Eolico offshore, l’esempio di Malta per lo sviluppo e i limiti della programmazione italiana

Lo Stato insulare indirà un'asta pubblica dove le società interessate potranno avanzare manifestazioni di interesse per ottenere la concessione di porzione di aree idonee

[8 Settembre 2023]

Il Governo di Malta ha avviato una consultazione pubblica per definire la propria politica nazionale delle energie rinnovabili offshore, a partire dall’eolico, individuando da subito un principio d’azione generale.

Sarà lo Stato di Malta a individuare le aree ritenute idonee ad ospitare gli impianti eolici offshore, e poi indirà un’asta pubblica dove le società interessate potranno avanzare manifestazioni di interesse per ottenere la concessione di porzione di aree idonee.

La Repubblica italiana, al contrario, richiede alle società private l’individuazione delle zone di mare dove realizzare i campi eolici e ciò in contrasto con almeno tre punti che sono da ritenere fondamentali:

  1. Mancano studi approfonditi sui fondali interessati e nessuna seria considerazione sul fatto che le aree individuate spesso sono al di fuori delle acque territoriali e, in mancanza di una dichiarazione formale, quelle aree Zee (Zone economica esclusiva) sono, quindi, da ritenere “alto mare” dove lo Stato non esercita alcuna giurisdizione;
  2. Nessuna rispondenza rispetto al Piano di gestione integrato del mare e delle coste, come stabilito da una direttiva comunitaria del 2014 e che non è stata ancora recepita, comportando una procedura d’infrazione in atto dal 1° giugno e che noi contribuenti paghiamo;
  3. Molti progetti di campi eolici offshore ricadono in aree internazionali, quali lo Stretto di Sicilia e il Canale d’Otranto, entrambi interessati a flussi di traffico mercantile ad altissima intensità, e che per questa ragione devono essere disciplinati secondo mirate direttive internazionali emanate dall’Imo (International maritime organization) mediante proprie risoluzioni vincolanti per gli Stati membri; a tal riguardo vengono istituite le “Formal safety assessment” finalizzate all’individuazione degli Schemi di separazione dei flussi di traffico marittimo (Ships mandotory routing system).

Inoltre, non va sottovalutato il fatto che le tecnologie di ancoraggio sui fondali marini di strutture del genere – gli aerogeneratori di ultima generazione arrivano a misurare 150 metri e il diametro delle pale arriva fino a 280 metri, costituendo una struttura che si erge dalla superfice del mare fino a circa 300 metri –, e che ancora nel Mediterraneo non sono state installate strutture eoliche di queste dimensioni.

È dunque evidente che senza scelte puntuali e programmazione da parte della classe politica, in Italia non si arriverà mai a nessuna scelta credibili delle aree dove poter posizionare le pale eoliche offshore.