I Consorzi di bonifica chiedono al Governo di concretizzare il Piano nazionale invasi

Siccità al nord e bacini pieni al sud, con il clima cambiano anche le risorse idriche italiane

Anbi: «La situazione è preoccupante soprattutto in previsione dei mesi più caldi. Per ora la campagna riposa ma, in assenza di manto nevoso, rischiamo di non avere riserve idriche per i momenti di necessità»

[16 Gennaio 2019]

Se il 2017 italiano si è chiuso all’insegna della siccità – per il nostro Paese è stato l’anno con meno pioggia dal 1800, spiegava allora il Cnr – i primi dati aggiornati sullo stato dell’arte mostrano adesso un quadro tanto variegato quanto stravolto: come documentano dall’Anbi (l’Associazione nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) arrivano dal nord Italia le prime conferme allo stato di siccità evidenziato dalla scarsa portata del fiume Po, inusuale per questa stagione; analogamente i  livelli idrici dei laghi di Como e di Iseo sono sotto media, mentre scendono anche quelli del lago Maggiore. E mentre al sud i bacini segnano mediamente dati di riempimento largamente superiori allo scorso anno, in Emilia Romagna gli invasi del Tidone e del Molato, nel piacentino, hanno scorte idriche dimezzate.

Montagne a parte, dove la siccità ha fatto scattare anche allerta incendi decisamente fuori stagione, arriva in particolare dal Veneto – più precisamente dal comprensorio del fiume Brenta – la prima segnalazione territoriale di diffusa criticità idrica. «La situazione è preoccupante soprattutto in previsione dei mesi più caldi – commenta Francesco Vincenzi, presidente Anbi – Per ora la campagna riposa ma, in assenza di manto nevoso, rischiamo di non avere riserve idriche per i momenti di necessità».

Come del resto sottolineano dall’Associazione, il clima sta cambiando con repentini passaggi dalle alluvioni alla siccità: basti pensare che solo due mesi fa il Brenta rischiava di esondare ed il territorio venne salvaguardato dal bacino del Corlo, che trattenne le acque di piena. Il paradosso è che per prevenire ulteriori emergenze alluvionali, l’invaso è stato successivamente svuotato, rilasciando verso il mare un patrimonio idrico.

«Per evitare il ripetersi di simili situazioni – conclude il presidente Anbi – chiediamo al ministero delle Infrastrutture che al più presto siano evase le necessarie burocrazie per aprire i cantieri dei  30 progetti finanziati nell’ambito del Piano nazionale invasi. È solo un primo stralcio e perciò sollecitiamo il Governo a finanziare altri progetti definitivi ed esecutivi, che i Consorzi di bonifica mettono al servizio del Paese per contribuire concretamente alla prima opera pubblica, di cui il Paese abbisogna: la sistemazione del territorio, prevenendo emergenze idrogeologiche. L’estremizzazione degli eventi climatici ne testimonia la necessità».