Più auto o bici e mezzi pubblici? Serve un piano per la mobilità post-coronavirus

De Girolamo (Cispel): «Occorrono investimenti giganteschi per aumentare i km di metropolitane e tramvie, cambiare i bus e dotarli degli strumenti di sicurezza idonei, corsie preferenziali, piste ciclabili»

[4 Maggio 2020]

Il dopo coronavirus (la fase 2 e poi la fase 3) avrà al centro il tema della mobilità. La ripartenza del Paese avverrà solo se sarà possibile muoversi in modo ordinato. E se vogliamo evitare un aumento dell’uso dell’auto privata, occorre un piano serio.

Il rischio di più auto, più inquinamento e più congestione è alto, ma abbiamo anche una grande opportunità per riorganizzare complessivamente la nostra mobilità in senso sostenibile, aumentando la quota di mobilità pubblica e riducendo l’uso dell’auto. Intanto oltre 4,5 milioni di persone si apprestano piano piano a tornare a lavoro.

La preoccupazione nelle aziende di trasporto è alta ma l’obiettivo, per questa prima fase di ripartenza, è riportare i cittadini a utilizzare i mezzi pubblici, pur in presenza di regole di distanziamento fisico che ridisegneranno il servizio. Intanto il governo ha varato le norme affinché gli utenti possano muoversi in sicurezza e le aziende trovare le giuste soluzioni caso per caso. Le linee guida del ministero dei Trasporti e le circolari del ministero della Salute indicano le cose da fare.

Ai capolinea, stazioni, aeroporti, stazioni marittime, dov’è tipico l’affollamento nei punti di accesso, è più facile garantire la sicurezza dei cittadini ed i controlli, con personale addetto, distribuzione di dispositivi di protezione, uso della biglietteria automatica ed elettronica, capacità di informazione.

I sistemi di trasporto che prevedono un posto assegnato, treni long distance, aerei, navi, sono avvantaggiati nell’organizzare un’offerta capace di garantire il distanziamento a bordo dei mezzi, semplicemente consentendo l’accesso ad un numero definito di persone, con prenotazioni obbligatorie, e segnando con marker i sedili per garantire la distanza di sicurezza. Misure che, affiancate all’uso obbligatorio di mascherine e la possibilità di lavarsi spesso le mani con i dispenser, possono garantire almeno un uso dei mezzi al 50%. Il resto con un’attenta distribuzione dell’utilizzo, nelle ore e nei giorni.

Più complicato garantire la sicurezza degli utenti su quei mezzi, bus, metropolitane, treni per pendolari, tramvie, che non possono prevedere l’assegnazione del posto. Le linee guida nazionali dicono alcune cose, ma lasciano irrisolti molti punti cruciali. Alcune misure di sicurezza sono subito praticabili: obbligo di mascherine a bordo, distanziamento dell’autista dagli utenti, accesso e uscita da porte diverse, diffusione del biglietto elettronico, sanificazione e pulizia quotidiana dei mezzi.

Resta il problema centrale ancora non definito: come garantire e controllare che non ci sia affollamento alle fermate e dentro i bus? Impossibile affidare compiti di vigilanza all’autista (che deve guidare). Impossibile mettere un secondo addetto a bordo per i controlli (raddoppierebbero i costi del personale), impossibile mettere dei tutor in tutte le fermate (in Italia qualche centinaia di migliaia).

Occorre, per superare le difficoltà, un mix di buon senso e misure di protezione individuali, supportate da un’efficace campagna di comunicazione delle aziende verso gli utenti. Messaggi chiari e semplici sui media e ovunque pannelli informativi a bordo dei mezzi e nelle stazioni.

Il ritorno alla normalità nei prossimi giorni sarà graduale, ed a settembre poi arriveranno le scuole. Il Paese ha 4 mesi di tempo per una prima riorganizzazione della mobilità.

Serve un Piano nazionale, che guidi scelte che dovranno essere locali con norme, regole, incentivi e risorse economiche. Serve un piano di investimento gigantesco per aumentare i km di metropolitane e tramvie, cambiare i bus e dotarli degli strumenti di sicurezza idonei (contapasseggeri, protezione dell’autista, sistemi di informazione a bordo e di infomobilità, biglietterie automatiche), corsie preferenziali, piste ciclabili.

di Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana