Economia circolare, Legambiente Toscana contro lo spreco di cibo e di territorio

Ferruzza: «Dopo l’alluvione del 2 novembre scorso occupare l’ultimo lembo della Piana fiorentina per ampliare un aeroporto internazionale è una proposta che non si può sentire»

[15 Dicembre 2023]

Il primo comandamento dell’economia circolare è tanto semplice in teoria, quanto difficile da mettere in pratica, abitando una società votata al consumo compulsivo: non sprecare.

È questo il pilastro attorno al quale si è sviluppata l’VIII edizione del Forum sull’economia circolare di Legambiente Toscana, che stamani ha preso vita al Centro Pecci di Prato.

Non sprecare ci permette di guardare al futuro dello sviluppo sostenibile mantenendo ben salde le radici nella storia delle nostre comunità, e per capirlo basta aprire qualche ricettario della nonna.

«In cucina se penso all’estate penso alla panzanella – snocciola Fausto Ferruzza, presidente del Cigno verde toscano –, in inverno alla ribollita. Sulla costa penso al cacciucco, il cui nome deriva dal turco küçüklü, ovvero “qualcosa di mischiato con oggetti più piccoli”, cioè i pesci poveri caratteristici del piatto».

Del resto la vera cucina toscana, come ogni antica tradizione culinaria, non concepisce il concetto di spreco e fonda anzi i suoi piatti migliori sul recupero degli scarti, che si tratti di pane raffermo, pesci poco pregiati o del quinto quarto (ovvero frattaglie, trippa e lampredotto).

Un modo di nutrirsi, e in definitiva di vivere, che ancora oggi ha molto da insegnare.

«Tutto è interconnesso, in ogni azione dovremmo mettere al primo posto la riduzione di tutti gli sprechi – prosegue Ferruzza – La Cop8 sul clima ci dice che dobbiamo capire la gravità della situazione, ben visibile a livello internazionale e anche nel nostro territorio, come ci hanno mostrato le alluvioni del 2 novembre».

Il che significa fare spazio alle soluzioni, pensando a livello globale ma agendo a livello locale. Globalmente, per produrre il cibo che sprechiamo, emettiamo 3,3 miliardi di CO2 l’anno, pari a oltre il 7% di quelle totali: se lo spreco alimentare fosse una nazione sarebbe al terzo posto dopo Cina e Usa negli stati emettitori. E in Italia ogni anno si perdono tra le 12 e le 18 milioni di tonnellate di cibo.

Eppure il 60% delle persone non riconduce lo spreco alimentare alla crisi ambientale secondo l’ultimo osservatorio Waste Watcher, un dato che evidenzia la necessità di fare rete e promuovere la formazione per creare buone pratiche in tutta la filiera.

Non a caso durante il Forum si è parlato di tutte le parti della filiera per contrastare lo spreco alimentare, con progetti “Senza Spreco” portato avanti dall’associazione “Le Mele di Newton”, che mettono al centro le buone pratiche per fare spesa e per cucinare ed eventi come Disco Soupe, fino all’educazione scolastica e alla donazione degli avanzi, mettendo al centro il contrasto alla povertà alimentare con il lavoro della Caritas Lucca.

«Ma se “i rifiuti sono una risorsa” lo spreco da ridurre non è solo quello dei rifiuti alimentari. «Se i rifiuti sono una risorsa vanno valorizzati – argomenta Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente nazionale – Materiali come Raee, scarti tessili, pannolini o plasmix sono da considerare miniere urbane, un concetto che se ne porta dietro altri come innovazione, ricerca e nuovi posti di lavoro».

Ma per trasformare davvero i rifiuti in risorsa serve realizzare sul territorio i necessari impianti industriali, altrimenti i rifiuti resteranno sempre un problema anziché parte della soluzione.

Questo impone fare delle scelte, in primis politiche, su dove indirizzare gli investimenti. Avendo il coraggio di saper dire di sì, ma anche di no, quando serve. E non sprecare il territorio destinandolo a opere che non sono prioritarie in tempo di crisi climatica.

«Soprattutto dopo l’alluvione del 2 novembre scorso – conclude nel merito Ferruzza – occupare l’ultimo lembo della Piana fiorentina per ampliare un aeroporto internazionale è una proposta che non si può sentire, quando a 50 minuti di distanza ci sono gli scali di Pisa e di Bologna. Al contrario dobbiamo mettere in campo tutte le sinergie di rete del territorio, per declinare quella bellissima suggestione che la Regione Toscana dando vita al Parco agricolo della Piana».

L. A.