Non solo auto e furgoni, dall’Ue nuovi target anche per le emissioni di CO2 dei mezzi pesanti

Arriva da qui un quarto di tutte le emissioni di gas serra del trasporto sul strada. Camion, autobus e rimorchi dovranno tagliarle in media del 45% a partire dal 2030 fino ad arrivare a -90% al 2040

[15 Febbraio 2023]

Mentre l’Europarlamento approvava il divieto di vendita a partire dal 2035 di nuove auto e furgoni con emissioni di CO2 superiori a zero, ieri la Commissione Ue ha proposto nuovi target per autobus e camion.

Si tratta di un comparto estremamente rilevante dal punto di vista emissivo: ad oggi camion, autobus urbani e pullman a lunga percorrenza generano oltre il 6% delle emissioni totali di gas serra dell’Ue e più del 25% delle emissioni di gas serra del trasporto su strada. Una performance che finora ha continuato a peggiorare, dato che le emissioni prodotte dai veicoli pesanti sono aumentate di anno in anno dal 2014 (tranne nel 2020 a causa della pandemia).

La stragrande maggioranza dei veicoli pesanti del parco veicoli dell’Ue (99%) funziona con motori a combustione interna alimentati prevalentemente da combustibili fossili importati, come il diesel. Ciò aggrava la dipendenza energetica dell’Ue e l’attuale volatilità del mercato dell’energia.

Per questa molteplicità di fattori, che costituiscono un freno oggettivo alla transizione ecologica, la Commissione propone adesso un’inversione di rotta, introducendo obiettivi più ambiziosi a partire dal 2030 per camion (di oltre 5 tonnellate), gli autobus urbani e i pullman a lunga percorrenza (di oltre 7,5 tonnellate) nonché i rimorchi (veicoli senza motore trainati da veicoli a motore).

Più nello specifico, per questi veicoli pesanti le emissioni di CO2 diminuirebbero in media, rispetto ai livelli del 2019, di: 45% a partire dal 1º gennaio 2030; 65% a partire dal 1º gennaio 2035; 90% a partire dal 1º gennaio 2040; inoltre, dal 2030 in poi tutti i nuovi autobus in circolazione nelle città dell’Ue non potranno più produrre emissioni (quota del 100 % di veicoli a emissioni zero).

«L’Unione è leader nel mercato della produzione di camion e autobus e un quadro giuridico comune l’aiuta a mantenere questa posizione in futuro – argomentano nel merito dalla Commissione – In particolare, gli standard rivisti danno un segnale chiaro a lungo termine che orienta l’industria dell’Unione verso investimenti nelle tecnologie innovative a zero emissioni e incentiva la diffusione delle infrastrutture di ricarica e rifornimento».

Con questi nuovi target proposti dalla Commissione, la domanda di combustibili fossili –  principalmente di prodotti petroliferi come il diesel – dovrebbe diminuire di circa 2 miliardi di barili di petrolio nel periodo 2031-2050. Un maggior rigore nei livelli di CO2 andrà a vantaggio anche degli operatori e degli utilizzatori dei trasporti, che vedranno ridurre i costi del carburante e della proprietà dei veicoli. Il costo totale della proprietà per i primi utilizzatori di un veicolo pesante nuovo diminuirà notevolmente: si avranno risparmi dell’ordine di 9mila euro per un veicolo acquistato nel 2030 e di 41mila euro per un veicolo acquistato nel 2040.

Dal punto di vista tecnologico, sono state individuate tre opzioni che favoriscono l’azzeramento delle emissioni: le batterie, le celle a combustibile e l’idrogeno. Puntare invece sui carburanti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio incentiverebbe a usare nei trasporti su strada i carburanti invece necessari per decarbonizzare settori con meno alternative, come il trasporto aereo e marittimo.

Per questo la Commissione ha proposto, in particolare, di installare punti di ricarica e rifornimento a distanza regolare sulle autostrade principali: ogni 60 km per la ricarica elettrica e ogni 150 km per il rifornimento di idrogeno.

Si tratta di obiettivi ambiziosi, anche se gli ambientalisti chiedono uno sforzo aggiuntivo: «Le politiche Ue sul clima che stanno sostenendo l’elettrificazione delle auto sono assolutamente necessarie anche per i mezzi pesanti – commenta Andrea Boraschi, responsabile Veicoli puliti di T&E Italia – Ma senza obiettivi più ambiziosi già a partire dal 2030, i camion diesel continueranno a circolare numerosi sulle nostre strade nei decenni a venire. Con un percorso di transizione troppo lento, inoltre, l’Europa rischia di non sostenere adeguatamente gli investimenti nella produzione di batterie e nella lavorazione delle materie prime come i metalli, spingendo le aziende a delocalizzare la produzione negli Stati Uniti per trarre vantaggio dai benefici dell’Inflaction reduction act approvato dall’amministrazione Biden. La mancata indicazione di una scadenza definitiva per i camion inquinanti è una pavida concessione all’industria e una pessima notizia per il clima: entro il 2035 i camion elettrici saranno più economici dei diesel, garantendo la stessa capacità di percorrenza e di trasporto merci. Senza una indicazione chiara da parte della Ue, tuttavia, i mezzi diesel potranno continuare a inquinare i nostri polmoni e il pianeta ben oltre lo stretto indispensabile».