Le persone hanno più problemi a identificare le menzogne ​​climatiche che le verità

Un nuovo studio mette alla prova la fiducia delle persone nelle loro conoscenze sui cambiamenti climatici

[3 Ottobre 2019]

In un’epoca di informazioni illimitate, può essere una sfida separare i fatti dalla finzione q questo o vale anche per i cambiamenti climatici ed è qualcosa che rende le cose più complicate quando si prendono decisioni che possono avere un impatto sull’ambiente.

Un problema riassunto bene da Friday for Future Italia partendo proprio da quel che sta succedendo come razione al successo planetario degli sciopero climatici: «Attaccare sul piano personale ha senso con un avversario adulto, con un curriculum e una storia personale che può essere sezionata in cerca di contraddizioni, o quel tanto di ombra che può essere additata per distrarre dalle luci. Ma quando hai di fronte dei ragazzini, la sproporzione di mezzi appare per quello che è: il gigante Golia che nutre una paura fottuta di Davide, e allora prova a bullizzarlo. In questa settimana di mobilitazione sul clima, abbiamo dovuto affrontare centinaia di critiche e attacchi per le nostre iniziative e le nostre manifestazioni. Ma se fossero stati semplicemente rivolti alle nostre persone, a noi attivisti, non ci sarebbe stato nessun problema: nessuno è perfetto e noi commettiamo spesso degli errori. E’ invece gravissimo che questi attacchi infondati cerchino di mettere in dubbio la veridicità degli studi di migliaia di scienziati in tutto il mondo. Il vero dramma sta qui: ormai il tempo di discutere della crisi climatica è finito. Abbiamo 11 anni. È ora di agire. Ecco perché non ha senso che alcune trasmissioni televisive continuino ad invitare degli “scienziati” negazionisti, nonostante rappresentino meno dell’1% della comunità scientifica mondiale! Perché il loro obiettivo è solo inquinare le acque, confondere l’opinione pubblica. Purtroppo, non possiamo più permettercelo».

E la debolezza di media tradizionali e il caos voluto dei social media si riflette anche sulla fiducia dei individui sulla propria conoscenza del clima. E’ di questa incertezza generale che si occupa lo studio “The accuracy of German citizens’ confidence in their climate change knowledge”, pubblicato su Nature Climate Change da Helen Fischer e Dorothee Amelung  e Nadia Said del Psychologisches Institut dell’ Universität Heidelberg.

Le tre ricercatrici hanno testato questa consapevolezza sui ricercatori tedeschi e probabilmente i risultati in Italia sarebbero peggio, visto che risultiamo il popolo europeo (e uno tra i primi del mondo) più propenso ad abboccare alle fake news e con il gap più grande tra percezione e realtà.

lo studio indaga sull’accuratezza della fiducia delle persone nelle loro conoscenze sui cambiamenti climatici e le autrici sottolineano che «L’accuratezza della fiducia è essenziale per prendere decisioni precise ed informate. Tuttavia, mentre la fiducia spesso accompagna una conoscenza più approfondita di una materia, la chiave è trovare un equilibrio» e fanno l’esempio di quando i medici sono troppo sicuri di una particolare diagnosi: «Possono non riconoscere una causa al di fuori di questa prospettiva limitata. In questo modo, la fiducia dietro la conoscenza può influenzare la capacità di prendere decisioni informate».

Tenendo conto dell’esistenza di una serie di informazioni false mescolate a fatti veri, le ricercatrici hanno voluto verificare «con quale grado di accuratezza della fiducia i cittadini rifiutano o accettano dichiarazioni sui cambiamenti climatici».

Ma quanto ne sanno le persone dei cambiamenti climatici e, più specificamente, quanto sono sicure di queste conoscenze? I partecipanti hanno valutato 8 affermazioni vero-falso come, “La scienza afferma che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è aumentata di oltre il 30% negli ultimi 250 anni” (Vero) e, “La scienza afferma che il cambiamento climatico è principalmente causato dalla variazione naturale in raggio di sole ed eruzione vulcanica ”(Falso). Hanno anche dovuto valutare quanto fossero sicuri su ciascuna risposta, dal 50% (“per niente certo, stavo indovinando”) al 100% (“certo, conosco la risposta”).

Per fare un confronto, le ricercatrici hanno somministrato lo stesso sondaggio a un gruppo di 207 scienziati che lavorano nella ricerca sui cambiamenti climatici. Hanno anche gestito un sondaggio simile sulle conoscenze scientifiche generali a un gruppo separato di 588 tedeschi.

In media, i cittadini comuni hanno dato in media il 60% di risposte giuste, non malaccio, mentre gli scienziati hanno risposto correttamente in media per l’86%, Però i non scienziati hanno avuto molti più problemi nel distinguere le dichiarazioni false sui cambiamenti climatici rispetto a quelle vere. La cosa ancora più interessante è che pensavano di essere bravi a identificare le falsità.

Lo studio ha così scoperto che le persone «si sono comportate con precisione nel confermare affermazioni vere sui cambiamenti climatici e sulla loro fiducia in queste affermazioni». Per i partecipanti allo studio è stato più difficile confermare con fiducia che le dichiarazioni false erano effettivamente false. Alcuni partecipanti non se la sono sentita di sostenere o respingere una dichiarazione veritiera perché non ne potevano essere completamente certi. Anche se avevano la giusta conoscenza dell’argomento, la loro fiducia non era assoluta.

La Fishcher spiega: «In definitiva, questo studio dimostra come la fiducia nella conoscenza dei cambiamenti climatici non sia
così chiara. Questo perché fiducia e conoscenza sono correlate. Più conosci un argomento, più sei sicuro di rispondere alle domande al riguardo. Ciò significa che se chiedi a qualcuno quanto ne è sicuro, ciò riflette anche la sua conoscenza». E in molti erano convintissimi che le notizie false fossero vere.

Mentre i singoli individui possono essere in grado di confermare con accuratezza le affermazioni vere, l’incertezza che circonda la conoscenza dei cambiamenti climatici può mostrare incertezza sulle affermazioni false. «Dato che la fiducia nella conoscenza è essenziale – fanno notare le autrici dello studio – una conoscenza diffidente può avere conseguenze dannose, perché solo se si ha una fiducia sufficiente nella conoscenza da poterla usare effettivamente si possiede quella conoscenza».

Un limite importante evidenziato dalle ricercatrici è che i risultati potrebbero non essere validi per quanto riguarda le conoscenze più legate all’azione climatica come «L’emissione media di CO2 di un’auto per persona e chilometro supera molte volte quella di un treno». La Fisher conclude che «Per questi aspetti, sono necessarie ulteriori ricerche».