Oltre 100 partner pubblici e privati si impegnano a conseguire una crescita del 150%

Entro il 2025 in Europa si utilizzeranno 10 milioni di ton di plastica riciclata l’anno

«Degli oltre 27 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica raccolti ogni anno in Europa oggi meno di un terzo è inviato agli impianti di riciclaggio»

[23 Settembre 2019]

Oltre 100 partner pubblici e privati che attivi lungo l’intera catena del valore della plastica hanno firmato la Dichiarazione dell’alleanza circolare per la plastica promossa dall’Ue, con l’obiettivo di raggiungere – entro il 2025 – quota 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata utilizzata ogni anno per fabbricare nuovi prodotti in Europa. Si tratta di un obiettivo sfidante, dato che ad oggi il Vecchio continente è ancora molto indietro su questo fronte: «Degli oltre 27 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica raccolti ogni anno in Europa meno di un terzo è inviato agli impianti di riciclaggio – informa la Commissione Ue – Di conseguenza nel 2016 in Europa sono stati venduti meno di 4 milioni di tonnellate di plastica riciclata, che rappresentano appena l’8% del mercato della plastica dell’Ue». Dunque, l’alleanza circolare per la plastica si impegna a contribuire a un aumento del mercato della plastica riciclata dell’Ue di oltre il 150% in cinque anni.

Per cambiare passo i firmatari della Dichiarazione – che spaziano dalle Pmi alle grandi società e associazioni di imprese, organismi di normazione, di ricerca e autorità locali e nazionali – hanno individuato numerose linee d’azione (purtroppo solo volontarie) da portare avanti: migliorare la progettazione dei prodotti di plastica per renderli più riciclabili e integrare maggiormente la plastica riciclata; individuare sia il potenziale inutilizzato, al fine di aumentare la raccolta, la selezione e il riciclaggio dei rifiuti di plastica in tutta l’Ue, sia le lacune in materia di investimenti; creare un programma di ricerca e sviluppo per la plastica circolare; istituire un sistema di monitoraggio trasparente e affidabile per tenere traccia di tutti i flussi di rifiuti di plastica nell’Ue.

«Accolgo con favore l’impegno dell’industria a riconsiderare il modo in cui produciamo e utilizziamo la plastica – commenta Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Ue e responsabile per lo Sviluppo sostenibile – Grazie al riciclaggio efficiente della plastica ripuliremo il pianeta e combatteremo i cambiamenti climatici sostituendo i combustibili fossili con i rifiuti di plastica nel ciclo di produzione», a sottolineare che anche la valorizzazione energetica dei rifiuti plastici continuerà comunque ad esercitare un ruolo importante nell’ottica di un’economia circolare: la Dichiarazione si pone infatti come obiettivo principe l’eliminazione totale dei rifiuti di plastica in natura e l’abbandono della messa in discarica. «Abbiamo l’opportunità di trasformare la nostra industria in un leader mondiale nel settore della plastica riciclata, e dobbiamo coglierla appieno per proteggere l’ambiente, creare nuovi posti di lavoro nel settore e restare competitivi», aggiunge la commissaria Ue responsabile per l’Industria, Elżbieta Bieńkowska.

Anche l’Italia dovrà continuare a migliorare su questo fronte. Nonostante le iniziative “plastic free” nel 2018 abbiamo consumato 2.292.000 tonnellate di imballaggi in plastica, più dell’anno precedente: secondo i dati forniti da Corepla il 44,5% a stato avviato a riciclo, il 43% a recupero energetico e il 12,5% in discarica. Per ottenere performance migliori occorre lavorare su più fronti lungo la catena del valore, come suggerito dalla Dichiarazione, investendo su nuovi impianti industriali, innovazione e buona comunicazione ambientale. Senza dimenticare che l’obiettivo finale non è solo quello di avviare a riciclo la plastica, ma di vendere sul mercato prodotti in materiale riciclato: da questo punto di vista la mano pubblica può esercitare un ruolo fondamentale, ad esempio dando corso ai crediti d’imposta recentemente introdotti dal decreto Crescita (cui mancano però ancora i relativi decreti attuativi), sia soprattutto applicando la normativa sul Green public procurement: ri-orientare parte della spesa italiana per acquisti pubblici di servizi, prodotti e forniture, che vale oltre 160 miliardi di euro l’anno, avrebbe impatti dirompenti sulla green economy.

L. A.