Si è dimesso il presidente della Banca mondiale

A febbraio Jim Yong Kim lascerà l’incarico e lavorerà per un’impresa privata

[8 Gennaio 2019]

Il presidente della Banca mondiale, Jim Yong Kim ha annunciato le sue dimissioni a partire dal primo febbraio, 4 anni prima della scadenza del suo mandato, sarà rimpiazzato, ad interim,  da Kristalina Georgieva, l’attuale direttrice generale della Banca mondiale.

Kim, che aveva suscitato grandi speranze quando 6 anni fa venne nominato presidente della Banca mondiale, ha spiegato in un comunicato le ragion i delle sue dimissioni: detto che «E’ stato un grande onore servire come presidente un’istituzione straordinaria, con uno staff appassionato dedicato alla sua missione di sradicare la povertà estrema durante la nostra vita. Mentre crescono le aspirazioni dei poveri del mondo e problemi come il cambiamento climatico, le pandemie, le carestie e i rifugiati continuano a crescere per dimensioni che per complessità, il lavoro della Banca Mondiale è più importante che mai. Servire come presidente e aiutare a posizionare l’istituzione direttamente al centro di tutte queste sfide è stato un grande privilegio».

La Georgieva probabilmente resterà poco al vertice della Banca mondiale: la direzione del Fondo monetario internazionale è generalmente affidata a un europeo, mentre la presidenza della Banca mondiale spetta a uno statunitense, una suddivisione dei ruoli ormai fortemente contestata dai Paesi emergenti che fanno notare che difficilmente esponenti di Paesi ricci e sviluppati riescono a comprendere le reali necessità dei Paesi poveri, come purtroppo hanno troppo spesso dimostrato le politiche e gli interventi di Banca mondiale e Fmi.  Inoltre, Jim Yong Kim conferma l’andazzo dei super-funzionari delle organizzazioni monetarie internazionali: ha detto che intende entrare a far parte di una compagnia privata e concentrarsi «sugli investimenti infrastrutturali nei Paesi in via di sviluppo».

Nonostante molte promesse di questo mandato interrotto non siano state rispettate, la Banca mondiale  traccia un bilancio positivo di questi ultimi 6 anni: «Sotto la guida di Kim, e con il sostegno dei 189 Paesi membri del Gruppo bancario, l’istituzione nel 2012 ha stabilito due obiettivi: porre fine alla povertà estrema entro il 2030  e aumentare la prosperità condivisa, concentrandosi sul 40% più povero della popolazione nei Paesi in via di sviluppo. Questi obiettivi ora guidano e informano l’istituzione nel suo lavoro quotidiano in tutto il mondo. Inoltre, gli azionisti hanno sostenuto con forza le misure volte a garantire che il Gruppo bancario sia ancora più in grado di rispondere alle esigenze di sviluppo dei clienti:  Il Fund for the Poorest, IDA,  del Gruppo bancario, ha ottenuto due successivi finanziamenti record che hanno consentito all’istituzione di incrementare il suo lavoro in aree che soffrono di fragilità, conflitti e violenze.  Nell’aprile 2018, i governatori del Gruppo bancario hanno approvato a gran voce un aumento storico di 13 miliardi di dollari usa per IBRD e IFC che consentiranno al Gruppo bancario di aiutare i Paesi a raggiungere i loro obiettivi di sviluppo, mentre rispondono a crisi come cambiamenti climatici, pandemie, fragilità e investimenti insufficienti nel capitale umano in tutto il mondo. Negli ultimi 6 anni, le istituzioni del World Bank Group hanno fornito finanziamenti a livelli mai visti al di fuori di una crisi finanziaria. Riconoscendo il potere dei mercati dei capitali per trasformare il finanziamento dello sviluppo, il Gruppo bancario durante il mandato di Kim ha anche lanciato diversi nuovi strumenti finanziari innovativi, tra cui strutture per affrontare i bisogni infrastrutturali, prevenire le pandemie e aiutare milioni di persone costrette a lasciare le loro case a causa di shock climatici, conflitti e violenza. La Banca sta inoltre collaborando con le Nazioni Unite e le principali società tecnologiche per attuare il Famine Action Mechanism, per individuare i segnali premonitori e prevenire le carestie prima che inizino».

Durante il suo mandato, Kim ha sottolineato che una delle cose di cui ha più bisogno il mondo in via di sviluppo è il finanziamento delle infrastrutture e ha spinto la Banca mondiale  a massimizzare i finanziamenti per lo sviluppo collaborando con un nuovo gruppo di partner del settore privato impegnati a costruire infrastrutture sostenibili e climate-smart nei Paesi in via di sviluppo. Sembra che sia questo il lavoro che intende continuare a fare da febbraio (ma con un’impresa provata), oltre a tornare a partecipare al Consiglio di Partners In Health, un’organizzazione che ha co-fondato più di 30 anni fa: «Non vedo l’ora di lavorare ancora una volta con i miei amici e colleghi di vecchia data al PIH su una serie di questioni relative alla salute e all’istruzione a livello globale. Continuerò anche il mio impegno con la Brown University come amministratore fiduciario della Corporation e non vedo l’ora di ricoprire il ruolo di Senior Fellow presso il Brown’s Watson Institute for International and Public Affairs».