Il messaggio di Legambiente, Wwf, Greenpeace e Kyoto club

Dalle associazioni ambientaliste unite un appello per le elezioni regionali in Sardegna

No a petrolio, carbone e gas, sì a rinnovabili ed elettrodotto Tyrrhennian Link per «cercare una “nuova alleanza” tra paesaggio ed energia»

[22 Febbraio 2024]

Le associazioni ribadiscono che sole, vento, acqua e paesaggio sono beni comuni che appartengono a tutta l’umanità e alle future generazioni, e quindi occorre il coinvolgimento attivo delle amministrazioni comunali e dell’insieme delle comunità locali in modo che possano sentirsi protagonisti della transizione.

È altresì necessario assegnare la dovuta importanza alla creazione di opportunità imprenditoriali e occupazionali direttamente o indirettamente connesse alla filiera delle Fer nei territori interessati, facendo in modo che l’economia indotta rimanga il più possibile sul territorio dando luogo ad un virtuoso percorso circolare.

Le associazioni sono inoltre convinte che gli obiettivi imposti dal Green deal europeo e dal Pnrr, resi indifferibili dal cambiamento climatico in atto, richiedano un’accelerazione del processo di decarbonizzazione e transizione energetica da realizzarsi nei prossimi anni.

La prospettiva della decarbonizzazione impone un programma impegnativo e innovativo che deve abbandonare le scelte energetiche del passato e, più in generale, il modello di sviluppo basato sulle fonti fossili di produzione di energia attuando la road map che segue.

1. Chiudere in pochi anni le centrali termoelettriche a carbone e da derivati del petrolio e contrastare allo stesso tempo qualsiasi progetto di nuove infrastrutture a gas naturale, combustibile fossile fortemente climalterante.

Quindi sono assolutamente da respingere programmi ampiamente scaduti come la ipotetica dorsale sarda del metano, un investimento di alto costo ambientale e finanziario, che irrigidirebbe il sistema e ritarderebbe di decenni la transizione.

Il progetto di metanizzazione proposto nel 2015, con il Patto per la Sardegna, è fallito perché era già allora antistorico. Infatti per gestire il periodo transitorio tra la chiusura delle centrali a carbone e il sistema delle rinnovabili sarebbero sufficienti i 5 depositi costieri di Gnl già in esercizio, autorizzati e in via di autorizzazione.

2. Puntare sull’approvvigionamento al 100% da fonti rinnovabili al 2050 come opportunità per attuare un salto tecnologico che proietterà la Sardegna nel futuro, attuando anche le scelte energetiche necessarie per una giustizia climatica per le giovani generazioni.

A fronte di questa prospettiva obbligata, la Sardegna è straordinariamente ricca delle risorse naturali che sono già oggi centrali e ancor più lo saranno negli anni a venire: il sole, il vento, l’acqua e il paesaggio. La Sardegna deve essere pronta a mettere sul tavolo proposte forti e convincenti e una programmazione ambiziosa orientata alla transizione energetica e alla rivoluzione digitale come motori di sviluppo e punti cardine della lotta al cambiamento climatico, secondo le linee prioritarie indicate dalla Ue.

In assenza di tali politiche si rimarrebbe penalizzati e si acuirebbe inesorabilmente la crisi socio-economica, ambientale e la debolezza del tessuto produttivo della Regione e il conseguente spopolamento. Serve superare gli attuali Piani energia e ambiente della Regione, prevedendo veri e propri strumenti di pianificazione territoriale della produzione delle energie rinnovabili che uniscano la programmazione energetica alla pianificazione territoriale e paesaggistica indicando cosa installare e dove, in maniera da governare l’evoluzione verso i nuovi paesaggi energetici:

  • si indichi in ogni zona la «giusta ricetta» per la transizione energetica, andando oltre il concetto di aree idonee, specificando la giusta proporzione e la densità per ogni tecnologia di produzione da Fer (fotovoltaico, eolico, ecc.) con cui ogni territorio contribuisce alla transizione ecologica; si garantisca l’obiettivo energetico da Fer in modo inscindibile dalla tutela del territorio e del paesaggio, con progetti che devono proporsi di mitigare in misura notevole gli impatti sugli ecosistemi, assegnando un ruolo essenziale al “co-interessamento”, con il coinvolgimento e protagonismo delle comunità locali sin dalle prime fasi di sviluppo dei progetti degli impianti, in modo da tener adeguatamente conto delle relazioni che le legano al territorio;
  • si supportino gli enti e le comunità locali, sostenendoli e accompagnandoli nel confronto con grandi e piccoli portatori di interessi settoriali, rispetto ai quali le comunità stesse rischiano continuamente di trovarsi disarmate;
  • si individuino e sviluppino un adeguato numero di progetti di impianti eolici offshore intorno ai mari della Sardegna garantendo la massima compatibilità ambientale con l’ecosistema marino e il maggior livello di integrazione nella pianificazione dello spazio marittimo.

3. Superare la logica della legislazione emergenziale e dei commissariamenti, nonché la retrograda proposta di moratoria e gestire una transizione energetica di qualità nei tempi giusti (adesso). Bisogna mettere in campo le forze, le persone e le competenze necessarie e sufficienti ad affrontare il problema nel merito in tempi brevi.

In proposito, richiamiamo le istituzioni a rafforzare le tecnostrutture pubbliche: senza una azione determinata e avanzata per qualità e quantità di risorse umane e digitali aggiuntive, una pubblica amministrazione sempre più inadeguata resterà un freno sempre più pesante allo sviluppo. Invece, quel che è accaduto nell’ultimo biennio, soprattutto a causa della latitanza di politiche pubbliche dirette a governare in modo pianificato e condiviso il cambiamento non ha offerto una piattaforma adeguata agli attori in campo nel settore energetico.

La vera urgenza è la crisi climatica, che rischia di colpire molto pesantemente la regione mediterranea e la Sardegna: rallentare la transizione con barriere comunque mascherate sarebbe controproducente persino da un punto di vista economico.

4. Accelerare l’iter autorizzativo per la realizzazione dell’elettrodotto Tyrrhennian Link Sardegna-Sicilia-Continente dalla potenzialità di 1.000 MW, necessario per l’attuazione del phase-out dal carbone. L’intervento appare sempre più fondamentale per potenziare la continuità energetica con il continente, favorire lo sviluppo delle Fer, rafforzare la sicurezza della rete sarda e nazionale, facilitare lo scambio di energia elettrica da e verso la Sardegna. Si tratta di un’infrastruttura cruciale nella prospettiva della elettrificazione dei consumi che richiede una necessaria pianificazione di un rigoroso inserimento paesaggistico e valorizzazione territoriale e sociale del terminale isolano commisurato all’importanza nazionale dell’opera.

In estrema sintesi gli impianti sia eolici che fotovoltaici devono porsi la missione di «accrescere il capitale naturale» del territorio interessato.

Siamo dunque obbligati a cercare una “nuova alleanza” tra paesaggio ed energia. Dobbiamo progettare insieme i nuovi paesaggi energetici della transizione, considerandoli come quei “beni comuni” che in effetti sono, e costruendo attorno ad essi alcune delle politiche e delle strutture fondamentali della governance territoriale.

E per progettare e pianificare interventi che possano essere accolti e non rifiutati dalle comunità, non c’è altra strada che il loro pieno coinvolgimento e cointeressamento collettivo.

di Legambiente, Wwf, Greenpeace e Kyoto club