Cala ancora la raccolta dei Raee, tra disinteresse istituzionale e circuiti illegali

Arienti (Erion): «Ci vogliono più controlli mirati, servono campagne di ‘Pubblicità Progresso’ e iniziative promosse a livello nazionale»

[8 Gennaio 2024]

I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) sono tra le principali “miniere urbane” a disposizione dell’Italia, dalle quali recuperare preziose materie prime senza toglierle all’ambiente naturale.

Eppure la raccolta di questa frazione di rifiuti continua ad affondare. Il più recente rapporto nazionale elaborato dal Centro di coordinamento Raee documenta un tasso di raccolta pari al 34,01% contro un obiettivo europeo del 65%. Si tratta di dati riferiti al 2022, ma per il 2023 Erion Weee – il consorzio del sistema Erion che gestisce oltre il 60% dei Raee domestici in Italia – anticipa un dato in peggioramento.

Ovvero, nell’ultimo anno Erion ha gestito 232mila ton di Raee, in calo del 6% rispetto al 2022: in tonnellate, è come aver lasciato per strada due volte il peso della torre Eiffel.

«Troppi Raee finiscono nelle mani sbagliate – dichiara Giorgio Arienti, dg di Erion Weee – Servono politiche che assicurino una corretta gestione di questi rifiuti affinché la sistematica sottrazione sia quanto meno ostacolata. È necessario capire dove finiscono i Raee quando escono dalle case degli italiani».

Nonostante i Raee vengano spesso identificati come strategici per l’economia del Paese, Erion parla apertamente di «disinteresse generalizzato» verso il tema della raccolta e dell’effettivo avvio a recupero. Eppure il tasso di riciclo è pari al 89,9% del peso dei Raee: in altre parole, dalle 232mila ton di rifiuti gestiti, Erion ha ricavato più di 120mila ton di ferro, circa 5mila ton di alluminio, oltre 5mila ton di rame e 30mila ton di plastica.

Dati che ingolosiscono anche le reti di recupero illegali, dato che i valori di ferro, rame e alluminio sono cresciuti rispettivamente del 49%, del 48% e del 42% tra il 2020 e il 2023.

I circuiti di gestione non ufficiali, composti da operatori borderline e soggetti non autorizzati, agiscono indisturbati: estraggono dai Raee le materie più facili da recuperare, senza curarsi dell’impatto ambientale del trattamento.

«Ci vogliono più controlli mirati – sottolinea nel merito Arienti – occorre incrementare le ispezioni nei porti sui container in partenza dal nostro Paese e diretti verso l’Africa o l’Asia, per verificare se davvero contengono Aee (apparecchiature elettriche ed elettroniche, ndr) ancora funzionanti oppure unicamente Raee. E ancora, bisogna andare a verificare se ci sono Raee negli impianti che gestiscono altre tipologie di rifiuti (come, ad esempio, rottami ferrosi e non ferrosi, auto, ecc.). È necessario intervenire duramente su tutte le situazioni irregolari e inasprire le sanzioni».

In parallelo, si fa più pressante l’urgenza di ampie campagne di informazione e comunicazione ambientale, dato che un’altra ragione del basso livello di raccolta è sicuramente il comportamento scorretto degli italiani, causato da significative lacune informative.

Nonostante i dati dell’Osservatorio della conoscenza sui Raee, elaborati da Ipsos per Erion, dimostrino che grazie alla campagna di sensibilizzazione DireFareRaee voluta dal Consorzio i livelli di conoscenza e i comportamenti dei consumatori sulla raccolta differenziata dei rifiuti elettronici siano in miglioramento (la familiarità con il termine RAee è passata, nell’arco dell’ultimo anno, dal 44% al 55%), ancora quasi due italiani su tre non conosco i servizi gratuiti di conferimento a loro disposizione.

«Siamo di fronte a un preoccupante paradosso: nonostante l’importante programma di comunicazione realizzato da Erion Weee la raccolta continua a diminuire in modo allarmante – denuncia Arienti – Questo fenomeno conferma quanto da anni continuiamo a ripetere: per cambiare le cose non bastano azioni sviluppate da singole realtà, servono campagne di ‘Pubblicità Progresso’ e iniziative promosse a livello nazionale. I risultati in miglioramento delle rilevazioni di Ipsos ci dicono che dobbiamo continuare a insistere».

Basti pensare ai quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) che, ogni anno, escono dalle case degli italiani e “scompaiono”. Eppure, parliamo di tipologie di apparecchiature che, nella maggior parte dei casi, vengono – grazie al ritiro 1 contro 1 – correttamente conferite dal consumatore e prese in carico dai rivenditori.

Eppure, le quantità di Raee R1 (freddo e clima) ed R2 (grandi bianchi) che arrivano ai sistemi collettivi per poter essere gestite correttamente sono circa i due terzi nel primo caso e poco più della metà nel secondo. E il resto? Va ad alimentare flussi paralleli, che sono in grado di prosperare anche a causa di controlli inadeguati da parte delle istituzioni, oltre che di carente informazione alla cittadinanza.