ASviS, nel Pnrr «molte lacune». Giovannini: «Cancellare i sussidi dannosi all’ambiente»

«Senza una buona governance, pur ottenendo l’intera cifra che ci spetta, non saremo in grado di spendere in maniera efficace ed efficiente le risorse»

[5 Febbraio 2021]

Le consultazioni avviate con le parti sociali sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) approvata dal Governo uscente stanno progressivamente portando alla luce lacune da colmare, e una costante – ancor prima della distribuzione dei 209 miliardi di euro previsti – è nei sistemi di governance che restano da ribaltare come un calzino per permettere al Paese di imboccare una nuova via di sviluppo.

Lo conferma anche l’audizione alla Camera dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS): «Senza una buona governance, pur ottenendo l’intera cifra che ci spetta, non saremo in grado di spendere in maniera efficace ed efficiente le risorse. Su questo aspetto il Pnrr italiano non chiarisce come debbano essere ripartiti i fondi e, su temi che impattano su materie di competenza statali, regionali e delle città, serve una serio coordinamento di “governance multilivello” per raggiungere i risultati sperati».

Tutto deve procedere in maniera coerente, sottolineano dall’Alleanza: «Serve coerenza tra uso dei fondi europei e italiani, e tra i diversi altri Piani che l’Italia deve presentare con urgenza. Esempio è dato dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), ancora non in linea con l’ambizioso obiettivo europeo del taglio del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030, rispetto al 1990; e dal Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico che in Italia ancora manca».

Certo, la proposta avanzata dal Governo presenta una buona base di partenza, ma c’è molto da migliorare: «Se confrontiamo le linee guida fornite dalla Commissione su come costruire il Pnrr, troviamo una corrispondenza elevata – dichiara il portavoce dell’ASviS, l’ex ministro e presidente Istat Enrico Giovannini – tuttavia serve una ricomposizione delle missioni previste dal Pnrr italiano, in modo da dare coerenza al Next generation Italia».

Su tutte, stona un’incongruenza: «Dei 209 miliardi di euro dobbiamo indirizzare circa 80 miliardi alla transizione ecologica, ma attualmente – sottolinea Giovannini – destiniamo 19 miliardi di euro del bilancio dello Stato nella direzione opposta (in sussidi dannosi all’ambiente). Uno scompenso che va corretto prima possibile». Ne beneficerebbe non solo l’ambiente, ma anche l’economia nazionale secondo le stime elaborate dallo stesso Governo; occorre però non dimenticare come le iniziative fiscali di sostegno all’ambiente possano spesso essere regressive, risulta quindi imperativo compensare adeguatamente i relativi impatti sulle fasce sociali più deboli, ridistribuendo il gettito ottenuto.