Madaya, la foto della “bambina siriana affamata” è un falso, ma la tragedia è vera

Gli affamati dell’assedio di Madaya non hanno certo bisogno di bufale e fake

[11 Gennaio 2016]

E’ un falso la foto virale  di una “bambina siriana affamata” utilizzata da molti per condannare e illustrare la terribile situazione della città siriana  di Madaya, dove la popolazione assediata dall’esercito regolare siriano e tenuta in ostaggio da gruppi di miliziani contrari al regime sta letteralmente morendo di fame.

A svelare il fake è stato il quotidiano libanese Daily Star  e la bella bambina della foto non è siriana, è libanese, si chiama  Marianna Mezah, ha 7 anni, e la sua famiglia ha detto al Daily Star  di essere molto arrabbiata e preoccupata per l’utilizzo che viene fatto su internet dell’immagine della loro bambina con i capelli castani e gli occhi blu.

«E’ il colmo – ha detto al network Al-Jadeed la nonna di Marianna – La foto della bambina con i capelli castani e gli occhi blu era stata pubblicata per a prima volta su Facebook tre anni fa. Dopo di allora, questa immagine è stata utilizzata a più riprese per promuovere le cause più diverse».

Ma questa volta l’immagine della bambina, il ritratto della salute e delle serenità, è stata accompagnata dalle e immagini di una bambina scheletrica, una delle tante affamate della città siriana di Madaya assediata dall’esercito di Bashir al Assad.

Da quella città stanno arrivando notizie e immagini terribili e i due fronti si accusano reciprocamente di impedire alla popolazione di accedere al cibo fornito dalle organizzazioni umanitarie e addirittura di impossessarsene per sfamare i combattenti invece che i civili, diffondere immagini false è solo dannoso per gli affamati di Madaya e per la loro causa e la credibilità di quanto succede in quel terribile inferno della sofferenza umana.

“Incidenti” di questo genere succedono fin troppo spesso: un gran numero di immagini vengono utilizzate per seminare odio in tutto il mondo, con i social network le fabbriche professionali bufale che sono ormai diventate vettori di informazione manipolata, di odio settario e razzismo, di bugie che diventano reali grazie alla foto “giusta”, non importa da dove venga e chi rappresenti. E allora anche la fame e la guerra che stanno devastando la popolazione di Madaya diventano l’occasione di una stupida gara a chi pubblica l’immagine più scioccante, la bellissima bambina diventata uno scheletro ambulante della nuova Auschwitz siriana serve solo per catturare più clic su Facebook e Twitter o per uno scoop di qualche agenzia di stampa internazionale che poi smentirà con calma.

Un magma indistinto e consolatorio di immagini e condivisioni nel quale a volte si sfrutta anche la foto di una bambina ignara per denunciare effimeramente una tragedia che il mondo non aveva visto e del quale presto rischia di dimenticarsi, pronto a commentare un’altra foto scioccante. Un danno per i giornalisti seri che hanno denunciato e documentato quel che sta accadendo a Madaya e le  organizzazioni umanitarie che cercano di portare aiuto a una popolazione di fantasmi, prigioniera di un assedio e di una occupazione spietati. Vittime di una guerra vera, ostaggi della guerra mediatica e della propaganda permanente.