La soluzione sta nel rendere più accessibili le alternative ecologiche

Il paradosso della benzina: se il costo sale, l’accettabilità delle politiche verdi scende

Carballo (Cmcc): «In tempi di incertezza economica, è difficile accettare che il proprio veicolo possa diventare inutilizzabile in futuro»

[13 Febbraio 2024]

Se il costo del carburante sale, l’appeal di politiche verdi che sostengono mezzi di trasporto più ecologici e non alimentati dai combustibili fossili, liberando l’automobilista dalla schiavitù della pompa di benzina, cresce. Giusto? No, in realtà avviene l’esatto opposto.

È quanto emerge dal nuovo studio “Examining the effects of gasoline prices on public support for climate policies”, pubblicato su Nature energy con Ireri Hernandez Carballo – ricercatrice del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) – come prima autrice.

Lo studio analizza i prezzi al dettaglio della benzina e i dati di sondaggi svolti a livello individuale in aree metropolitane italiane e statunitensi, per capire come le variazioni a breve termine dei prezzi della benzina influiscono sul sostegno alle politiche climatiche.

Da tale analisi emerge che, in caso di prezzi del carburante in aumento, l’eliminazione graduale dei veicoli a benzina e diesel – come quella approvata in Ue, che porterà a fermare al vendita di tali veicoli nel 2035 – soffre di un sostegno decrescente da parte di chi usa l’auto come principale mezzo di trasporto.

E questo è particolarmente vero sia per gli individui a basso reddito, sia per i liberali, generalmente più favorevoli all’addio ai motori a scoppio.

Come mai? «Quando i prezzi della benzina sono alti, le persone tendono a preoccuparsi dell’economia e dell’impatto sul loro bilancio, soprattutto se il loro principale mezzo di trasporto è un’auto a benzina – spiega Carballo – In tempi di incertezza economica, è difficile per coloro che dipendono dalle auto a benzina, un acquisto importante per la maggior parte delle persone, accettare che il proprio veicolo possa diventare inutilizzabile in futuro».

Ancora una volta, la ricerca scientifica sottolinea dunque l’importanza di incrociare i temi di sostenibilità ambientale con quelli di sostenibilità sociale.

«Alla luce dei nostri risultati – continua Carballo – raccomandiamo ai responsabili politici di rendere più facilmente disponibili modalità di trasporto alternative ed ecologiche, soprattutto quando i prezzi della benzina sono elevati».

È importante sottolineare che la ricerca non evidenzia un’associazione significativa tra il prezzo della benzina e il sostegno pubblico ad altre politiche climatiche, come il finanziamento della ricerca sulle energie rinnovabili, la regolamentazione delle emissioni di CO2 o l’introduzione di tasse sul carbonio per le aziende.

Al contempo, lo studio aggiunge informazioni preziose alla comprensione del se e del come i prezzi dell’energia incidano sul sostegno degli individui alle politiche climatiche.

La transizione ecologica si conferma percorribile solo promuovendo al contempo contesti di sostenibilità sociale, ovvero riducendo la crescente di disuguaglianza economica che caratterizza (anche) il nostro Paese, per redistribuire le risorse alle fasce sociali meno abbienti.

Senza misure di questo tipo non c’è possibilità di intervenire ad esempio sui sussidi ai combustibili fossili, che tengono artificialmente basso il prezzo di benzina e gasolio. Uno spunto di riflessione utile anche nell’ambito della protesta dei trattori, che sta scuotendo il mondo agricolo (e politico) di tutta Europa.

Come gli automobilisti preferiscono un danno certo (il prezzo della benzina in aumento) a una grande incertezza (i costi della transizione ecologica che saranno chiamati a sopportare, per liberarsi dell’auto a benzina), così le proteste degli agricoltori che si concentrano sul green deal preferiscono mantenere lo status quo di un sistema agroalimentare insostenibile per mancanza di fiducia in una transizione che possa portare giustizia sociale oltre che un ambiente più sano.