardo alla scarsa economia degli investimenti nell’energia nucleare. La nostra attenzione dovrebbe concentrarsi su ciò che sappiamo funzioni per ridurre rapidamente le emissioni: risparmio energetico e energie rinnovabili. Se indirizzato verso le energie rinnovabili, le reti e lo stoccaggio dell’energia, Ogni euro investito nel nucleare potrebbe contribuire a sostituire i combustibili fossili in modo più rapido ed economico. Questo ridurrebbe anche l’inquinamento atmosferico, i rifiuti radioattivi e le bollette energetiche, consentendo al contempo una maggiore partecipazione dei cittadini».

Anche per Antoine Bonduelle  di Virage Energie «I piccoli reattori non sono un’opzione per la crisi climatica. Nella migliore delle ipotesi, costano il doppio o più per kWh rispetto ad altre opzioni nucleari, e anche molto di più dell’efficienza o delle energie rinnovabili, come ampiamente dimostrato nei modelli e nel consenso del recente rapporto AR6 dell’IPCC. I piccoli reattori produrrebbero più scorie dei reattori classici e utilizzerebbero più materiali e combustibili. Gli incidenti sono ancora possibili e i rischi di proliferazione sono molto più elevati. In Francia, diversi progetti proposti sono accordi loschi volti a utilizzare più denaro pubblico o a giustificare gruppi di ricerca improduttivi. Alla fine è un’impasse che costa cara, una perdita di tempo e di denaro pubblico.

Antoine Gatetdi France Nature Environnement ha concluso: «Per France Nature Environnement le scelte energetiche devono essere discusse democraticamente coinvolgendo i cittadini in generale e la società civile organizzata in particolare. Le discussioni devono basarsi su dati economici, sociali e ambientali trasparenti. Le discussioni devono includere l’intero ciclo di vita, dall’estrazione mineraria alla gestione delle scorie. Fino ad oggi, il rinascimento nucleare è fallito ogni volta, e le opzioni rinnovabili al 100% stanno vincendo. Quando passeremo alla democrazia ambientale?»