Nel mondo 110 milioni di sfollati costretti a fuggire da guerre, persecuzioni e disastri climatici

Nel 2022 gli sfollamenti interni legati a disastri naturali erano il 54% di tutti i nuovi sfollati

[14 Giugno 2023]

Secondo il “Global Trends in Forced Displacement 2022” pubblicato dall’United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) «La guerra su vasta scala in Ucraina, insieme alle guerre altrove e agli sconvolgimenti causati dal clima, ha fatto sì che più persone state costrette a fuggire dalle proprie case nel 2022, aumentando l’urgenza di un’azione collettiva immediata per alleviare le cause e l’impatto dello sfollamento». Global Trends è stato pubblicato a 6 mesi dal secondo Global Refugee Forum, un importante  meeting che si terrà a Ginevra per trovare nuove soluzioni e integrare la solidarietà con le persone costrette a fuggire e chi le ospita.

Il principale rapporto annuale dell’UNHCR,  ha rilevato che «Entro la fine del 2022, il numero di persone sfollate a causa di guerre, persecuzioni, violenze e violazioni dei diritti umani ha raggiunto la cifra record di 108,4 milioni, in aumento di 19,1 milioni rispetto all’anno precedente, che è stato il più grande aumento mai registrato». i questi 35,3 milioni erano rifugiati, persone che hanno attraversato un confine internazionale per cercare sicurezza, mentre il 58%, 62,5 milioni di persone, è formata da sfollati interni nei loro Paesi d’origine a causa di conflitti e violenze». Complessivamente, il 52% di tutti i rifugiati e altre persone bisognose di protezione internazionale proveniva da soli tre Paesi: Siria (6,5 milioni), Ucraina (5,7 milioni) e Afghanistan (5,7 milioni).

Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, durante il 2022, sono stati segnalati 32,6 milioni di sfollati interni dovuti a disastri naturali, con 8,7 milioni di persone rimaste sfollate alla fine del 2022. Nel 2022 gli sfollamenti interni legati a disastri naturali  hanno rappresentato il 54% di tutti i nuovi sfollati.

Il trend ascendente dello sfollamento forzato globale non ha mostrato alcun segno di rallentamento nel 2023, perché lo scoppio della guerra tra esercito e milizie in Sudan ha innescato nuovi flussi di profughi, facendo arrivare il totale globale a circa 110 milioni entro maggio. E ci sono altri conflitti e catastriofi climatiche – nuovi e in corso – che continuano a costringere le persone a fuggire nel 2023, come la guerra infinita per le risorse nella Repubblica Democratica del Congo, la violenza della giunta militare golpista e fascista in Myanmar, la persistente insicurezza e siccità in Somalia che in alcune aree è stata interrotta da alluvioni mortali. L’impennata dei prezzi mondiali dell’energia e delle materie prime ha avuto ripercussioni negative su molti Paesi già fragili e il tutto è stato aggravato dal persistente impatto della pandemia di Covid-19.

Le persone che sono state costrette ad abbandonare il loro Paese a causa di guerre, persecuzioni e disastri climatici e che sono arrivate in Italia sono 354.414 e il 41% proviene dall’Ucraina, ma i politici, i giornali e i telegiornali parlano solo del restante 59% che viene dagli altri Paesi del mondo e soprattutto della frazione minoritaria che raggiunge l’Italia con i barchini affrontando la pericolosa rotta Mediterranea.

Presentando il rapporto, l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha sottolineato che «Queste cifre ci dimostrano che ci sono persone fin troppo pronte a ricorrere alla guerra, e decisamente troppo lente a trovare soluzioni. La conseguenza è la devastazione, lo sfollamento e l’angoscia per milioni di persone sradicate con la forza dalle loro case».

La guerra in Ucraina è stata la principale causa di sfollamento nel 2022: il rapporto evidenzia che «Il numero di rifugiati dall’Ucraina è passato da 27.300 alla fine del 2021 a 5,7 milioni alla fine del 2022, rappresentando il più rapido flusso di rifugiati dalla seconda guerra mondiale».

A causa della revisione delle stime dei rifugiati in Iran, nel 2022 sono aumentati fortemente anche i rifugiati dall’Afghanistan, molti dei quali erano però erano in realtà arrivati ​​in iRan negli anni precedenti. Il rapporto rivede al rialzo anche il numero di rifugiati venezuelani in Colombia e Perù, per lo più classificati come «altre persone bisognose di protezione internazionale»-

Inoltre, queste tragiche cifre hanno confermato che, misurate in base ai mezzi economici o ai rapporti di popolazione, «Rimangono i Paesi a basso e medio reddito del mondo – non gli Stati ricchi – ad ospitare la maggior parte degli sfollati. I 46 paesi meno sviluppati rappresentano meno dell’1,3% del prodotto interno lordo globale, eppure hanno ospitato oltre il 20% di tutti i rifugiati».

Ma nel 2022 i finanziamenti per le numerose situazioni di sfollamento e per sostenere gli ospiti stati meno di quelli necessari e promessi e nel 2023 il trend sembra ugualmente al rilento, mentre aumentano le esigenze.

Grandi  ha sottolineato che «Le persone in tutto il mondo continuano a mostrare una straordinaria ospitalità per i rifugiati mentre estendono protezione e aiuto a chi ne ha bisogno, ma è necessario molto più sostegno internazionale e una più equa condivisione delle responsabilità, specialmente con quei Paesi che ospitano la maggior parte degli sfollati del mondo. Soprattutto, occorre fare molto di più per porre fine alla guerra  e rimuovere gli ostacoli in modo che i rifugiati abbiano la possibilità di tornare a casa volontariamente, in sicurezza e con dignità».

Mentre la cifra totale degli sfollati ha raggiunto il record e continua a crescere, il rapporto Global Trends dimostra però che «Coloro che sono costretti a fuggire non sono condannati all’esilio, ma possono tornare a casa, volontariamente e in sicurezza. Nel 2022, oltre 339.000 rifugiati sono tornati in 38 Paesi e, sebbene in calo rispetto all’anno precedente, si sono registrati rimpatri volontari significativi in ​​Sud Sudan, Siria, Camerun e Costa d’Avorio. Nel frattempo, nel 2022 sono rientrati 5,7 milioni di sfollati interni, in particolare in Etiopia, Myanmar, Siria, Mozambico e Repubblica Democratica del Congo». Ma alla fine del 2022, circa 4,4 milioni di persone nel mondo erano apolidi o di nazionalità indeterminata, il 2% in più rispetto alla fine del 2021.

Nel nostro Paese l’UNHCR è impegnato in per favorire e facilitare l’inclusione sociale, culturale ed economica delle persone rifugiate con una serie di azioni che coinvolgono le amministrazioni, il settore privato, il terzo settore, le comunità locali ed i rifugiati stessi. Chiara Cardoletti, rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, il Vaticano e San Marino, ha evidenziato che «I rifugiati desiderano opportunità, non assistenza. Siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo, coinvolgendo le città, le aziende, il terzo settore, e tanti altri attori competenti, per garantire ai rifugiati il diritto di fare domanda per un lavoro, di iscriversi a scuola e di accedere a servizi come l’alloggio e l’assistenza sanitaria. I risultati raggiunti in questi pochi anni sono davvero sorprendenti».

L’Agenzia per i rifugiati ha elaborato la Carta per l’Integrazione, adottata dai Comuni di Bari, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino, strumento per favorire l’arricchimento e lo sviluppo armonico delle città attraverso l’integrazione. In queste città l’UNHCR sta facilitando l’apertura di Spazi Comuni, centri polifunzionali che erogano servizi destinati ai richiedenti asilo e ai rifugiati rendendo più facile il loro ingresso nei percorsi di inclusione. L’accesso dei rifugiati al mercato del lavoro viene favorito con il progetto Welcome – Working for refugee integration, che in 5 edizioni ha permesso di attivare 22,000 percorsi di inserimento lavorativo. Il programma Community Matching promuove l’incontro tra rifugiati e comunità locali in 10 città italiane e ha già all’attivo 358 match, coinvolgendo persone di 41 nazionalità. PartecipAzione, è un programma di empowerment e capacity-building che in quattro anni ha sostenuto lo sviluppo di 48 associazioni di rifugiati in 12 regioni italiane.

Per celebrare il coraggio e la forza d’animo dei rifugiati nella Giornata Mondiale del Rifugiato, l’UNHCR ha lanciato la campagna globale Hope Away from Home – Un mondo dove tutti i rifugiati siano inclusi, che vuole evidenziare l’importanza di soluzioni a lungo termine per i rifugiati ed il potere dell’inclusione.

L’UNHCR Italia ricorda che «Dopo aver raggiunto la sicurezza in un Paese straniero, troppi rifugiati sono lasciati in un limbo. Hanno bisogno di pace e meno guerre per poter tornare a casa in sicurezza, di maggiori possibilità di reinsediarsi in un nuovo Paese o di opportunità per ricostruirsi una vita nelle comunità in cui hanno trovato rifugio.  Indipendentemente dalla durata dell’esilio, i rifugiati vogliono continuare a vivere la propria vita, ricevendo un’istruzione, provvedendo alle loro famiglie, stringendo amicizie. L’inclusione dei rifugiati è il modo più efficace per sostenerli nella ripresa delle loro vite e anche il modo migliore per prepararli a tornare a casa e ricostruire i loro Paesi, quando le condizioni lo permetteranno, in modo sicuro e volontario».

Il 20 giugno a Roma si parlerà di soluzioni e del potere dell’inclusione durante la  tavola rotonda Hope Away from, dove, insieme ai rifugiati, ai rappresentanti delle istituzioni civili e religiose, del settore privato e ai suoi  partner l’UNHCR celebrerà la giornata dei rifugiati parlando di proposte per un mondo in cui i rifugiati siano sempre inclusi.