In Italia arriva dalle rinnovabili il 20,5% dell’energia per riscaldamento e raffrescamento

Si tratta di un dato al di sotto delle media Ue (24,8%) e lontanissimo dalla performance di Svezia (69,3%) o Islanda (83,5%)

[5 Aprile 2024]

Quando si parla di rinnovabili l’attenzione si concentra sulla produzione di elettricità, ma la climatizzazione degli edifici e più in generale le esigenze di riscaldamento e raffreddamento, rappresentano circa la metà del consumo di energia in Europa.

Anche su questo fronte le fonti rinnovabili si stanno dimostrando una fonte affidabile e in crescita per l’approvvigionamento energetico. Gli ultimi dati aggiornati da Eurostat mostrano che nell’ultimo decennio la quota coperta dalle rinnovabili in Ue per questo settore è passata dal 18,6% al 24,8% registrato nel 2022.

La Svezia è in testa per quanto riguarda le energie rinnovabili nel settore del riscaldamento e raffreddamento, con una quota del 69,3%, seguita dall’Estonia (65,4%): entrambi i paesi utilizzano principalmente biomassa e pompe di calore; tra gli stati europei non membri dell’Ue spicca invece l’Islanda, col suo record a 83,5% grazie principalmente all’impiego della geotermia.

Quest’ultima è una fonte rinnovabile abbondantemente presente anche in Italia, dove si stima che le risorse geotermiche teoricamente accessibili entro i 5 km di profondità potrebbero soddisfare il quintuplo dell’intero fabbisogno energetico nazionale, mentre ad oggi arriva dalla geotermia il 2,1% della produzione nazionale di elettricità e l’1,35% del consumo di calore da fonti rinnovabili.

Anche per questo, la performance italiana è sotto la media europea: arriva dalle rinnovabili solo il 20,5% dell’energia per riscaldamento e raffrescamento.

In ogni caso, gli Stati membri sono chiamati a uno sforzo maggiore per rispettare gli obiettivi della transizione energetica indicati nella nuova direttiva Ue Red III: tale direttiva impone infatti ai vari Paesi di aumentare la loro quota media annua di energie rinnovabili nel riscaldamento e nel raffreddamento di almeno l’0,8% dal 2021 al 2025 e di almeno 1,1% dal 2026 al 2030.