Kyoto club: «Questa è l'Europa che piace a noi», mentre Forza Italia, Fdi e Lega votano contro

Efficienza energetica degli edifici, il Parlamento europeo adotta la direttiva Case verdi

Wwf ed Eeb: raggiunto un traguardo significativo ma restano alcuni punti deboli

[12 Marzo 2024]

Con 370 voti favorevoli, 199 voti contrari e 46 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato in via definitiva la nuova direttiva Epbd – cosiddetta “Case verdi” – per ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas serra nel settore edilizio.

Lo scopo della  revisione ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050. Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico.

Il relatore Ciarán Cuffe  spiega «la direttiva mostra chiaramente come la politica climatica possa avere benefici reali e immediati per le fasce di popolazione più vulnerabili della nostra società. Questa legge contribuirà a ridurre le bollette energetiche e ad affrontare le cause profonde della povertà energetica, offrendo nel contempo migliaia di posti di lavoro locali di alta qualità in tutta l’economia europea. Nonostante la direttiva sia il pezzo finale del più grande puzzle che è il “Fit for  55”, questo non ne diminuisce l’importanza. Contrastando il 36% delle emissioni di CO2 dell’Europa, aggiunge un pilastro assolutamente essenziale all’European green deal europeo».

«Dopo il voto di oggi la decarbonizzazione del settore edilizio è adesso più vicina – aggiunge dall’Italia Sergio Andreis, direttore esecutivo del Kyoto club – il provvedimento traccia la road map per la transizione ecologica del nostro patrimonio immobiliare, responsabile del 36% delle sue emissioni di gas serra e del 40% del totale della domanda di energia finale, di cui circa l’80% utilizzata per riscaldare gli edifici. Un passaggio obbligatorio se vogliamo tagliare i gas climalteranti del 55% al 2030 e raggiungere la neutralità climatica al 2050. Inoltre, questa misura sarà in grado di contrastare la povertà energetica che affligge milioni di famiglie, garantendo bollette più basse. Questa è l’Europa che piace a noi».

Secondo la nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028.

Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo. Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.

Inoltre, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.

Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.

Gli Stati membri dovranno inoltre spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili: saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

Oltre alla riduzione delle emissioni, la direttiva introduce misure innovative per rafforzare il ruolo delle comunità energetiche, dare priorità ai finanziamenti per le famiglie vulnerabili e istituire sportelli unici per un accesso più semplice alle informazioni e ai modelli cooperativi

Secondo il Wwf European policy office, «il Parlamento sottolinea l’importanza di accelerare il tasso di ristrutturazione degli edifici a inefficienza energetica nell’intero parco immobiliare dell’UE. Nonostante segni dei progressi, l’accordo presenta delle carenze, lasciando agli Stati membri il compito di garantire che la direttiva sostenga effettivamente gli obiettivi delineati nel pacchetto Fit for 55. In uno sviluppo positivo, l’accordo introduce misure finanziarie essenziali, come gli standard sui portafogli ipotecari, per sollecitare le banche ad aumentare i finanziamenti per le ristrutturazioni energetiche degli edifici. Tuttavia, la natura volontaria di queste misure è deludente. L’Epbd è un puzzle incompleto e un’occasione mancata per mobilitare finanziamenti privati ​​cruciali. Ciononostante, l’introduzione di un atto delegato per promuovere e integrare le pratiche di prestito verde rappresenta un passo avanti positivo. Questa iniziativa è essenziale per migliorare l’accessibilità finanziaria delle ristrutturazioni domestiche per le famiglie».

L’European environmental bureau (Eeb, al quale aderisce anche Legambiente) «accoglie con favore» il voto dell’Europarlamento, sottolineando al contempo «il ruolo fondamentale dell’attuazione da parte degli Stati membri e del monitoraggio dell’Ue nel fornire risultati tangibili. La revisione della Epbd introduce cambiamenti radicali volti a ridurre drasticamente le emissioni degli edifici dell’Ue. In particolare, la direttiva impone ai governi di valutare e limitare le emissioni di tutti i nuovi edifici a partire dal 2030, concentrandosi in anticipo sul carbonio incorporato dai materiali da costruzione. Gli obiettivi di riduzione dell’impatto climatico promuoveranno l’adozione di materiali a basse emissioni di carbonio e soluzioni di energia rinnovabile in tutto il continente. Tuttavia, la flessibilità nelle strategie di ristrutturazione degli edifici esistenti complica il controllo dell’Ue, lasciando ai singoli Paesi l’onere di definire le proprie ambizioni.

La Epbd affronta anche l’urgente necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili. Tuttavia, l’efficacia della direttiva dipende da definizioni e interpretazioni chiare da parte della Commissione europea e degli Stati membri. Se la Commissione definisce le caldaie fossili come qualsiasi tecnologia parzialmente o interamente alimentata da combustibili fossili, il sostegno pubblico al riscaldamento fossile potrebbe terminare entro il 2025. Nel testo attuale gli Stati membri sono inoltre esortati a passare al riscaldamento rinnovabile «In vista di una progressiva eliminazione delle caldaie fossili entro il 2040».

Davide Sabbadin, Acting policy manager dell’Eeb conclude: «L’inclusione di una data di eliminazione graduale per il sostegno e l’utilizzo pubblico trasmette un messaggio chiaro, il riscaldamento fossile è in via di estinzione. Questo dovrebbe incoraggiare i Paesi e la Commissione europea a fissare obiettivi di eliminazione graduale ancora più ambiziosi, riducendo rapidamente le bollette energetiche e gli impatti climatici. Con un forte impegno politico, un futuro senza fossili per le nostre case è a portata di mano».