Ecco come l’umanità potrebbe unirsi per affrontare le sfide globali

Il pensiero “noi contro loro” è in aumento e complica la ricerca di soluzioni a problemi globali urgenti

[18 Aprile 2024]

Lo studio “Why Care for Humanity?”, pubblicato su Royal Society Open Science  da Lukas Reinhardt ed Harvey Whitehouse del Centre for the Study of Social Cohesion (CSSC) della School of Anthropology and Museum Ethnography, dell’università di Oxford  cerca di rispondere alla domanda su come l’umanità possa affrontare con successo crisi  globali che vanno cda quelle climatica e dalla povertà all’insicurezza alimentare e al terrorismo, e conferma che «Possono essere superate solo attraverso la cooperazione e l’azione collettiva».

Ma cosa sarebbe necessario per unire l’umanità in questo computo globale ed esistenziale?

Secondo i risultati di un nuovo studio, la chiave potrebbe essere in due dei più potenti fattori di legame sociale conosciuti nella psicologia di gruppo: ascendenza condivisa ed esperienze trasformative condivise, ma non solo a livello di tribù, nazione o la comunità religiosa – come teorizzano le destre sovraniste – ma con l’umanità in generale.

Reinhardt, un economista che fa parte anche dell’ Identity and Conflict Lab della Yale University e dellIniversität zu Köln, sottolinea che  «Il pensiero “noi contro loro” è in aumento in molti luoghi in tutto il mondo, esacerbando conflitti e complicare la ricerca di soluzioni a problemi globali urgenti. La nostra ricerca, tuttavia, suggerisce che è possibile promuovere un’identità globale condivisa che potrebbe facilitare la cooperazione a livello globale. Le implicazioni pratiche dei nostri risultati per policy maker, ONG, politici e attivisti sono di ampia portata».

Grazie a due ricerche che hanno coinvolto più di mille partecipanti statunitensi, gli scienziati hanno studiato se la biologia condivisa e le esperienze condivise con persone di tutto il mondo possono favorire il legame con l’umanità in generale e motivare l’azione prosociale su scala globale. Per capire se gli appelli alla nostra biologia condivisa a livello globale possono influenzare il legame con l’umanità in generale, i partecipanti allo studio hanno guardato un discorso TED tenuto dal giornalista AJ Jacobs che spiegava come tutti gli esseri umani condividono un’ascendenza comune, dipingendoci come un’unica grande famiglia umana. I ricercatori evidenziano che «Coloro che hanno guardato il video hanno espresso legami psicologici significativamente più forti con l’umanità in generale rispetto a un gruppo di controllo i cui atteggiamenti sono stati misurati prima invece che dopo aver visto il video. Inoltre, i partecipanti che hanno guardato il video hanno sentito legami sociali più forti con gli individui che sostenevano un partito politico avversario, rispetto al gruppo di controllo».

Per indagare se le esperienze condivise a livello globale possano rafforzare i legami sociali a livello globale, lo studio si è concentrato sull’esperienza comune della maternità. I ricercatori hanno reclutato un campione di madri e hanno dimostrato che «Se condividevano con loro esperienze di maternità, le madri sentivano legami più forti con altre donne provenienti da tutto il mondo».

La forza dei legami sociali è stata misurata in entrambi i casi utilizzando una serie di immagini di due cerchi sovrapposti: «Uno rappresenta il partecipante e l’altro un gruppo, ad esempio l’umanità in generale o il gruppo di tutte le madri del mondo – spiegano ancora i ricercatori – Le immagini differivano nel grado di sovrapposizione tra i due cerchi. I partecipanti dovevano scegliere l’immagine che meglio rappresentava la loro relazione con il gruppo, mentre le immagini che presentavano la maggiore sovrapposizione rappresentavano i legami sociali più forti con il gruppo. In entrambi gli studi, il legame psicologico riportato su scala globale si rifletteva fortemente nelle misure dell’azione prosociale».

Per valutarlo, i ricercatori hanno utilizzato una misura dell’economia comportamentale nella quale i partecipanti dovevano indicare come avrebbero diviso una somma di denaro tra i membri di due gruppi diversi in scenari ipotetici e spiegano ancora che «Questa misura viene utilizzata come strumento pratico ed economicamente vantaggioso negli esperimenti per far luce su quanto fortemente i partecipanti si preoccupano dei diversi gruppi e ha dimostrato di prevedere il comportamento rispetto alla posta in gioco in modo molto accurato».

Whitehouse, conclude: «Al CSSC studiamo da anni questi due percorsi verso forme forti di coesione di gruppo, basate sulla biologia condivisa e sulle esperienze condivise, ma questa è la prima volta che dimostriamo che possiamo creare legami potenti che uniscono tutta l’umanità. Se riusciamo a farlo con un semplice esperimento, in futuro potremo sviluppare metodi molto più potenti per motivare l’azione sui problemi globali. Ricordare che siamo tutti imparentati e che tutti sperimentiamo molte delle stesse sfide nella vita potrebbe essere la chiave per affrontare un’ampia gamma di problemi globali, dai conflitti tra gruppi alla povertà estrema e alla crisi climatica».