Dalla Toscana costiera passi avanti per gestire rifiuti organici e fanghi con nuovi biodigestori

Dal Consiglio di Stato via libera al progetto Cermec, mentre Asa e Aamps uniscono le forze per realizzare un nuovo impianto a Livorno

[8 Marzo 2022]

Nella Toscana costiera fervono le progettazioni per affrontare una delle principali criticità legate alla gestione dei rifiuti nella nostra regione, che soffre di un cronico deficit impiantistico (anche) per quanto riguarda l’organico e i fanghi di depurazione.

Un recente dossier prodotto da The european house-Ambrosetti insieme ad A2A documenta che in Toscana la differenza tra i fanghi prodotti dai depuratori e quelli effettivamente gestiti segna -53.861 ton/anno, un gap che rischia di allargarsi a 312.695 ton/anno se non verranno presto presi provvedimenti; per quanto riguarda invece l’organico (Forsu), nei giorni scorsi è stato presentato in Consiglio regionale uno studio Ref ricerche che mostra come il saldo tra import ed export toscano dell’organico sia arrivato (nel 2020) a -159mila ton/anno, un dato che grava sull’ambiente quanto sulle tasche dei cittadini.

Per questo è tanto importante colmare al più presto questi deficit impiantistici: un compito che la Toscana costiera sta prendendo molto seriamente.

Da Cermec, la società interamente partecipata dai Comuni di Massa e Carrara dedita all’economia circolare, informano che il Piano industriale per la riqualificazione dei propri impianti e la realizzazione di un nuovo biodigestore – la tipologia impiantistica più avanzata per valorizzare rifiuti organici – può procedere spedito: «Dopo il Tar Toscana anche il Consiglio di Stato respinge la richiesta cautelare presentata in appello dalla seconda classificata, la Owac srl. Il raggruppamento temporaneo aggiudicatario (Cube, Cga, Mascitti) può così, definitivamente, proseguire le attività di progettazione definitiva del revamping che prevede l’introduzione del biodigestore anaerobico e il miglioramento del compostaggio agli impianti di via Dorsale».

Nessun ritardo, quindi, nel cronoprogramma della progettazione e del successivo iter in Regione che potrà portare all’autorizzazione e successiva realizzazione del nuovo impianto, il cui valore stimato è di circa 23,5 milioni di euro e per il finanziamento del quale è stata presentata una scheda da parte di Retiambiente – il gestore unico dei servizi d’igiene urbana nell’Ato Toscana costa – nell’ambito dei progetti Pnrr.

Al contempo, importanti novità arrivano dall’area livornese, dove nei giorni scorsi è stato avanzato un progetto Asa-Aamps per realizzare un nuovo impianto di digestione anaerobica, che permetterà di trattare in maniera integrata i fanghi reflui civili, la frazione organica da rifiuti solidi urbani e gli sfalci/potature da giardino prodotti dalla città di Livorno.

Lo ha progettato Asa che, in sinergia con Retiambiente-Aamps e il placet dell’Amministrazione comunale, punta ad accedere ad un finanziamento di 10 milioni di euro dal Pnrr (il termine di scadenza della domanda è fissato al 14 marzo 2022) a quasi totale copertura di un investimento che complessivamente ammonta a 12 milioni e 400 euro.

Si tratta di una struttura da realizzare in prossimità dell’area impiantistica presente in area nord al “Picchianti” da avviare in concomitanza con la chiusura dell’inceneritore livornese prevista nel 2023; quando entrerà in funzione, l’impianto favorirà un processo di digestione anaerobica delle sostanze immesse (fanghi e frazione organica dalla raccolta differenziata)  che porterà alla produzione di biogas e, successivamente, di biometano.

Una dotazione impiantistica in divenire sempre più corposa dunque, che si aggiunge ai biodigestori già in programma o in fase di realizzazione a Rosignano Marittimo (col progetto della “Fabbrica del futuro” di Scapigliato) e a Gello (progetto Geofor), e che complessivamente potrebbe mettere in sicurezza la Toscana costiera per quanto riguarda la gestione dei rifiuti organici.

Attenzione però, perché fino a che gli impianti resteranno solo sulla carta il problema non sarà certo risolto. Come avverte lo studio Ref ricerche, «l’effettiva realizzazione degli 8 impianti di trattamento del rifiuto organico, già previsti (in tutta la Toscana, ndr), consentirà di coprire i fabbisogni di gestione per tale frazione. A patto, chiaramente, che tali impianti vengano effettivamente realizzati, una volta risolti tutti i nodi autorizzativi e burocratici che sottendono l’iter di realizzazione dell’impiantistica per i rifiuti».