UNCTAD: la crescita economica mondiale rallenterà dal 3% nel 2022 al 2,4% nel 2023

Trade and development report: lo stallo di una crescita globale divergente

Occorrono riforme finanziarie globali e politiche più pragmatiche per affrontare le sfide urgenti

[5 Ottobre 2023]

Nel suo  Trade and Development Report 2023, l’United Nations  Conference on Trade and Development (UNCTAD) mette in guardia su «Uno stallo dell’economia globale, con un rallentamento della crescita nella maggior parte delle regioni rispetto allo scorso anno e con solo pochi Paesi in controtendenza. E, per evitare che vada perso un decennio, l’organizzazione chiede «Un cambiamento nella direzione politica, anche da parte delle principali banche centrali, e riforme istituzionali di accompagnamento delle promesse fatte durante la crisi del Covid-19».

Presentando il rapporto, la segretaria generale dell’UNCTAD, Rebeca Grynspan, ha detto che «Per salvaguardare l’economia mondiale dalle future crisi sistemiche, dobbiamo evitare gli errori politici del passato e abbracciare un’agenda di riforme positive. Abbiamo bisogno di un mix equilibrato di misure fiscali, monetarie e dal lato dell’offerta per raggiungere la sostenibilità finanziaria, stimolare gli investimenti produttivi e creare posti di lavoro migliori. La regolamentazione deve affrontare le sempre più profonde asimmetrie del sistema finanziario e commerciale internazionale».

Il Trade and Development Report 202e traccia il quadro di un’economia globale a un bivio, dove percorsi di crescita divergenti, crescenti disuguaglianze, crescente concentrazione del mercato e crescente onere del debito gettano ombre sul futuro e mette in luce le questioni urgenti e sottolinea l’urgenza di affrontarle.

L’UNCTAD evidenzia che «A livello globale, la ripresa post-pandemia è divergente. Mentre alcune economie, tra cui Brasile, Cina, India, Giappone, Messico, Russia e Stati Uniti hanno dimostrato resilienza nel 2023, altre si trovano ad affrontare sfide più formidabili. Nel contesto di una crescita più lenta e di un coordinamento politico assente, questa divergenza solleva preoccupazioni sul futuro dell’economia globale.

Nonostante l’aumento dei tassi di interesse, l’economia Usa ha smentito le previsioni più negative, sperimentando finora un moderato rallentamento economico, mentre le pressioni inflazionistiche si allentano, grazie alla robusta spesa dei consumatori, al rifiuto dell’austerità fiscale e all’intervento monetario attivo per arginare il contagio finanziario all’inizio del periodo. Ma il rapporto avverte suelle persistenti preoccupazioni sugli investimenti, soprattutto alla luce dei tassi di interesse elevati e prolungati.

L’Europa è invece sull’orlo della recessione, alle prese con un rapido inasprimento della politica monetaria e forti difficoltà economiche, con le principali economie in rallentamento e la Germania già in contrazione. I salari reali stagnanti o in calo in tutto il continente, aggravati dall’austerità fiscale, stanno frenando la crescita.

La Cina, pur mostrando segnali di ripresa rispetto al 2022, deve far fronte a una debole domanda interna dei consumatori e agli investimenti privati. Tuttavia, la Cina dispone di un margine di politica fiscale maggiore rispetto ad altre grandi economie per affrontare queste sfide.

La disuguaglianza economica rimane una sfida significativa, con i Paesi in via di sviluppo colpiti in modo sproporzionato, anche dagli effetti della stretta monetaria nelle economie avanzate. Il rapporto evidenzia che «Questo crescente gap di ricchezza minaccia ulteriormente di minare la fragile ripresa economica e le aspirazioni delle nazioni a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

L’onere del debito, il peso silenzioso che grava su molti paesi in via di sviluppo, rimane una delle principali preoccupazioni: «L’aumento dei tassi di interesse, l’indebolimento delle valute e la lenta crescita delle esportazioni si sono combinati per ridurre lo spazio fiscale per i bisogni essenziali, trasformando il crescente onere del servizio del debito in una crisi di sviluppo in atto – sottolinea il report – Le “economie di frontiera” a reddito medio-basso sono state le più colpite. Negli ultimi 10 anni, il debito estero pubblico e garantito pubblicamente (PPG) in queste economie è triplicato, mettendo a dura prova le finanze pubbliche e distogliendo risorse dagli obiettivi di sviluppo sostenibile fondamentali».

Un trend accentuato dagli shock combinati della pandemia e del cambiamento climatico. Di conseguenza, per i Paesi in via di sviluppo il servizio del debito è aumentato da quasi il 6% al 16% delle entrate pubbliche nel decennio successivo alla crisi finanziaria globale. L’UNCTAD avverte che «Quasi un terzo delle economie di frontiera sono sull’orlo del baratro del debito. Sono necessarie misure urgenti per evitare che altri Paesi raggiungano l’orlo del dissesto finanziario e, peggio ancora, finiscano in default».

Per affrontare queste molteplici sfide, il rapporto richiede «Un policy mix più equilibrato di misure fiscali, monetarie e dal lato dell’offerta. E’ necessario il coordinamento tra le autorità nazionali e sovranazionali per gestire le pressioni inflazionistiche e garantire la stabilità dei prezzi, promuovere un ambiente favorevole alla crescita trainata dagli investimenti, attuare misure per ridurre le disparità di reddito, migliorare i salari reali e rafforzare i sistemi di protezione sociale. Garantire la sostenibilità finanziaria a lungo termine è fondamentale e il ruolo delle banche centrali deve essere ampliato oltre l’obiettivo dell’inflazione per includere un focus più ampio sulla sostenibilità economica a lungo termine. Affrontare la questione del debito è fondamentale, poiché gli oneri del debito stanno schiacciando troppi Paesi in via di sviluppo, a causa di una combinazione di tassi di interesse in aumento, indebolimento delle valute e pesanti condizionalità».

Per questo, l’UNCTAD chiede «Riforme significative delle regole e delle pratiche dell’architettura finanziaria internazionale, fornendo soluzioni eque e tempestive per la gestione delle crisi del debito. L’obiettivo è garantire che queste crisi non ostacolino il progresso e lo sviluppo».

Come se non bastasse, «La concentrazione del mercato in settori chiave, come il commercio di prodotti agricoli, è cresciuta dal 2020, approfondendo l’asimmetria tra i profitti delle principali imprese multinazionali e la diminuzione della quota di lavoro a livello globale – denuncia il report – Nel settore del commercio alimentare, i modelli di speculazione rafforzano la necessità di estendere la supervisione finanziaria sistemica e di considerare il comportamento dei gruppi aziendali nel quadro dell’architettura finanziaria globale».

Per orientarsi in questo complesso panorama economico, l’UNCTAD  conclude esortando i politici a «Pendere in considerazione queste raccomandazioni e a tracciare un percorso verso un’economia globale caratterizzata da resilienza, inclusività e stabilità finanziaria, garantendo che il commercio globale funzioni per tutti».