Siccità gravissima, allerta rossa idrica per l’intera area del Po

Possibilità per le Regioni di chiedere lo stato di emergenza

[21 Giugno 2022]

Secondo l’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, le storiche portate al ribasso dei giorni scorsi e quella registrata il 20 giugno a Pontelagoscuro di 180 m3  al secondo «Sono il sintomo chiaro di un generale ed esteso stato di estrema gravità idrica nell’intera area del Po che hanno portato alla anticipata convocazione d’urgenza – per non perdere nemmeno un minuto di tempo e accelerare le decisioni amministrative di emergenza che l’attuale crisi idrica epocale impone nell’area distrettuale». L’ottava convocazione del 2022 (un record) dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi della risorsa nel bacino del Fiume Po ha evidenziato «Uno scenario desolante in cui la penuria diffusa di acqua disponibile condiziona e aggrava pesantemente le già acclarate difficoltà territoriali di agricoltura e habitat. A soli dieci giorni dall’incontro precedente e senza il verificarsi di piogge in tutta la pianura Padana con un parallelo e contestuale aumento progressivo delle temperature, il quadro complessivo non poteva che peggiorare e i singoli scenari proiettati da tutti gli enti e portatori di interesse chiamati a raccolta e intervenuti dalle diverse aree del bacino ci consegnano una realtà drammatica, aggravata dalla prospettiva di una assenza ulteriore di precipitazioni (per un minimo di almeno 10-12 giorni e comunque solo temporalesche) e con temperature roventi, in linea con quelle che da giorni stanno interessando la quasi totalità del continente. E se il tempo stringe, sono oltremodo stringenti anche le tempistiche dei numerosi summit regionali e nazionali destinati (in base a quanto emerso nel corso dell’Osservatorio dell’Autorità Distrettuale del Fiume Po-MiTE) a razionalizzare e centellinare l’utilizzo (per tutti gli usi) dell’acqua disponibile».

Alla luce anche del protocollo sugli impieghi che per legge prevede dapprima quelli civili per le forniture del comparto idropotabile, poi quello agricolo, poi via via tutti gli altri, Piemonte ed Emilia-Romagna hanno già inoltrato la richiesta dello stato di emergenza al Governo Draghi e dopo la riunione dell’Osservatorio Permanente sugli utilizzi della risorsa idrica nel Distretto del fiume Po, che ha stabilito il passaggio dal “livello medio” di severità idrica allo “stato di severità idrica alta”, l’assessore della Regione Lombardia per Enti locali, montagna, piccoli comuni ed energia, Massimo Sertori, ha spiegato che «In questo contesto, l’Autorità di Bacino ha proposto una diminuzione dei prelievi irrigui in tutto il bacino del Po, rilasciando maggiori quantitativi di acqua per far fronte alle necessità potabili. La proposta dell’Autorità prevede di limitare le derivazioni in atto di almeno il 20%, mantenendo inalterati i rilasci dei grandi laghi, oppure di limitare il prelievo alle sole ore notturne. In relazione alla Lombardia considerato che al momento non si rilevano problemi all’acqua potabile in modo diffuso, stiamo concentrando gli sforzi per cercare di preservare la prima stagione irrigua e quindi il primo raccolto. L’accordo raggiunto con i gestori idroelettrici è volto a mettere a disposizione acqua per coprire almeno 10 giorni di irrigazione. Prendiamo atto e capiamo le necessità rappresentate anche all’interno dell’Osservatorio circa la parte bassa del Po, la problematica del cuneo salino e tutte le conseguenze negative. Proprio per questo, riteniamo indispensabile e urgente un confronto delle Regioni con il Governo, per arrivare a un utilizzo ottimale della poca risorsa acqua disponibile, al fine di contenere al massimo gli inevitabili danni».

Il segretario generale di ADBPo-MiTE, Meuccio Berselli, ha concluso ricordando che «L’imperativo categorico è salvaguardare come raccomandato dalle direttive comunitarie la portata del Grande Fiume attuando rapidamente tutte le azioni possibili per rendere quanto più efficace e proficuo l’uso della risorsa disponibile lungo l’alveo, gestendo l’acqua più dinamicamente; la siccità estrema con severità idrica alta ci obbliga ad un cosiddetto “semaforo rosso” che bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idropotabile; ma grazie ad alcuni provvedimenti mirati utili, per quel che resta in termini di quantità disponibile, assicuriamo la continuità dell’irrigazione, pur se in misura ridotta, all’agricoltura e approvvigionamento per l’habitat mantenendo, come primo obiettivo, l’idropotabile. Proseguendo così il prelievo dai laghi si garantisce la continuità irrigua. Giunti a questi livelli ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo, in ottica di area vasta, è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo».