Il mondo visto da un teatro: Instabili Vaganti in Corea del Sud [FOTOGALLERY]

[13 Gennaio 2015]

I nostri amici Instabili Vaganti, la splendida compagnia teatrale sperimentale di Bologna, vola stavolta in Corea del Sud per dirigere il progetto di ricerca e formazione sulle arti performative Stracci della Memoria. Sulle pagine di greenreport.it i nostri lettori hanno già potuto seguire le loro precedenti performance in Iran, in Messico e non solo e anche stavolta, pubblichiamo in esclusiva il diario degli Instabili: ecco la seconda puntata.

Dopo il nostro primo giorno di adattamento, ancora in pieno jetleg iniziamo il workshop al Jaturi Actor’s studio di Seul. Il gruppo è formato da sei attori selezionati in base ad esperienze diverse in modo da dare un apporto alla fase di ricerca del progetto, con competenze che spaziano da canto alla danza e al cinema. Nonostante il teatro coreano sia ancora molto classico e legato alla parola, gli attori hanno tutti una buona predisposizione a un lavoro fisico come il nostro. Probabilmente perché sin da piccoli, a scuola, apprendono discipline e forme legate alle proprie tradizioni (danze, arti marziali, etc.). Inoltre tutti cercano sempre di dare il massimo sia per una forma di rispetto verso il maestro, sia per un’educazione improntata all’eccellere, al non fallire nel proprio compito.

Generalmente nelle sessioni di lavoro del progetto Stracci della memoria lavoriamo prima condividendo il nostro training ritmico-vocale che si è andato consolidando dalla creazione del progetto nel 2006 ad oggi per passare poi ad una fase di confronto e infine di creazione.

In questo workshop abbiamo concentrato la nostra attenzione su alcune danze legate alla tradizione del teatro in maschera coreano, in particolare sulla danza del lebbroso che contiene dei movimenti molto interessati da cui possiamo estrapolare passi ritmici e azioni sulle quali basare una parte del lavoro fisico. Il nostro fine è di trasmettere agli attori la possibilità di attingere da elementi codificati della propria tradizione di appartenenza per la costruzione di qualcosa di nuovo, originale ma che contiene in se la potenza e la carica espressiva del passato.  Un lavoro di ricerca da cui si estrapolano elementi di base che possono essere destrutturati, trasmessi, condivisi e in parte modificati.

Dopo questa prima fase d‘indagine passiamo al confronto con le forme performative provenienti dal nostro bagaglio culturale ma anche e soprattutto con gli elementi già custoditi nel progetto. Da questa fase di lavoro nasce un nuovo alfabeto, fatto di azioni, ritmi, canti e parole che ognuno di noi è in grado di comprendere e dal quale possiamo partire per la creazione artistica.

Così in ogni workshop e sessione il progetto si arricchisce e si porta dietro questi frammenti, o sarebbe meglio dire “stracci della memoria”, al fine di custodirli e continuare a trasmetterli, attraverso un montaggio sempre nuovo di azioni che fissano attraverso la fase performativa il processo di ricerca compiuto.

Il workshop si chiude infatti con una dimostrazione di lavoro finale aperta al pubblico nel teatro Playcampus di Incheon, in cui per due ore passiamo in rassegna il materiale emerso in questi giorni entrando in un processo di lavoro continuo che, come un flusso ininterrotto, ci permette di ripercorrere i passi compiuti.  Siamo contenti e soddisfatti, i partecipanti cominciano ad informarsi su come proseguire con noi il lavoro in futuro, nella prossima fase del progetto qui in Corea ma anche in Italia. Come sempre speriamo che possa davvero esserci una continuazione, vista la bella esperienza, l’interesse suscitato e le emozioni condivise.

Nicola Pianzola, attore

– seconda puntata, continua –