Il Governo approva il Def: nuovo debito per sostenere l’economia. E la sostenibilità?

Il Documento dovrà indicare anche l’impatto delle misure intraprese sul benessere equo e sostenibile

[16 Aprile 2021]

Su proposta del premier Mario Draghi e del ministro dell’Economia Daniele Franco, il Cdm ha approvato ieri il Documento di economia e finanza (Def) 2021, una pietra miliare per la programmazione economica del Paese nell’anno in corso e seguenti.

Il testo del Def 2021, che dovrà passare al vaglio del Parlamento, non è stato però ancora reso disponibile sulle pagine del Mef; il Governo si è limitato per adesso a diffondere una nota stampa in cui illustra le principali ricadute economiche del Documento, senza però soffermarsi su quelle sociali e ambientali.

Per quanto riguarda la dimensione economica del provvedimento, sappiamo dunque che il Governo ha chiesto l’autorizzazione al Parlamento al ricorso all’indebitamento per l’anno 2021 di 40 miliardi di euro e di circa 6 miliardi di euro medi annui per il periodo 2022-2033, principalmente finalizzati a finanziare spese per investimenti pubblici. Considerata la natura degli interventi programmati, il Governo stima che nel 2021 il Pil programmatico arriverà al +4,5%, dopo essersi contratto dell’8,9% nel corso del 2020. Nel 2022 si prevede invece che il Pil crescerà del 4,8%, del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024.

Specularmente, il Governo stima che il rapporto deficit/Pil crescerà quest’anno fino all’11,8% – un livello molto elevato dovuto alle misure di sostegno all’economia e alla caduta del Pil – mentre scenderà al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024, per poi tornare sotto il 3% nel 2025. In termini assoluti, invece, il nuovo livello del debito pubblico è stimato al 159,8% del Pil nel 2021, per poi diminuire al 156,3% nel 2022, al 155% nel 2023 e al 152,7% nel 2024.

Per capire le ricadute ambientali e sociali previste contemporaneamente a queste stime economiche, però, sarà necessario attendere la pubblicazione del Def vero e proprio oltre al comunicato stampa. Finora, le prospettive nel merito non sono state incoraggianti, come mostrano i dati contenuti nel Documento di economia e finanza 2020.

Sotto il profilo ambientale, ad esempio, nonostante la pandemia il Def dell’ultimo anno prevedeva solo «una contenuta riduzione delle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti» con una sostanziale stabilità da qui al 2022. E il rapporto ASviS arrivato lo scorso anno ha confermato che l’andamento del Paese in termini di sviluppo sostenibile – e non dunque solo di impatto climatico – è ancora peggiore.

I dati provvisori disponibili per il 2020 mostrano un arretramento per nove Obiettivi dell’Agenda Onu al 2030 (1, 2, 3, 4, 5, 8, 9, 10, 17) e un miglioramento soltanto per tre, mentre per i cinque rimanenti non è stato possibile valutare l’effetto della crisi. «Abbiamo perso 5 anni su 15 per attuare l’Agenda 2030», commentò al proposito Enrico Giovannini, allora portavoce ASviS e oggi ministro del Governo Draghi. Ma ancora non sappiamo se l’esecutivo prevede o meno di poter invertire la rotta.