Oggi all’Earth technology expo il focus sulle risorse a bassa entalpia

Firenze come Parigi? La geotermia può climatizzare la città a zero emissioni

Dal panel organizzato dalla Fondazione Ewa coi massimi esperti di settore è emersa la proposta di realizzare una Comunità energetica termica a partire dall’area di Novoli

[16 Novembre 2023]

La geotermia rappresenta la principale fonte di energia rinnovabile per la Toscana, dove già oggi produce l’equivalente del 34% del fabbisogno elettrico della regione e teleriscalda le abitazioni di oltre 12mila cittadini nonché 30 ettari di serre.

Un risultato frutto delle risorse geotermiche ad alta entalpia presenti nelle province di Pisa, Siena e Grosseto, che Enel green power (Egp) coltiva proseguendo una tradizione con oltre cento anni di storia. Si tratta però di risorse particolarmente pregiate, dove i fluidi geotermici superano i 120°C, non disponibili ovunque.

Gli impianti che potrebbero diffondersi quasi in ogni angolo della Toscana (e del resto d’Italia) sono invece le pompe di calore geotermiche per la climatizzazione degli edifici, che per funzionare necessitano di temperature decisamente minori (dai 10 ai 50°C) scambiando calore con gli strati più superficiali della crosta terrestre.

Nell’ambito dell’Earth technology expo di Firenze, l’appuntamento – ad ingresso gratuito – in corso fino al 18/11 in Fortezza da Basso per capire come gestire i rischi naturali, si è esplorato oggi un quesito fondamentale per la transizione ecologica del Paese: come mai in Italia la climatizzazione geotermica non decolla, mentre all’estero i segnali sono più che incoraggianti?

A confrontarsi nel merito è stato un panel che, grazie alla regia della Fondazione Earth and water agenda (Ewa), ha riunito i maggiori esperti di settore, da Egp al Cnr, dalla Piattaforma geotermica all’Unione geotermica italiana (Ugi) al Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG).

«La geotermia – spiega Luca Rossini di Egp (nella foto, ndr) – è una risorsa rinnovabile a 360 gradi, e la grande sfida per l’Italia è estendere l’applicazione della bassa entalpia per la climatizzazione. Ma troppo spesso le persone non ne conoscono i benefici».

Al proposito, in base a stime molto conservative (ovvero escludendo zone climatiche dal basso fabbisogno, edifici con impianti di riscaldamento non compatibili o con installazioni poco convenienti, come pure quelli che hanno già effettuato interventi di efficientamento), il potenziale delle pompe di calore geotermiche nel solo settore residenziale italiano vale 56,2 GW di impianti installabili in circa 1 milione di edifici.

Si parla di energia per 5,7 Mtep tra riscaldamento e acqua calda, mentre ad oggi l’energia termica soddisfatta da pompe di calore geotermiche è limitata (dati Gse 2018) ad appena 80 ktep.

Se questi sono i vantaggi, perché non sviluppiamo la geotermia a bassa entalpia? «Sicuramente non per problemi di maturità tecnologica del settore – argomenta Loredana Torsello (CoSviG) – ma per problemi legati a formazione, informazione e costi».

In particolare, è indispensabile migliorare la normativa di settore tramite un’adeguata semplificazione, puntare su informazione e comunicazione continua per far conoscere i vantaggi del geoscambio, formare i relativi tecnici e mettere in campo adeguate forme d’incentivazione, anche per realizzare Comunità energetiche rinnovabili (Cer) termiche.

«Abbiamo avuto molteplici interlocuzioni prima col ministro Cingolani, nel precedente Governo,e ora col ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto – informa Emanuele Emani del Consiglio nazionale dei geologi, nonché coordinatore della Piattaforma geotermica – per individuare insieme quali sono i fattori che frenano lo sviluppo della geotermia in Italia; i confronti stanno continuando e spero portino a migliorare la normativa attuale e lo sviluppo della fonte stessa».

Sotto questo profilo, un esempio virtuoso arriva dai cugini d’Oltralpe e in particolare dalla regione dell’Île-de-France, con al centro la città di Parigi, dove si sviluppa la più grande rete di teleriscaldamento geotermico d’Europa.

«Parigi è una delle città più importanti come teleriscaldamento geotermico – conferma Adele Manzella (Cnr) – Con il Governo francese ha dato incentivi e strumenti normativi per affrontare i rischi propri dello sviluppo geotermico, a partire da quelli minerari e di ricerca idrogeologica».

Prendendo spunto da quanto di meglio ha da offrire il contesto francese, anche Firenze – che con Parigi condivide l’onere e l’onore di essere tra le città d’arte più note e turisticamente ricercate al mondo – potrebbe fondare la propria transizione ecologica sulla geotermia.

A maggiore ragione visto che il capoluogo toscano si è impegnato a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2030, quand’è noto che il settore edilizio è responsabile del 40% del consumo totale dell’energia e del 36% delle emissioni a effetto serra.

Per questo dalla Fondazione Ewa e dagli altri partecipanti al panel odierno è emersa la proposta di «fare del calore un bene comune», realizzando una nuova Comunità energetica rinnovabile basata sull’energia termica della geotermia a bassa entalpia, a partire dall’area di Novoli – dove peraltro insistono gli edifici che costiuiscono il cuore della struttura amministrativa della Regione –, il cui sottosuolo è ricco di questa risorsa rinnovabile.

«L’applicazione ottimale delle pompe di calore – conclude nel merito Renato Papale (Ugi) – è quella di collegarle a una rete cittadina per condividere l’energia termica tra tutti i prosumers facendo del calore un bene comune, a Novoli ma volendo anche in alcune aree del storico di Firenze, perché si tratta di interventi fattibili pure in edifici storici. Si rende necessaria una riqualificazione urbana che richiede investimenti pubblici, ma potrebbe sviluppare nuove professioni, nuova imprenditorialità, creare lavoro e razionalizzare i sottoservizi cittadini».