Un ramo della corrente del Golfo collasserà tra il 2025 e il 2095, con una certezza del 95%

Con le attuali emissioni di gas serra, si bloccheranno correnti oceaniche che ridistribuiscono il caldo, il freddo e le precipitazioni tra i tropici e le parti più settentrionali della regione atlantica

[26 Luglio 2023]

Secondo lo studio “Warning of a forthcoming collapse of the Atlantic meridional overturning circulation”, pubblicato su Nature Communications da  Peter Ditlevsen e Susanne Ditlevsen del Niels Bohr Instituttet e dell’Institut for matematiske fag della Københavns Universitet, «contrariamente a quanto possiamo immaginare sull’impatto del cambiamento climatico in Europa, potrebbe avere in serbo un futuro più freddo».

Infatti secondo i ricercatori si prevede uno scenario più simile a quello del film climatico/catastrofico “The day after tomorrow” del 2004: «Se continuiamo a emettere gli stessi livelli dei gas serra come facciamo oggi, il sistema di correnti oceaniche che attualmente distribuisce il freddo e il caldo tra la regione del Nord Atlantico e i tropici si bloccherà completamente»

Lo studio è stato supportato da TiPES, una collaborazione di ricerca europea congiunta incentrata sui punti di non ritorno  del sistema climatico, un progetto interdisciplinare di ricerca climatica finanziato da EU Horizon 2020 e Novo Nordisk Fonden, nell’ambito del Marie Skłodowska-Curie grant agreement, Economic Policy in Complex Environments (Epoc), e ha utilizzato strumenti statistici avanzati e dati sulla temperatura dell’oceano degli ultimi 150 anni. E’ così che i ricercatori hanno calcolato che «la corrente oceanica, nota come circolazione termoalina o Atlantic meridional overturning circulation (Amoc, una diramazione della corrente del Golfo, ndr), crollerà – con una certezza del 95% – tra il 2025 e il 2095. Questo  avverrà molto probabilmente tra 34 anni, nel 2057, e potrebbe comportare sfide importanti, in particolare il riscaldamento ai tropici e l’aumento delle tempeste nella regione del Nord Atlantico».

Ditlevsen sottolinea che «il blocco dell’Amoc può avere conseguenze molto gravi per il clima terrestre, ad esempio, modificando il modo in cui il calore e le precipitazioni sono distribuiti a livello globale. Mentre un raffreddamento dell’Europa può sembrare meno grave poiché il globo nel suo insieme diventa più caldo e le ondate di caldo si verificano più frequentemente, questo blocco contribuirà a un aumento del riscaldamento dei tropici, dove l’aumento delle temperature ha già dato origine a condizioni di vita difficili. Il nostro risultato sottolinea l’importanza di ridurre le emissioni globali di gas serra il prima possibile».

I nuovi calcoli pubblicati su Nature Communications, contraddicono quanto scritto nell’ultimo rapporto dell’Ipcc, che, sulla base di simulazioni di modelli climatici, considera molto improbabile un brusco cambiamento nella circolazione termoalina durante questo secolo.

Alla Københavns Universitet sottolineano che «la previsione dei ricercatori si basa sull’osservazione dei segnali di preallarme che le correnti oceaniche mostrano quando diventano instabili. Questi primi segnali di allarme per la circolazione termoalina erano stati segnalati in precedenza, ma solo ora lo sviluppo di metodi statistici avanzati ha reso possibile prevedere quando si verificherà un collasso».

I ricercatori hanno analizzato le temperature della superficie del mare, dal 1870 ai giorni nostri, in una specifica area del nord Atlantico e ricordano che «queste temperature della superficie del mare sono “impronte digitali” che testimoniano la forza dell’Amoc, misurata direttamente solo negli ultimi 15 anni».

La Ditlevsen aggiunge che «utilizzando strumenti statistici nuovi e migliorati, abbiamo effettuato calcoli che forniscono una stima più solida di quando è più probabile che si verifichi un collasso della circolazione termoalina, qualcosa che non eravamo stati in grado di fare prima».

La circolazione termoalina ha operato nella sua modalità attuale sin dall’ultima era glaciale, quando la circolazione era collassata. I due ricercatori concludono: «E’ stato osservato che i bruschi salti climatici tra lo stato attuale dell’Amoc e lo stato di collasso  si sono verificati 25 volte in connessione con il clima glaciale. Questi sono i famosi eventi Dansgaard-Oeschger osservati per la prima volta nelle carote di ghiaccio della calotta glaciale della Groenlandia. In quegli eventi i cambiamenti climatici erano estremi con variazioni di 10-15 gradi nell’arco di un decennio, mentre il cambiamento climatico odierno si riscalda di 1,5 gradi nell’arco di un secolo».