La strada del riciclo è ancora lunga: in Italia solo il 30% di fresato recuperato, in Usa il 94,1%

Ravioli: «Ci stiamo avvicinando velocemente ad un futuro in cui l’utilizzo di materiali vergini per produrre asfalto sarà considerato un’eccezione, mentre la norma sarà il riciclo costante delle pavimentazioni»

[25 Novembre 2021]

Secondo l’analisi condotta dall’Associazione strade italiane e bitumi (Siteb) sul riciclo delle pavimentazioni stradali, resa nota oggi in occasione di Asphaltica, la percentuale di riciclo delle pavimentazioni stradali nel nostro Paese si attesta ancora su livelli contenuti (30%), sebbene in crescita: eravamo al 20% nel 2014 e al 25% nel 2018.

Il problema è che resta ancora da colmare il gap rispetto ad altri Paesi europei – che in media arrivano a recuperare circa il 65% – per non parlare dei risultati conseguiti negli Usa, dove siamo già al 94,1%. Non è necessario però arrivare Oltreoceano per trovare buoni modelli da seguire: in Spagna si registra già un 60% di riciclo di fresato (esattamente il doppio del dato italiano), mentre la Francia ha raggiunto il 75%, la Germania l’82% e la Svizzera il 90%.

«Ci stiamo avvicinando velocemente ad un futuro in cui l’utilizzo di materiali vergini per produrre asfalto sarà considerato un’eccezione – spiega Stefano Ravaioli, direttore Siteb – mentre la norma sarà il riciclo costante delle pavimentazioni e l’impiego di costituenti alternativi. Per imprimere un’ulteriore accelerata in tal senso è oggi necessario intervenire sulla normativa End of waste, eliminando alcuni nodi che rischiano di azzerarne l’efficacia, primo fra tutti quello relativo alle quantità di fresato trattabili. Altro problema è la questione del “sottoprodotto” che andrebbe meglio definita normativamente per evitare confusione nell’interpretazione».

I vantaggi per l’Italia, dal punto di vista sia ambientale sia socioeconomico, appaiono evidenti. Il fresato, oltre a possedere elevate caratteristiche tecniche e ad essere totalmente riutilizzabile nelle costruzioni stradali, possiede un elevato valore economico. Siteb ha calcolato che il riutilizzo del 30% del fresato sul totale di 35 milioni di tonnellate di conglomerato bituminoso previsto per quest’anno, comporterà il mancato impiego di 420.000 tonnellate di bitume vergine (con relativa riduzione del fabbisogno di petrolio) e il risparmio di 10,5 milioni di tonnellate di inerti, per un valore economico complessivo di circa 420 milioni di euro per le sole materie prime.

«Il settore – conclude Ravaioli – ha compiuto negli ultimi anni significativi passi in avanti sul fronte della riduzione delle emissioni inquinanti e si presenta oggi proiettato verso gli obiettivi fissati a livello europeo. La decarbonizzazione del comparto passa oggi da tre percorsi: l’impiego di bruciatori di ultima generazione con consumi assai ridotti e contenimento delle temperature di produzione dei materiali e delle emissioni; la realizzazione di conglomerati bituminosi con sempre più elevate percentuali di materiali riciclati, come il fresato d’asfalto e i materiali alternativi (inerti artificiali provenienti dalle attività di fonderia o dalla termovalorizzazione di rifiuti solidi urbani); l’utilizzo di mezzi d’opera azionati elettricamente (rulli compattatore e vibrofinitrici) che stanno iniziando a sostituire quelli con motori diesel».