Nel confronto con l’Europa, nel nostro Paese situazione peggiore nella maggior parte dei casi

Benessere equo e sostenibile (Bes), Istat: in Italia la transizione ecologica è in retromarcia

Crescono povertà assoluta, estremi climatici, inquinamento, consumo di suolo e di materia

[17 Aprile 2024]

L’Istat ha presentato oggi l’undicesima edizione del rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), nato per offrire un quadro sullo sviluppo del Paese che sappia andare oltre alla mera dinamica del Pil.

Articolato in 12 domini, il rapporto si articola in 152 indicatori, per oltre la metà aggiornati al 2023; poco più della metà dei 129 indicatori per cui è possibile un confronto temporale sono migliorati rispetto all’anno precedente, mentre il 28,7% è su livelli peggiori e il 17,8% risulta stabile.

Tra i domini con l’andamento peggiore spicca però quello dedicato all’ambiente: soltanto 4 dei 16 indicatori di Ambiente migliorano nell’ultimo anno, a fronte dei sette che peggiorano. In aggiunta, peggiorano anche gli indicatori relativi al clima.

Anche guardando al complesso dell’intero rapporto, la fotografia scattata al Paese mostra molti aspetti di criticità. Ad esempio la povertà assoluta mostra una crescita dell’incidenza individuale: nel 2019 era «scesa al 7,6% in concomitanza dell’introduzione del Reddito di cittadinanza», poi cancellato dal Governo Meloni. Nel 2022 l’incidenza è aumentata al 9,7%, per poi salire ancora al 9,8% nel 2023.

Più in generale il confronto con l’Europa, possibile per 38 indicatori che coprono tutti i domini del Bes a eccezione del Paesaggio e patrimonio culturale, mostra una situazione peggiore per l’Italia nella maggior parte dei casi (25 indicatori).

In un simile contesto, la situazione ambientale si mostra come particolarmente deteriorata. Per quanto riguarda ad esempio l’inquinamento atmosferico, nel 2022 si osserva un aumento della percentuale dei superamenti di PM2,5, un inquinante che – come riporta l’Agenzia europea dell’ambiente, dati 2021 – uccide 46.800 persone all’anno nel nostro Paese.

L’Italia continua inoltre a foraggiare la crisi climatica: nel 2022 le emissioni di CO2 e degli altri gas climalteranti continuano a crescere, raggiungendo le 7,3 tonnellate di CO2 equivalente per abitante (+0,1 %), e in parallelo si conferma la tendenza generalizzata all’aumento delle temperature (media, massima e minima) in tutto il Paese.

Insieme alle temperature sale anche il rischio siccità: nel 2023 prosegue la crescita del numero dei giorni consecutivi non piovosi, raggiungendo a livello nazionale, il valore di 29 giorni (+5,5 rispetto alla mediana del periodo 1981-2010). Eppure nel 2022 il volume delle perdite idriche totali nella fase di distribuzione dell’acqua resta pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,4% dell’acqua immessa in rete.

Non va meglio guardando al consumo di suolo o di risorse naturali. Nel 2021 l’incremento di coperture artificiali impermeabili che genera “consumo di suolo” ha riguardato altri 76,8 kmq rispetto al 2020, in media più di 21 ettari al giorno, mostrando «una preoccupante accelerazione».

Prosegue inoltre la crescita dei flussi di materia che attraversano l’economia nazionale: secondo le prime stime, nel 2022 il Consumo di materiale interno (Dmc) registra un ulteriore aumento di circa 10 milioni di tonnellate (+2,1% rispetto al 2021), quando già nel 2021 il Dmc era aumentato di oltre il 10%, con un incremento di 46,8 milioni di tonnellate rispetto all’anno precedente, superando così nuovamente il mezzo miliardo di tonnellate e i livelli pre-pandemia.

Un apparente miglioramento sembra invece riguardare i siti contaminati (Sin) oggetto di bonifica, ma in realtà – come chiarisce lo stesso Istat – tale dinamica è dovuta alla revisione delle perimetrazioni dei siti stessi, senza un reale avanzamento delle bonifiche, lasciando «immutata la situazione delle aree contaminate in Italia».

«Le molteplici azioni messe in campo nel nostro Paese per avviare la transizione – sintetizza nel merito l’Istat – non hanno prodotto ancora i risultati auspicati. Diversi indicatori mostrano come la ripresa delle attività economiche e sociali, successiva alla crisi pandemica, abbia concorso all’aumento delle pressioni sull’ambiente».