Oggi è l’Overshoot day, ma l’Italia è in debito col pianeta già dalla metà di maggio

Per soddisfare il nostro bisogno di natura servirebbero 5,2 “Italie”, mentre la Slovenia si impegna a ridurre la propria impronta ecologica del 20% al 2030: è il primo Paese Ue a farlo

[2 Agosto 2023]

L’Overshoot day, ovvero il Giorno del sovra sfruttamento della Terra, anche quest’anno è arrivato in largo anticipo: per i prossimi 151 giorni saremo in debito col pianeta, erodendo il capitale naturale che sostiene il benessere della nostra società.

Questo significa che per sostenere i consumi umani in equilibrio con la natura, servirebbero 1,75 pianeti Terra, in media; in Italia però va decisamente peggio, non a caso qui l’Overshoot day è già arrivato a metà maggio.

Questo significa che per soddisfare il nostro bisogno di natura avremmo bisogno di 5,2 “Italie” e, se l’intera popolazione mondiale avesse il nostro stile di vita, servirebbero 2,7 pianeti Terra. Che ovviamente non abbiamo. Stiamo dunque impoverendo progressivamente l’unico nostra disposizione, vivendo a debito col pianeta.

L’Overshoot day confronta infatti l’impronta ecologica con la biocapacità; la prima misura quanta terra biologicamente produttiva è richiesta per supportare le attività quotidiane di una popolazione, mentre la seconda si concentra sulla capacità di produzione è effettivamente disponibile sul territorio nazionale come sull’intero pianeta.

Quando l’impronta ecologica supera la biocapacità, significa che i consumi umani erodono il capitale naturale disponibile sul pianeta, ovvero ciò che ci garantisce cibo, aria ed acqua pulite, tra le altre cose.

In particolare, il modo in cui produciamo, trasportiamo, consumiamo e purtroppo sprechiamo il cibo è responsabile da solo di quasi il 31% dell’impronta ecologica media di un italiano, mentre i trasporti impattano per un altro 25% circa.

«Troppo spesso agiamo in un modo che dimostra che non siamo ancora ben consapevoli della gravità della situazione – spiega Janez Potočnik, già commissario Ue all’Ambiente e oggi co-presidente dell’International resource panel dell’Unep – L’attuale modello economico è dispendioso e ingiusto. Non è sostenibile e la questione chiave è come provvedere in modo efficiente ed equo ai bisogni delle persone utilizzando meno energia e meno materie prime».

La buona notizia è l’Overshoot day può essere posticipato di molto adottando politiche di sviluppo sostenibile. Ad esempio, aumentare dal 39 al 75% la produzione di elettricità da fonti a basse emissioni di CO2 a livello globale sposterebbe il Giorno del sovrasfruttamento di quasi un mese (26 giorni), mentre dimezzare lo spreco alimentare (che in Italia l’Unep stima in 67 kg procapite l’anno) farebbe guadagnare altri 13 giorni, migliorando al contempo la nostra qualità di vita.

Non a caso ieri la Slovenia ha annunciato l’intenzione di misurare la propria impronta ecologica e di usarla come bussola per lo sviluppo sostenibile, a livello sia nazionale sia regionale; è il primo Paese Ue a farlo, affiancandosi a Ecuador, Giappone, Filippine, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti.

«Gli sforzi per ridurre l’impronta ecologica della Slovenia del 20% entro il 2030 stimoleranno maggiori opportunità per il Paese in un futuro segnato dal cambiamento climatico e dalla scarsità delle risorse», argomenta il ministro sloveno dell’Ambiente, Bojan Kumer.

A livello globale, negli ultimi cinque qualche passo avanti è già stato compiuto, dato che l’Overshoot day è rimasto sostanzialmente stabile (nel 2022 cadeva il 28 luglio). Ma secondo lo stesso Global footprint network è «difficile discernere» quanto di questo risultato sia dovuto alle crisi economiche e quanto agli sforzi deliberati di decarbonizzazione: nel primo caso si tratterebbe infatti di decrescita infelice, solo nel secondo di vero sviluppo sostenibile.

In ogni caso, i miglioramenti restano decisamente troppo lenti: per raggiungere l’obiettivo Ipcc di ridurre le emissioni di CO2 del 43% a livello globale entro il 2030 (rispetto al 2010), l’Overshoot day dovrebbe retrocedere di ben 19 giorni all’anno per i prossimi 7 anni.

«Se fino agli anni ‘60 l’umanità era più o meno in equilibrio, di anno in anno la data si è spostata salendo nel calendario, per arrivare oggi a inizio agosto – commenta Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia – Ciò significa che l’umanità è in overshoot ecologico da oltre 50 anni e il debito che abbiamo accumulato ammonta a 19 anni di produzione del pianeta, ossia quello che gli ecosistemi della Terra possono rigenerare in 19 anni. Il peso di questo debito, che è destinato ad aumentare, comincia a ridurre le opzioni economiche. La perdita di biodiversità, la crescente imprevedibilità meteorologica e l’esaurimento delle acque sotterranee sono solo alcuni sintomi. Ma il superamento in sé non è inevitabile. Vivere costantemente al di sopra delle possibilità fisiche del nostro Pianeta è una possibilità limitata nel tempo, rischiamo un disastro ecologico: i beni e i servizi che sono alla base delle nostre società ed economie sono tutti prodotti da ecosistemi funzionanti e sani. Abbiamo ormai molte soluzioni mirate per invertire il sovrasfruttamento delle risorse e sostenere la rigenerazione della biosfera nella quale viviamo».