La Camera boccia la carne coltivata. Lollobrigida: legge democratica, Ue segua il nostro esempio

Essere Animali e Associazione Luca Coscioni: il divieto è un freno all’innovazione e allo sviluppo sostenibile

[16 Novembre 2023]

Secondo il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, quella approvata in via definitiva dalla Camera è «Una delle leggi più democratiche che abbiamo avuto nella nostra Nazione, nata in seguito a una petizione che chiede di vietare questo tipo di produzioni. A sostegno del provvedimento ci sono oltre 2 milioni di firme, tra le quali ci sono rappresentanti istituzionali di tutti i partiti presenti in Parlamento, più di 3mila ordini del giorno dei Comuni e venti Regioni di ogni colore politico. Notificheremo la legge all’Europa subito dopo la sua approvazione, come avvenuto in tante altre circostanze. Auspichiamo che l’esempio italiano venga seguito a livello europeo, con lo stesso modello con il quale si scelse di evitare gli Ogm nel continente. Un buon governo quando c’è una richiesta così forte si chiede se è una cosa giusta, e se la condivide, l’approva il più rapidamente possibile».

L’approvazione finale della Camera dei Deputati del disegno di legge presentato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sancisce il divieto di produzione e commercializzazione di carne coltivata e le restrizioni sulle denominazioni delle alternative vegetali alla carne e vieta l’uso di termini che ricordano i prodotti animali, come “salame” o “bistecca”, per i prodotti vegetali. La legge prevede sanzioni da 10.000 a 60.000 euro per ogni violazione. il disegno di legge prevede anche.

Lollobrigida sa bene che in Europa questa legge troverà non poche difficoltà: a di ottobre l’Italia ha ufficialmente ritirato la notifica TRIS di questo disegno di legge alla Commissione europea, una procedura prevista per tutte le norme che possono limitare il libero commercio delle merci. Questo ritiro aveva lo scopo di evitare una probabile bocciatura, che ne avrebbe frenato o rallentato notevolmente i lavori. Secondo la giurisprudenza una disposizione nazionale non notificata può però essere considerata inapplicabile, e inoltre la Commissione potrebbe perfino aprire una procedura di infrazione verso l’Italia. E per questo motivo persino il Quirinale ha espresso dei dubbi e potrebbe non controfirmare il disegno di legge.

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e Lorenzo Mineo, coordinatore della campagna, hanno dichiarato: «Il Governo ha compiuto un vero e proprio pasticcio istituzionale su questo provvedimento. Non solo ha proposto un divieto preventivo su produzione e immissione in commercio di carne coltivata, prima ancora che si sia pronunciata l’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). L’Italia ha anche inviato, e pochi mesi dopo ritirato, la notifica che ogni Paese Ue è chiamato a condividere in via preventiva con Bruxelles quando vengono approvate leggi che ostacolano la libera circolazione delle merci. E lo ha fatto giustificandosi con la possibilità di una modifica della legge. Eppure di modifiche nel testo in votazione alla Camera non c’è traccia: tutto lascia intendere che il Governo, consapevole della bocciatura al disegno di legge che sarebbe arrivata dall’UE, abbia cercato di bypassare il controllo preventivo sul provvedimento, ritirando la notifica. Non lasceremo che questo accada, e in caso di approvazione del disegno di legge, siamo pronti a presentare ricorsi in sede europea, per tutelare il rispetto del diritto alla scienza, che è un obbligo della Repubblica Italiana e che questa legge viola in più parti. Del resto l’unico effetto concreto di questo provvedimento è che se l’Unione europea approvasse la commercializzazione di carne coltivata, con il mercato unico il divieto italiano non impedirebbe ad altri paesi Ue di esportarla da noi. A pagarne il prezzo saranno soprattutto le imprese italiane, costrette a rinunciare alla produzione e scoraggiate a investire nella ricerca. Complimenti ai difensori del made in Italy!».

Ma la crociata contro la “carne sintetica” funziona meravigliosamente dal punto di vista propagandistico e il ministro rilancia: «Sono orgoglioso che l’Italia sarà tra qualche giorno la prima Nazione a proibire un prodotto che c’entra poco con quello che è il nostro sistema alimentare e produttivo, e mette in discussione la stessa cura dell’ambiente, che passa dai nostri agricoltori e dai nostri allevatori. Il rapporto tra alimenti, terra e uomo è un rapporto millenario che non può essere riproposto in laboratorio. Se si arrivasse a una standardizzazione del cibo, l’elemento della qualità passerebbe in secondo piano e non avrebbe più ragion d’essere. Sostenere che la sicurezza alimentare si possa garantire attraverso questo meccanismo, significa dire che non si vogliono dare alimenti di qualità a tutti. Non ci arrendiamo all’idea che ci sia un mondo nel quale una élite possa continuare a mangiar bene e miliardi di persone siano costrette a nutrirsi con prodotti alla stregua di un carburante per sopravvivere. Una società divisa in due non appartiene alla nostra cultura e la respingiamo fermamente».  D’altronde è lo stesso ministro che poche settimane fa disse che i poveri mangiano meglio dei ricchi…

Non tutti la pensano come Lollobrigida e la maggioranza dei parlamentari. L’associane  Essere Animali esprime ancora una volta «Profonda preoccupazione per una decisione che frena ingiustamente un settore — quello delle proteine alternative — che ha un doppio vantaggio: da un lato, non contribuisce all’allevamento intensivo di animali, e dall’altro, gioca un ruolo importante nel ridurre le emissioni di gas climalteranti generate dal settore alimentare. Nel caso della carne coltivata nello specifico, questa misura avrà il grave effetto negativo di rendere impossibile lo sviluppo di aziende italiane in un settore potenzialmente in grande crescita, capace di creare posti di lavoro e indotto economico. Inoltre spingerà alla fuga ricercatori e ricercatrici italiani interessati a lavorare in questo settore. Infine, limiterà la libera competizione nel mercato e la libera scelta di cittadine e cittadini di mangiare ciò che desiderano. Un sondaggio condotto tra i consumatori italiani rivela infatti che il 55% è interessato all’acquisto di carne coltivata, mentre il 75% crede che sia necessario ridurre il consumo di carne convenzionale».

Per quanto riguarda invece l’impatto sull’ambiente, Essere Animali ricorda che « Studi peer-reviewed — a differenza di quello non ancora soggetto a revisione paritaria che è spesso citato per osteggiare la carne coltivata — dimostrano che la carne a base cellulare potrebbe ridurre, in confronto alla carne bovina convenzionale, le emissioni fino al 92%. Potrebbe inoltre tagliare fino al 94% l’inquinamento atmosferico associato alla produzione di carne e fino al 90% l’utilizzo di terreni».

Nel caso delle limitazioni all’etichettatura dei prodotti a base vegetale, gli animalisti evidenziano che «Questo provvedimento danneggia ancora una volta le aziende italiane che producono cibi consumati regolarmente da un italiano su due. Secondo le ricerche di settore, l’Italia è il terzo mercato in Europa per quanto riguarda i prodotti a base vegetale, con un aumento delle vendite del 21% tra il 2020 e il 2022 e un giro d’affari che supera i 680 milioni di euro».

L’Alleanza Italiana per le Proteine Complementari, che riunisce imprese di settore, ricercatori e associazioni no profit, ha commentato: «Questa legge dice agli italiani cosa possono o non possono mangiare, soffoca l’innovazione e quasi sicuramente viola il diritto comunitario. È davvero scoraggiante che l’Italia venga esclusa da una nuova industria che crea posti di lavoro e che venga impedito di vendere alimenti più rispettosi del clima. Un tempo pioniera per innovazioni che hanno cambiato il mondo, come la radio, i microchip, le batterie, le automobili e la moda, i politici italiani scelgono ora di far tornare indietro l’Italia mentre il resto del mondo va avanti».

Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali, conclude: «Con questa decisione l’Italia punta esclusivamente a tutelare un settore produttivo, la zootecnia, che contribuisce alla crisi climatica e causa gravi sofferenze negli animali. Non sono solo le organizzazioni come Essere Animali a esprimere sgomento per questa decisione antiscientifica e ideologica, anche voci eminenti come quelle della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo hanno preso posizione contro il disegno di legge, definendola “una legge-manifesto” inutile e “cara a Coldiretti”, a riprova della palese relazione privilegiata tra la maggioranza di governo e i portatori di interesse nell’industria zootecnica».