Dopo Piombino il rigassificatore sarà posizionato a Vado Ligure, a 4 km dalla costa

Per il presidente della Liguria si tratta di «un’infrastruttura strategica, sicura e con un impatto visivo ed ambientale pari a zero»

[19 Luglio 2023]

Il rigassificatore Golar Tundra adesso ormeggiato al porto di Piombino, è destinato a spostarsi davanti alle coste della Liguria entro tre anni: la conferma era arrivata a fine giugno dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ma finora c’era ancora incertezza sulla località.

A sciogliere le ultime riserve è stato ieri il presidente della Liguria, Giovanni Toti, informando che con l’istanza presentata da Snam e con la costituzione della nuova struttura commissariale, si è avviato formalmente il percorso per il futuro trasloco della Golar Tundra.

Il rigassificatore sarà posizionato «nella seconda metà del 2026» davanti al Comune di Vado Ligure – al confine con Quiliano e Savona –, a 4 km dalla costa.

«È un’operazione di solidarietà nazionale, che contribuirà alla sicurezza energetica del nostro Paese – afferma Toti – Il rigassificatore fornirà il 7% di tutto il gas di cui l’Italia ha bisogno e porterà gratificazioni anche ai Comuni che lo ospiteranno con opere compensative sul territorio. Oggi noi dimostriamo un’altra volta con i fatti di essere il contrario di chi cavalca i movimenti Nimby (non nel mio giardino) e li trasforma nel peggiore degli acronimi: Nimto (non durante il mio mandato), fenomeno che caratterizza quei politici o amministratori che, pur consapevoli che un’opera pubblica sia la soluzione ad un problema, la rinviano a dopo per non avere l’impatto sul proprio consenso elettorale».

Il presidente della Liguria sostiene inoltre che il rigassificatore rappresenta «un’infrastruttura strategica, sicura e con un impatto visivo ed ambientale pari a zero». Dimenticando forse che il gas naturale liquefatto (Gnl) lavorato dalla Golar Tundra è un combustibile fossile, e dunque tra i principali responsabili della crisi climatica in corso, che proprio in questi giorni è tornata a colpire l’Italia con un’ondata di calore dalla portata eccezionale; solo nell’estate 2022, un fenomeno analogo ha portato alla morte oltre 18mila italiani.

Anche per quanto riguarda «la sicurezza energetica del nostro Paese», l’apporto offerto dal rigassificatore, utile nel breve periodo, finirà per contribuire a legare l’Italia ai combustibili fossili per almeno un quarto di secolo.

Oltre ad aggravare la crisi climatica, questo significa continuare a far pesare sulle bollette l’acquisto di metano, che anche nel corso del 2022 abbiamo importato per il 99% – vista anche la scarsità di riserve nazionali –, soprattutto da Paesi instabili come Algeria, Russia e Azerbaigian.

Se nel breve periodo l’impiego di Gnl sta aiutando il Paese ad affrancarsi dal gas russo – nel 2022 il Paese guidato da Putin è stato comunque il secondo esportatore di gas in Italia –, già nel medio periodo potrebbe paradossalmente aprire nuove criticità.

Il gas liquefatto conquista l’Europa ma costa caro e non ci mette al sicuro, titola oggi nel merito un pezzo del confindustriale Sole 24 Ore a firma di Sissi Bellomo, documentando che dalla seconda metà del 2021 l’Europa «ha speso 1,12 trilioni di dollari per procurarsi gas, una cifra paragonabile al Pil dell’Arabia Saudita». Ci serve davvero tutto questo gas?

All’edizione 2023 dell’Italian Lng summit, svoltasi a Roma a fine giugno, la parola d’ordine è stata “sovraccapacità”: «Una capacità di gas naturale liquefatto superiore anche al fabbisogno interno non deve preoccupare, dobbiamo essere in grado di gestire la sovraccapacità di Gnl», spiegano gli organizzatori. Tant’è che nell’ultimo anno sono triplicate le esportazioni di gas dall’Italia all’estero.

In un contesto simile, i rigassificatori dovrebbero essere trattati per quel che sono: delle ancore di sicurezza nel percorso di abbandono del gas russo, ma anche l’ennesimo ostacolo alla transizione ecologica, da dismettere il prima possibile.

La soluzione strutturale alla crisi climatica e a quella energetica passa piuttosto dalle energie rinnovabili, ma su questo fronte non c’è tutta la sollecitudine finora mostrata coi rigassificatori: nella prima metà dell’anno in corso sono entrati in esercizio appena 2,5 GW di fonti pulite, quando dovrebbero essere almeno 10 l’anno per raggiungere gli obiettivi europei individuati dal RePowerEu.