Wfp alla Cop28: evitare che la crisi climatica si traduca in crisi alimentare

Aumentare la protezione climatica nelle comunità minacciate dal riscaldamento globale, in particolare in contesti fragili e colpiti da conflitti

[23 Novembre 2023]

A una settimana dall’inizio della 28esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP28 Unfccc), a Dubai, il World Food Programme (WFP) ha avvertito che «Per frenare la spirale della fame, il mondo deve rapidamente aumentare la protezione delle persone vulnerabili che sono in prima linea nella crisi climatica» e sottolinea che «Solo lo scorso anno, gli estremi climatici hanno spinto ben 56,8 milioni di persone verso una grave insicurezza alimentare».

A settembre, il WFP ha stanziato 12,8 milioni di dollari per proteggere oltre 550.000 persone dall’imminente impatto della siccità in Lesotho, Madagascar, Mozambico e Zimbabwe. I fondi stanno consentendo la diffusione di messaggi di allarme precoce, sementi resistenti alla siccità, pagamenti anticipati in contanti e acqua sicura per le comunità e il bestiame.

Nel 2022, in Sahel, il WFP ha lavorato con 3 milioni di persone per riabilitare terreni, costruire infrastrutture e migliorare la nutrizione e la sicurezza alimentare nelle comunità. In Niger, l’80% dei villaggi che erano nelle aree colpite dalla crisi alimentare globale del 2022 e che avevano precedentemente partecipato a tali attività, non hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria.

Quest’anno, quasi mezzo milione di persone ha ricevuto assistenza umanitaria attraverso risarcimenti assicurativi contro i rischi climatici ricevuti dal WFP dopo la siccità o i disastri causati dai cicloni tropicali in Burkina Faso, Gambia, Madagascar e Mali, resi possibili dalle polizze assicurative acquistate dal WFP attraverso il programma African Risk Capacity Replica dell’Unione Africana.

Secondo gli  esperti, il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato, mentre il mondo si sta avvicinando pericolosamente al superamento permanente del limite critico di 1,5° C del riscaldamento globale. La prima metà di quest’anno ha visto il ciclone tropicale più lungo mai registrato nell’Africa australe e ondate di caldo e incendi record in Europa, Nord America e Asia. Le piogge arrivate dopo la siccità di tre anni nel Corno d’Africa hanno portato inondazioni improvvise e devastanti, provocando esodi di massa, invece di dare sollievo agli agricoltori.

Con 333 milioni di persone che si trovano ad affrontare una grave insicurezza alimentare e un deficit, quest’anno, di oltre il 60% nei finanziamenti del WFP, è fondamentale che il mondo dia priorità alla protezione delle persone dai prevedibili shock climatici prima che precipitino nell’insicurezza alimentare.

del mondo, devastati da conflitti, instabilità e povertà, sono quelli più colpiti dal cambiamento climatico. La crisi climatica non deve essere necessariamente anche una crisi alimentare, ma è esattamente ciò che sta accadendo. Abbiamo il dovere collettivo di proteggere e sostenere le persone che vivono ad un passo da questo crescente disastro. E dobbiamo farlo ora».

Alla COP28, il WFP chiederà «Un sostegno immediato per aumentare la protezione climatica a favore delle comunità soggette a insicurezza alimentare, le cui vite e mezzi di sostentamento sono minacciati dal riscaldamento globale, in particolare in contesti fragili e colpiti da conflitti. Le comunità hanno bisogno di accedere a informazioni di allerta precoce, a protezione finanziaria attraverso uso anticipato di contanti prima che si verifichino disastri e ad assicurazioni climatiche per raccolti e bestiame, nonché a sistemi di protezione sociale reattivi agli shock. Senza un’azione decisiva e trasformativa per allertare e proteggere le comunità dai disastri e dagli eventi meteorologici estremi, il mondo vedrà crescere fame, insicurezza e sfollamenti».

L’agenzia Onu Premio Nobel per la Pace vuole costruire un percorso di pace, stabilità e prosperità per quanti si stanno riprendendo da conflitti, disastri e dall’impatto del cambiamento climatico e ricorda che «Rafforzando i sistemi locali e indirizzando maggiori finanziamenti verso i contesti più a rischio, è possibile proteggere i sistemi alimentari locali dagli impatti peggiori degli estremi climatici ed evitare un’insicurezza alimentare prolungata. In termini di costi questo approccio è molto più efficiente rispetto alla continua risposta a nuove crisi alimentari. Tuttavia, così come è attualmente finanziato, il sistema umanitario fatica a tenere il passo con l’escalation delle crisi, che spinge sempre più persone verso la fame e indebolisce i sistemi alimentari già messi a dura prova».

La McCain conclude: «Il WFP ha già sostenuto 15 milioni di persone in 42 Paesi, proteggendoli dagli shock climatici, ma non basta. Le comunità in prima linea nella crisi climatica hanno bisogno di una protezione più incisiva e a lungo termine, prima che questi eventi colpiscano, per mantenerle al sicuro e con cibo sufficiente. L’inazione significherà costi più alti, maggiore insicurezza e più fame».