Nella tundra artica russa si è aperto un nuovo gigantesco cratere profondo 50 metri

Nella penisola di Yamal, causato dallo scoppio dell’accumulo di metano. Blocchi di terra e ghiaccio lanciati a centinaia di metri dall'epicentro

[2 Settembre 2020]

Mentre sorvolava la Penisola di Yamal, nell’estremo nord russo, una troupe televisiva di Vesti Yamal si è imbattuta in un nuovo gigantesco cratere nel permafrost di recente formazione, l’ultimo avvistato nella Siberia settentrionale da quando il fenomeno è stato registrato per la prima volta nel 2014.

E’ immediatamente partita una spedizione scientifica che sta esaminando il grande cratere cilindrico che ha una profondità fino a 50 metri. I ri cercatori russi ritengono che queste voragini siano causate  dall’accumulo metano nelle sacche di permafrost che si stanno scongelando sotto la superficie.

Evgeny Chuvilin, uno dei principali ricercatori dell’Istituto di Scienza e Tecnologia di Skolkovo, ha detto al Siberian Times che «Quel che abbiamo visto è sorprendente per le sue dimensioni e la sua grandezza. Sono le colossali forze della natura che creano queste cose».

Si tratta del 17esimo dei crateri conosciuti che si sono aperti nel permafrost siberiano in corrispondenza dei pingos, che gli scienziati chiamano idrolaccoliti o bulgunnyakh, e sembra proprio il più impressionante dei grandi buchi apparsi improvvisamente negli ultimi anni, da quando il permafrost ha iniziato a sciogliersi per effetto del riscaldamento globale. Infatti, le esplosioni si sono verificate in pingos, cumuli presenti nella tundra che esplodono quando il gas si accumula sotto uno spesso strato ghiacciato.

Per quanto riguarda l’ultimo cratere, Vasily Bogoyavlensky, dell’Istituto russo di ricerca sul petrolio e  gas, ha detto a Vesti Yamal che «Questo oggetto è unico. Ci fornisce molte informazioni scientifiche aggiuntive, che non sono ancora pronto a rivelare. Questo è un argomento per pubblicazioni scientifiche. Dobbiamo analizzare tutto questo e costruire modelli tridimensionali». ‘

Si pensa che  questi crateri si stiano aprendo sempre più numerosi a causa del cambiamento climatico che, con temperature record in Siberia, sta provocando un disgelo sempre più rapido del permafrost, che a sua volta comporta una massiccia liberazione del metano imprigionato nel sottosuolo finora ghiacciato,

I crateri compaiono perché nel permafrost si formano cavità sature di gas  ad alta pressione che alla fine fa esplodere il “tappo” dello strato di copertura che è spesso  circa 5 – 10 metri.

Secondo Bogoyavlensky, le attività antropiche, come la trivellazione del gas nelle enormi riserve di Yamal, potrebbero essere un fattore nelle eruzioni ed è preoccupato per il rischio di disastri ecologici che potrebbero causare i pingos che ci sono vicino a gasdotti, agli impianti di produzione di idrocarburi o alle  aree residenziali: «In un certo numero di aree, i pingos  –  come vediamo sia dai dati satellitari che con i nostri occhi durante le ispezioni dagli elicotteri – sostengono letteralmente le tubazioni del gas».