Bioplastiche di qualità dai funghi per ridurre i rifiuti e promuovere la bioeconomia

Una nuova strategia per estrarre la polpa miceliale bianca dai corpi dei funghi fruttiferi

[9 Gennaio 2024]

Ogni anno produciamo milioni di tonnellate di rifiuti e quasi il 38% finisce in discarica. Una parte significativa di è costituita da materiali plastici o a base di petrolio che si decompongono lentamente e il cui degrado provoca un ulteriore inquinamento. Questo ha portato gli scienziati a sviluppare materiali efficaci ma allo stesso tempo rispettosi dell’ambiente. Tra questi ci sono le fibre miceliali, le cellule fibrose presenti nei corpi fruttiferi dei funghi, che vengono utilizzate come materiale sostenibile per la produzione di pelli e imballaggi. lo studio “Preparation of Mycelium Pulp from Mushroom Fruiting”, pubblicato recentemente su ACS Sustainable Chemistry & Engineering dalle giapponesi Hiroya Nakauchi, Yoshihiko Amano e Satomi Tagawa della Shinshu University, ha scoperto  un modo semplice per ottenere “polpa miceliale”, dai corpi fruttiferi dei funghi e sbiancarle utilizzando la luce solare mantenendo intatte le loro strutture miceliali.

All’università di Shinshu spiegano che «I corpi fruttiferi dei funghi, simili a radici, noti anche come fibre miceliali, hanno mostrato risultati promettenti come materiale ecologico della nuova era per un’ampia gamma di applicazioni industriali e di consumo. Le fibre di micelio del corpo fruttifero contengono proteine, chitina e polisaccaridi, che le rendono ideali per realizzare materiali da imballaggio, insonorizzazione, tessuti e molto altro. Non solo sono versatili ma hanno anche un basso impatto ambientale, sono biodegradabili e hanno un basso costo di produzione. Tuttavia, i trattamenti chimici o meccanici convenzionali utilizzati per ottenere le fibre di micelio presentano notevoli carenze. Molti processi di estrazione tendono a conferire ai materiali un colore indesiderato e spesso a distruggere le loro intricate strutture miceliali, limitando così le loro applicazioni su scala nanometrica».

Lo studio pubblicato il 6 novembre 2023 fornisce un modo semplice ed efficace per ottenere polpa e fibre miceliali dai funghi senza distruggerne la struttura.

La Tagawa. della facoltà di Ingegneria dell’università di Shinshu, sottolinea che «I funghi, precedentemente conosciuti principalmente come risorsa alimentare, verranno ora utilizzati negli oggetti domestici di tutti i giorni, consentendo alle persone di scegliere prodotti sicuri, affidabili e rispettosi dell’ambiente».

La Tagawa e il suo team tutto femminile – Nakauchi, vincitrice della borsa di ricerca per giovani scienziati della Japan Society for the Promotion of Science (JSPS) e Amano, professoressa alla Facoltà di Ingegneria dell’università di Shinshu – hanno presentano il nuovo modo di estrarre le fibre che garantisce che le strutture miceliali rimangano intatte. Le ricercatrici giapponesi hanno trattato i corpi fruttiferi dei funghi enoki e dei funghi reishi non commestibili con idrossido di sodio e perossido di idrogeno. Successivamente hanno sbiancato le sostanze ottenute esponendole alla luce solare. Il materiale ormai bianco è stato sottoposto a trattamento ad ultrasuoni per defibrillare la polpa a livello micellare. «Questo processo ha prodotto una dispersione contenente fibre di micelio di dimensioni micrometriche con strutture miceliali intatte, come verificato mediante spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier – dicono le ricercatrici – Le fibre ottenute tramite questo processo hanno mostrato un’eccellente deformabilità e potrebbero essere utilizzate per la progettazione di prodotti come spugne porose 3D, pellicole 2D e filati 1D».

Oltre a ottenere un materiale versatile a base di funghi, questo semplice approccio costituisce una preziosa aggiunta all’approccio “scarta e costruisci” per la fabbricazione di materiali a base di funghi, che può integrare gli approcci dal basso verso l’alto esistenti.

La Tagawa ha evidenziando l’impatto scientifico e sociale delle scoperte fatte dal suo team e conclude: «Questa tecnologia ha aperto la possibilità di riciclare i sottoprodotti indesiderati generati dall’industria dei funghi e di rendere i materiali dei funghi più circolari e più facili da riutilizzare. Riteniamo che ulteriori ricerche su tali materiali e metodi sostenibili potrebbero creare nuove industrie, offrire opportunità di lavoro e rivitalizzare le comunità locali. Ci auguriamo che questa ricerca contribuisca a ridurre i rifiuti sul nostro pianeta e a promuovere la bioeconomia!»