Il declino della domanda di gas in Giappone. Eccesso di offerta di GNL fino al 2030

Per ora il gas in più viene nuovamente esportato nei Paesi asiatici emergenti

[11 Marzo 2024]

Il Giappone era il più grande importatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL), ma negli ultimi an ni la domanda giapponesese di GNL è calta molto rapidamente, seguendo un trend comune a quello dell’Unione europea e del quale il governo italiano non sembra tener conto con la sua politica dell’hub del gas mediterraneo che è al centro del cosiddetto Piano Mattei.

Il nuovo rapporto “Japan’s Largest LNG Buyers Have a Surplus Problem” dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) evidenzia che le compagnie del gas e dell’energia giapponesi si  trovano ad affrontare un surplus di impegni di acquisto di GNL e sono sempre più concentrate sulla commercializzazione e sulla vendita del carburante all’estero.

Il rapporto rileva che «Le maggiori utilities GIAPPONESI – incluSE  JERA, Tokyo Gas, Osaka Gas e Kansai Electric – probabilmente si troveranno ad affrontare una posizione sovracontrattata di circa 11 milioni di tonnellate all’anno (mtpa) per il resto del decennio».

A causa delle limitate opportunità di crescita nel mercato interno del gas, queste utilities giapponesi stanno investendo all’estero in infrastrutture GNL midstream e downstream, come  terminali di rigassificazione e centrali elettriche alimentate a GNL, in particolare nel sud e nel sud-est asiatico. Anche le politiche governative hanno incoraggiato le imprese giapponesi a negoziare maggiori volumi di GNL con i mercati emergenti.

Per Sam Reynolds, coautore del rapporto e responsabile della ricerca sul GNL all’IEEFA, «L’importanza dello spostamento del Giappone verso la rivendita e il marketing del GNL non dovrebbe essere sottovalutata. Invece di assorbire maggiori volumi dal mercato globale, le imprese giapponesi potrebbero trovarsi sempre più in concorrenza diretta con fornitori globali per potenziali clienti nei mercati emergenti».

Sulla base dei dati della Japan Oil, Gas and Metals National Corporation (JOGMEC), le vendite di GNL da parte delle compagnie giapponesi verso Paesi terzi sono aumentate da 14,97 milioni di tonnellate nell’anno fiscale 2018 a oltre 38 tonnellate nell’anno fiscale 2021. Sebbene nello stesso arco di tempo le vendite nazionali siano diminuite, il volume totale di GNL scambiato dalle compagnie giapponesi è aumentato.

La domanda interna di GNL del Giappone sta diminuendo a causa del ritorno in produzione di alcune centrali nucleari dopo il disastro di Fukushima Daiichi dell’11 marzo 2011 e, soprattutto per il boom delle  rinnovabili, degli obiettivi energetici e climatici a lungo termine e dei cambiamenti demografici. Nel frattempo, dal 2017 le utilities giapponesi hanno perso quote di mercato significative a causa dell’introduzione della concorrenza al dettaglio nei settori del gas e dell’energia elettrica.

I piani nazionali del Giappone per il clima e l’energia prevedono che la produzione di energia elettrica alimentata a GNL debba essere più che dimezzata entro il 2030 e l’IEEFA stima che «Se gli obiettivi di produzione di elettricità saranno rispettati, La domanda di GNL del Giappone potrebbe scendere tra 25,7 e 31,6 mtpa, ovvero circa un terzo dei livelli del 2019».

Intanto, nonostante il blocco di gran parte della produzione di energia nucleare – che in molti consideravano indispensabile – dal 2014 le importazioni di GNL del Giappone sono già diminuite di 22 milioni di tonnellate all’anno e anche la rinuncia allo sfruttamento di grandi giacimenti di gas nell’estremo oriente russo in seguito alla guerra in Ucraina non ha avuto le conseguenze disastrose che venivano ipotizzate. Tanto che il Giappone si trova a gestire un surplus di GNL.

Un coautore del rapporto, Christopher Doleman, specialista di GNL dell’IEEFA, evidenzia: «Poiché la domanda interna diminuisce più rapidamente degli impegni di acquisto di GNL, le utilities giapponesi si troveranno di fronte a na scelta importante. O possono rivendere carichi flessibili all’estero o esercitare flessibilità sui volumi contrattuali e diritti di cancellazione, il che potrebbe comportare costi aggiuntivi».

Il ministero dell’economia, del commercio e dell’industria giapponese (METI) ha fissato per le imprese un obiettivo di effettuare transazioni di 100 mtpa di GNL entro il 2030, ben 79 mtpa al di sopra di quel che gli acquirenti hanno attualmente contrattato, ma in linea con i recenti volumi di transazioni. L’iniziativa giapponese Asia Zero Emission Community (AZEC) punta a replicare il suo mix energetico in tutta l’Asia.

All’IEEFA fanno notare che «Queste politiche, così come le strategie aziendali delle principali utility, suggeriscono che, nonostante il calo della domanda interna, le compagnie giapponesi continueranno a svolgere un ruolo importante nelle transazioni di GNL.  Ad esempio, i dirigenti di JERA hanno  espresso il desiderio di trasformare l’impresa in uno dei principali attori globali nel portafoglio di GNL. Allo stesso tempo, Tokyo Gas ha affermato che l’obiettivo finale è quello di formare una catena del valore del GNL nel sud-est asiatico».

Una situazione diversa da quella dell’hub del gas italiano, visto che Tokyo punta a rifornire Paesi che ancora puntano a sostituire con il GNL fonti più inquinanti, mentre i consumi di gas in Europa sono in calo e, nonostante il trucco lessicale della tassonomia verde europea, il gas è considerato un’energia sporca da sostituire il più possibile.

Ma perr Reynolds  la politica giapponese sul GNL  «Ha importanti implicazioni per gli esportatori globali di GNL e per l’industria. Gli esportatori di GNL continuano a giustificare nuovi investimenti nella liquefazione con la falsa impressione che il Giappone continuerà ad acquistare più volumi. E’ vero il contrario: gli acquirenti giapponesi potrebbero competere sempre più per potenziali clienti nei potenziali mercati». Doleman aggiunge: «Un aumento delle vendite di GNL da parte dei servizi pubblici giapponesi coinciderà probabilmente con un’ondata di nuova capacità di approvvigionamento che entrerà nel mercato a metà del decennio. Mentre la domanda dal Giappone e da altri mercati chiave diminuisce, si prevede che i prezzi diminuiranno. Gli operatori di marketing del GNL, comprese le utilities giapponesi, potrebbero vedere crollare i margini sulle rivendite di GNL».

Inoltre, gli operatori giapponesi del GNL potrebbero trovarsi ad affrontare una serie unica di sfide in un contesto di eccesso globale incombente: «La maggior parte degli impegni di acquisto del Giappone contengono formule di prezzo indicizzate ai parametri di riferimento del petrolio, spesso a tassi relativamente elevati che potrebbero essere out of the money rispetto al calo dei prezzi spot. Durante i periodi passati di eccesso di offerta globale di GNL, alcune utilities  giapponesi hanno perso denaro rivendendo GNL all’estero, a dimostrazione del rischio finanziario connesso al commercio di GNL».

Doleman conclude: «In definitiva, lo spostamento del Giappone verso il commercio di GNL potrebbe esacerbare l’incombente eccesso globale di GNL».

Uno scenario cda incubo per Giorgia Meloni e il suo hub del gas che già oggi – al netto della propaganda – viaggia al rallentatore.