Prestiti verdi: secondo le esperte della Bce le banche fanno greenwashing

Le banche parlano sempre più di ambiente ma poi prestano più soldi alle industrie brown

[7 Dicembre 2023]

Nel quarto post della serie di interventi con i quali la Banca centrale europea (Bce) accompagna i lavori della COP28 Unfccc in corso a Dubai, Mariassunta Giannetti della Stockholm School of Economcs, Martina Jasova della Columbia University, Maria Loumioti dell’University of Texas e Caterina Mendicino adiviser – Research, Monetary Policy Reserach  partono dall’assunto che «Le banche hanno un ruolo cruciale da svolgere nel finanziare la transizione verso un’economia più verde. Alla luce delle crescenti preoccupazioni sulla finanza sostenibile, le autorità di vigilanza e gli investitori monitorano attentamente l’informativa ambientale delle banche». La comunicazione delle banche sui temi legati al clima viene definita “divulgazione ambientale”.

Anche se l’intervento delle 4 economiste è ospitato su un blog della Bce e non rappresentano necessariamente le opinioni della Banca Centrale Europea e dell’Eurosistema,  i dati che riportano verranno  pubblicati nello studio “Glossy Green” Banks: The Disconnect Between Environmental Disclosures and Lending Activity”, di prossima pubblicazione proprio su ECB Working Paper della Banca centrale europea e riguardano una questione fondamentale: le banche che apparentemente pongono maggiore enfasi sull’ambiente si impegnano in prestiti più ecologici?  La risposta è «Non così tanto» e, ancora peggio, «I risultati mettono in luce una grave disconnessione: le banche che si presentano come più attente all’ambiente prestano più di altre alle industrie brown».

Le banche di solito trasmettono informazioni sulle loro iniziative e politiche ambientali agli stakeholders utilizzando investor reports che includono report di sostenibilità, report annuali, report integrati e non finanziari. Le ricercatrci spiegano che <Per i nostri risultati utilizziamo dati granulari sui prestiti dal database Anacredit e li combiniamo con l’analisi testuale di tali rapporti. La nostra ricerca approfondisce la divulgazione ambientale dei 101 gruppi bancari di rilevanza sistemica dell’Eurozona: 1.397 rapporti e nvestor reports provenienti dai siti web delle banche per gli anni dal 2014 al 2020. Abbiamo identificato modelli ripetitivi nelle parole e nelle frasi che le banche utilizzano comunemente per descrivere il loro profilo ambientale e abbiamo creato un dizionario di parole chiave». Hanno cos’ scoperto che  «Le banche solitamente discutono la loro impronta climatica nel contesto delle attività “finanziarie” e delle decisioni di “prestito” per rappresentare il loro contributo attivo a un’economia sostenibile. Occasionalmente le banche discutono anche altri aspetti delle loro attività ambientali, ad esempio le emissioni dirette».

In un grafico vengono riportate le parole che le banche utilizzano più frequentemente nelle frasi che contengono almeno una parola chiave relativa alla divulgazione ambientale. L’immagine presenta la nuvola di parole identificate nelle frasi con almeno una parola chiave di divulgazione ambientale del dizionario nei report delle banche nel periodo 2014-2020. Ai termini viene assegnata una dimensione del carattere proporzionale alla loro frequenza nel corpus dei report.

Le 4 economiste sottolineano: «Abbiamo riscontrato che la nostra misura della divulgazione ambientale delle banche aumenta nel periodo campione di circa il 27%. Ciò è in linea con la crescente attenzione ai temi climatici. Le banche con informative ambientali più estese tendono a discutere le questioni ambientali con sentiment o tono positivi. Il tono delle informazioni rivela l’atteggiamento delle banche nei confronti dell’ambiente. Se, ad esempio, le banche fossero ottimiste sull’impatto che hanno sull’ambiente o sull’importanza di finanziare la transizione verso un’economia più verde, le loro informazioni tenderebbero ad avere un sentiment positivo. Al contrario, le discussioni sulle conseguenze finanziarie e ambientali negative dei rischi climatici avrebbero un sentiment negativo. Le nostre parole chiave quindi catturano principalmente la misura in cui le banche dimostrano la loro consapevolezza ambientale e, in misura minore, le discussioni sul rischio climatico».

Quali banche attribuiscono maggiore importanza ai loro  obiettivi ambientali? Per rispondere a questa domanda,  le ricercatrici hanno linkato il volume delle dichiarazioni ambientali ai dati granulari sui prestiti bancari e ad altre informazioni finanziarie. I risultati utilizzano un campione di prestiti di 1,7 milioni di osservazioni sui prestiti (circa 1,4 trilioni di euro) e le ricercatrici ritengono che «Le banche con informative ambientali più estese abbiano anche maggiori probabilità di adottare standard di rendicontazione sulla sostenibilità. Osservando i dati sui prestiti abbiamo scoperto che queste stesse banche tendono ad essere specializzate nella concessione di prestiti alle industrie brown. Questo è coerente con l’ipotesi secondo cui le banche con una maggiore esposizione alle industrie brown sono maggiormente sotto pressione affinché rivelino le loro strategie ambientali e i piani di decarbonizzazione. La quantità di informativa ambientale è correlata anche a rating ambientali più elevati, forniti da agenzie di rating esterne. Questa osservazione supporta la conclusione che la nostra misura cattura il tentativo delle banche di presentarsi come attente all’ambiente».

Quindi, la situazione paradossale (anche se denunciata più volte da associazioni ambientaliste e per la giustizia sociale e climatica) è che «Le banche ad elevata trasparenza ambientale concedono più credito alle industrie brown. In media, queste banche concedono circa il 4% in più di (nuovi) prestiti alle imprese dei settori brown rispetto ad altre banche» e questo risultato si riferisce alle stime più prudenti, che rappresentano il limite inferiore degli effetti.

Giannetti, Jasova, Loumioti e Mendicino rilevano che «Questo effetto è più forte dopo l’Accordo di Parigi, quando è aumentata la pressione sulla gestione ambientale. Questo è particolarmente vero per i nuovi prestiti ai mutuatari più piccoli, che non sono osservabili dagli investitori e dagli stakeholders. Le politiche di prestito delle banche con maggiori informazioni ambientali non indicherebbero greenwashing se queste banche finanziassero la transizione dei mutuatari brown verso tecnologie a basse emissioni. Ma abbiamo scoperto che le imprese con un’impronta di carbonio maggiore che ottengono prestiti da banche con informative ambientali più ampie non finiscono per ridurre le proprie emissioni né si impegnano  a raggiungere obiettivi di emissioni volontari. Sorprendentemente, queste banche mostrano anche una riluttanza a concedere prestiti alle giovani imprese dei settori brown, aziende che potrebbero potenzialmente guidare l’innovazione nelle tecnologie più pulite. E, più in generale, queste banche esitano a concedere prestiti ad imprese ad emissioni elevate che possono sostenere l’innovazione verde attraverso la spesa per la ricerca e lo sviluppo. In sostanza, la cruda rivelazione della nostra ricerca risiede nella discrepanza su come le banche parlano delle intenzioni ambientali e su come prestano».

La ricerca delle 4 economiste suggerisce che «Le discrepanze tra le informative ambientali delle banche e le loro pratiche di prestito derivano dal fatto che le banche sono riluttanti a interrompere i rapporti di prestito consolidati con mutuatari con maggiori emissioni di carbonio. Se i mutuatari nelle industrie brown non sono redditizi, e In mancanza di opzioni di finanziamento alternative, le banche potrebbero preferire rinnovare i prestiti per mantenere i mutuatari in attività ed evitare di realizzare perdite nei loro bilanci. Le banche con un’elevata trasparenza ambientale, infatti, tendono a concedere prestiti non solo ai mutuatari “brown” con cui hanno rapporti esclusivi, ma anche a quelli con opzioni di finanziamento limitate e che si troverebbero in difficoltà se il loro rapporto bancario venisse interrotto. E’ improbabile inoltre che questi ultimi abbiano la capacità operativa e finanziaria per passare a tecnologie più ecologiche».

L’intervento pubblicato sul blog della Bce  conclude: «I leader europei riconoscono sempre più che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia grave e urgente per le nostre economie. La transizione verde delle nostre economie è una risposta a questa domanda e le banche potrebbero svolgere un ruolo cruciale. Attualmente le banche non sono incentivate a rendicontare le proprie politiche ambientali in un modo che rifletta le loro politiche di prestito perché le loro informazioni hanno poco o nessun effetto sulla loro reputazione. Una maggiore trasparenza e standardizzazione delle informazioni sulla sostenibilità ridurrebbe la disconnessione che evidenziamo in questo blog. A questo proposito, l’impegno della Bcr nel migliorare la qualità delle informazioni contenute nelle informative ambientali delle banche è fondamentale».