Il nuovo piano quinquennale cinese 2021-2035 punta sull’idrogeno verde e le rinnovabili

Ma la Cina non rinuncia a petrolio, gas e carbone e vuole costruire nuove centrali nucleari costiere

[25 Marzo 2022]

Il 134esimo piano quinquennale (2021-25) della Cina per il settore energetico, che prevede anche il mantenimento della produzione di  e l’aumento della produzione di gas, pianifica lo sviluppo di più energia rinnovabile e di aumentare la produzione di idrogeno verde. Entro il 2025, la Cina punta a costruire 800 gigawatt di nuova capacità energetica – circa il doppio dell’intera produzione dell’India – eliminando anche 30 gigawatt di energia prodotta dalle centrali a carbone.

Eolico, solare, idroelettrico e nucleare rappresenteranno gran parte della nuova produzione di elettricità che dovrebbe consentire alla Cina di  raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030.

Per poter fornire energia anche durante i periodi di mancanza di vento e sole, il piano quinquennale di Pechino prevede però anche l’ammodernamento di centrali a carbone per 200 gigawatt da utilizzare  rapidamente quando l’energia rinnovabile diminuisce.

La Cina punta anche a costruire nuove linee di trasmissione per trasportare l’elettricità dagli impianti eolici e solari nell’ovest del Paese ai centri industriali dell’est.

Per contribuire a ridurre le emissioni, il piano quinquennale prevede di produrre fino a 200.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno entro il 2025. L’idrogeno verde, che viene prodotto dall’acqua utilizzando energia rinnovabile, potrebbe alimentare aeroplani, camion e navi mercantili o essere utilizzato nella produzione di acciaio e cemento.

L’organo ufficiale del Partito comunista cinese, Il Quotidiano del Popolo, spiega che  il piano quinquennale, pubblicato congiuntamente dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Riforma e la National Energy Administration, prevede che «Entro il 2025, la Cina metterà in atto un sistema di sviluppo del settore dell’energia a idrogeno relativamente completo, con capacità di innovazione notevolmente migliorata e le tecnologie di base e i processi di produzione sostanzialmente padroneggiati,  La produzione annuale di idrogeno da energie rinnovabili dovrebbe raggiungere le 100.000-200.000 tonnellate, diventando una parte importante del nuovo consumo di energia entro il 2025 e consentire una riduzione delle emissioni di anidride carbonica da 1 milione a 2 milioni di tonnellate all’anno. La Cina sta studiando un layout industriale ragionevole e ordinato e un ampio uso della produzione di idrogeno da energie rinnovabili per offrire un solido supporto per l’obiettivo del picco di carbonio entro il 2030. Entro il 2035, la quota di idrogeno prodotta da energia rinnovabile nel consumo di energia totale aumenterà in modo significativo, il che svolgerà un importante ruolo di supporto nella trasformazione dell’energia verde del Paese».

Il quotidiano del Partito comunista  cinese ricorda che «L’idrogeno è una fonte di energia secondaria che di solito richiede un input di energia primaria per essere prodotta su scala industriale. A seconda della fonte da cui viene prodotto, l’idrogeno può essere grigio, blu o verde e l’idrogeno verde è l’unico tipo prodotto in modo neutrale dal punto di vista climatico, che potrebbe ridurre le emissioni. A livello globale, l’idrogeno è diventato un’importante scelta strategica per le principali economie sviluppate che cercano di accelerare la loro trasformazione e riqualificazione energetica. La Cina è attualmente il più grande produttore di idrogeno al mondo, con una produzione annua di circa 33 milioni di tonnellate».

Ma mentre punta sull’idrogeno verde la Cina prevede anche di portare la sua capacità di produzione energetica globale annuale a oltre 4,6 miliardi di tonnellate di carbone standard entro il 2025, con la sua produzione annuale di greggio che aumenterà gradualmente a circa 200 milioni di tonnellate e la produzione annuale di gas naturale a supererà  i 230 miliardi di metri cubi.

Secondo il nuovo piano quinquennale, «La quota cinese del consumo di energia non fossile aumenterà a circa il 20% entro il 2025 e a quel punto la percentuale di produzione di energia non fossile sarà di circa il 39%».

Il paese svilupperà gradualmente l’energia solare ed eolica su vasta scala e di alta qualità, «Dando priorità allo sviluppo e all’utilizzo locali, accelerando la costruzione di energia eolica decentralizzata e fotovoltaico distribuito nei centri di carico e nelle aree circostanti».

Il governo cinese incoraggia anche «La costruzione costante di progetti di energia nucleare costiera» assicurando che sono sicure de il Piano prevede che «La capacità installata per le centrali nucleari in funzione raggiungerà i 70 milioni di kilowatt entro il 2025».

La Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Riforma sottolinea che «La proporzione di energia non fossile nel consumo totale di energia della nazione è aumentata dal 12% nel 2016, l’anno di inizio del 13esimo periodo del piano quinquennale (2016-20), al 15,9% entro la fine del 2020».

La National Energy Administration ha aggiunto che «La capacità installata della Cina per la produzione di energia eolica e solare è aumentata notevolmente nei primi due mesi dell’anno mentre il Paese ha intensificato gli sforzi per raggiungere la carbon neutrality. Nel periodo gennaio-febbraio, la capacità installata di energia eolica è aumentata del 17,5% su base annua raggiungendo i 330 milioni di kilowatt. La capacità installata di energia solare ha raggiunto i 320 milioni di kilowatt durante il periodo, un aumento del 22,7% rispetto a un anno fa».

Alla fine di febbraio, la capacità totale di generazione di energia installata in Cina era pari a 2,39 miliardi di kilowatt, con un aumento del 7,8% su base annua.

Secondo un documento diffuso dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese e dal  Consiglio di Stato, per raggiungere il picco delle emissioni di CO2 entro il 2030 e la carbon neutrality entro il 2060, la Cina punta ad aumentare gradualmente la quota di consumo di energia non fossile a circa il 20% entro il 2025, circa il 25% entro il 2030 e oltre l’80% entro il 2060.