Come incentivare la mobilità sostenibile e ridurre l’inquinamento? Le proposte di Legambiente al Governo

Per il Cigno verde occorre «un cambiamento, progressivo ma radicale, del sistema fiscale che grava sui trasporti»

[12 Aprile 2019]

In occasione del Forum Quale Mobilità, organizzato a Firenze nell’ambito dell’ExpoMove – il primo grande evento sulla mobilità elettrica e sostenibile – Legambiente propone al Governo un pacchetto di misure finalizzate allo sviluppo della mobilità sostenibile, da mettere in campo attraverso un riequilibrio e una riduzione del pesante carico fiscale che grava sulla mobilità degli italiani: 73 miliardi di euro nel 2018. Tasse che vanno nella fiscalità generale e non servono per coprire i costi sociale dei trasporti, e che spesso sono perfino “ingiuste”. Qualche esempio? Spesso paga di più chi inquina di meno (una ibrida Euro6 paga di bollo e carburante di più di un vecchio pickup diesel del professionista con partita iva). È più caro rottamare un vecchio Euro0 che pagare il bollo alla regione (in media ognuno dei 50 milioni di veicoli a motore – dal ciclomotore al camion – paga 120 euro di bollo all’anno). Inoltre mentre il possesso del veicolo costa poco, costa invece molto spostarsi tutti i giorni (11% della spesa della famiglia italiana, Istat).

«Le proposte che formuliamo – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – mirano ad iniziare un cambiamento, progressivo ma radicale, del sistema fiscale che grava sui trasporti, con l’obiettivo di guardare lontano, a quel che desideriamo si realizzi tra 10 o 15 anni, quando tante cose saranno cambiate profondamente: dalle modalità degli spostamenti (più intermodalità e condivisione degli veicoli e dei viaggi), ai veicoli per trasportare persone e merci (leggeri, emissioni quasi zero, rinnovabili), alla maggior sicurezza (dalle infrastrutture alle coperture assicurative), alle stesse necessità di trasporto. Ci vuole una visione di lungo periodo: esplicitarla, intraprenderla oggi con coerenza, accompagnata da politiche industriali, infrastrutturali e cittadine, è indispensabile per il consenso di breve e di lungo periodo ai cambiamenti che si propongono».

Entrando nel dettaglio delle proposte, Legambiente chiede di orientare le tasse sui trasporti in misura proporzionale all’inquinamento e allo spreco. Di introdurre un voucher sulla mobilità sostenibile di mille euro all’anno a chi rottama la vecchia auto, per almeno 2 anni, per acquistare abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobility, noleggio auto, moto, o l’acquisto di veicoli elettrici leggeri per uso personale (dalla micromobilità sino ai quadricicli leggeri). Di pensare ad un welfare sulla mobilità. Sul fronte della sharing mobility agevolare l’Iva (10%, come sui biglietti di mezzi pubblici). E poi pensare le città in una chiave smart greed permettendo lo scambio di elettricità in rete e privilegiando, nei trasferimenti statatali ai comuni, i piani (Pums, Paes) obiettivi sfidanti come basse emissioni, smartless… Tra le altre proposte: l’energia elettrica per la ricarica in ambito pubblico non deve essere gravata da nessuna accisa; inoltre per quanto riguarda il bonus elettrico l’associazione chiede incentivo, 20% del prezzo, per acquistare mezzi elettrici ed elettromuscolari leggeri (dall’e-bike al quadriciclo), anche indipendentemente dalla rottamazione di un veicolo a motore a combustione (come oggi per auto elettriche e plugin). E poi la micro mobilità: monopattini, monoruota ed altri (hoverboard e skateboard), musculari, elettrici ed elettromuscolari, dovrebbero essere sottoposti a norme assimilate a quelle delle e-bike: 1) sicuri, 2) velocità massima 6 Km/h sui marciapiedi, 3) 25 km/h nelle piste ciclabili e ammessi sulla strade urbane. E dovrebbe essere consentito il trasporto gratuito sui mezzi pubblici.

«Sul fronte della mobilità sostenibile – aggiunge Andrea Poggio, responsabile Mobilità sostenibile di Legambiente – non ci basta qualche incentivo o qualche autobus elettrico, ne vogliamo nuove e altre tasse da aggiungere alle tante che già paghiamo nel settore dei trasporti. Ma vogliamo che si inizi a cambiare, con tutta la progressività possibile, il pesante carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone in Italia. I prezzi legati ai trasporti, e ancor più alle fonti energetiche, sono talmente influenzati da tasse e da correttivi di mercato da poter essere considerati dei prezzi “politici”. Basti pensare all’incidenza sui carburante (attorno al 70% su benzina e gasolio), ma anche sull’elettricità (il costo industriale è circa la metà di quel che paghiamo in bolletta). All’opposto, paghiamo pochissimo di tasse di possesso sui mezzi di trasporto. Paghiamo relativamente poche tasse sui carburanti a gas (metano e Gpl), meno il gasolio della benzina, senza nessuna proporzionalità rispetto all’inquinamento generato o all’efficienza reale dei motori. Le tasse e le accise sui carburanti e sull’elettricità prodotta da fonti rinnovabili sono pari a quella che proviene dalle fossili, con il paradosso che siamo costretti a reperire risorse per incentivarle».

Una situazione non più sostenibile di fronte a una triplice sfida: occorre fermare i cambiamenti climatici, ridurre un inquinamento che provoca conseguenze gravissime sulla salute e l’ambiente e rendere più vivibili e sostenibili le città. Ciò vuol dire anche ripensare la mobilità delle persone, a quella pubblica e condivisa, incrementare i mezzi di mobilità leggera per arrivare così a città davvero sostenibili.