Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’industria petrolifera ha incassato 3 miliardi di euro di extra-profitti in Europa

In Italia a marzo entrate extra in media di 387,5 milioni di euro, 12,5 milioni al giorno

[7 Aprile 2022]

Secondo il rapporto “Oil Profits in Times of War –  An EU-wide analysis of higher margins on the sale of diesel and petrol since the beginning of the Ukraine war“  commissionata da EnergyComment Hamburg da Greenpeace in Zentral- und Osteuropa, «Dall’inizio del conflitto in corso in Ucraina, le compagnie petrolifere hanno guadagnato almeno 3 miliardi di euro di extra-profitti dalla vendita di diesel e benzina in Europa, come dimostra. Nel solo mese di marzo, l’industria petrolifera ha incassato una media di 107 milioni di euro di entrate extra al giorno (94 dalla vendita di diesel e 13 da quella di benzina), mentre i cittadini di tutta Europa sono stati vessati da aumenti senza precedenti del costo dei carburanti».

Estrapolando l’intero mese di marzo, l’industria petrolifera ha generato in media i seguenti ricavi aggiuntivi attraverso vendite record di benzina e diesel: 1,18 miliardi di euro in Germania; 412,3 milioni di euro in Francia; 235,6 milioni di euro in Spagna; 133,3 milioni in Austria; 387,5 milioni di euro in Italia; 68,2 milioni di euro in Belgio; 133,3 milioni di euro nei Paesi Bassi; 142,6 milioni di euro nei Paesi nordici (Svezia, Finlandia, Danimarca)

Greenpeace Italia aggiunge che «In Italia le entrate extra delle compagnie petrolifere nel mese di marzo sono state in media di 387,5 milioni di euro, pari a 12,5 milioni al giorno (10,4 dalla vendita di diesel e 2,1 da quella di benzina)».

L’organizzazione ambientalista fa notare che «Sebbene i prezzi del greggio siano aumentati da gennaio a marzo di 19,38 centesimi di euro al litro, l’aumento più significativo ha riguardato i prodotti raffinati come il diesel, che ha registrato +30/31 centesimi al litro, e +36,52 alle stazioni di rifornimento. Anche i prezzi della benzina hanno seguito un trend simile ma più debole».

L’analisi di Greenpeace mostra come le multinazionali del petrolio stiano sfruttando la situazione di crisi per assicurarsi enormi margini di profitto lungo la filiera, mentre la base media dei loro costi resta poco intaccata.

Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia, denuncia: «E’ inaccettabile che mentre milioni di persone in Europa lottano contro l’aumento delle spese per carburante ed energia senza precedenti, le compagnie petrolifere stiano facendo salire i prezzi per trarre profitti record dalla guerra e dalla crisi energetica che loro stesse hanno contribuito ad alimentare. L’Unione Europea deve fermare chi sta approfittando della situazione e tassare questi enormi profitti, utilizzando le entrate ottenute per sostenere le famiglie più colpite e accelerare la transizione del settore dei trasporti verso forme di mobilità sostenibile e indipendente dal petrolio».

Greenpeace Italia ricorda che «Il governo italiano ha già adottato una tassa sugli extra-profitti, che però deve essere rivista e migliorata perché è troppo timida sul contributo richiesto (appena il 10 per cento degli extra-profitti) e poco focalizzata sulle aziende dei combustibili fossili, che alimentano il conflitto in corso».

Greenpeace chiede inoltre alla Commissione Ue di «Condurre un’indagine sui recenti aumenti dei prezzi dei carburanti per verificare che non siano dovuti ad accordi di cartello o di fissazione dei prezzi, e alle aziende dell’oil&gas di rendere pubblica l’entità degli extra-profitti accumulati». Inoltre, «La Commissione europea deve fornire agli Stati membri una guida chiara su come ridurre in modo rapido e coerente il consumo di petrolio dell’Ue e accelerare la decarbonizzazione del settore dei trasporti europeo, che consuma quasi i due terzi del petrolio dell’Ue».

Ma gli ambientalisti evidenziano che «Nonostante circa il 70% del petrolio consumato in Europa venga usato per i trasporti, l’Unione Europea ha ignorato il settore nella bozza del piano REPowerEU per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. E’ invece necessario intraprendere da subito misure per potenziare il trasporto pubblico ed elettrico, vietare i voli a corto raggio che hanno già un‘alternativa ferroviaria, finanziare la mobilità sostenibile nelle città e mettere fine alla vendita delle auto con motore endotermico. Gli sconti alla pompa di benzina non bastano per uscire da una crisi destinata a ripresentarsi fintanto che non elimineremo la dipendenza europea dai combustibili fossili».