L’uragano Otis che ha devastato Acapulco: un evento mai visto figlio della crisi climatica

Le organizzazioni ambientaliste al governo messicano: azioni climatiche chiare, immediate e forti

[30 Ottobre 2023]

Il 14 ottobre il National Hurricane Center della National Oceanic and Atmospheric Administration Usa aveva avvertito che «Per il Messico meridionale si profila uno scenario da incubo con Otis in rapida intensificazione che si avvicina alla costa. Satellitare le immagini mostrano che Otis ha continuato ad intensificarsi, con Dvorak Data-T che stima tra 130 e 145 km nelle ultime ore. La velocità del vento iniziale era impostata su 140 km come una miscela di questi valori, rendendo Otis un uragano di categoria 5. Otis ha avuto un effetto esplosivo si è intensificato di 95 km nelle ultime 24 ore, una soglia superata in tempi moderni solo di Patricia nel 2015 (…) Questa è una situazione estremamente grave per l’area metropolitana di Acapulco con il probabile nucleo dell’uragano distruttivo  che si avvicinerà o sorvolerà quella grande città mercoledì mattina presto. Non c’è mai stato registrato nessun uragano anche solo vicino a questa intensità per questa parte del Messico».

In circa 18 ore, Otis si è rapidamente intensificato da tempesta tropicale a uragano di categoria 5. E’ l’uragano più forte mai registrato che abbia toccato terra in Messico e uno dei cicloni in più rapida intensificazione al mondo, almeno nell’era satellitare dal 1979. Eppure, fino al giorno prima dell’arrivo sulla non erano stati osservati segni di rapida intensificazione di Otis e quindi gli allarmi sono stati emessi solo poche ore prima che l’uragano colpisse Acapulco, una delle città turistiche più importanti Messico. Otis ha colpito Acapulco con venti a 265 km/h e raffiche fino a 322 km/h. Il 25 ottobre 2023, Otis si trovava a circa 100 km a nord-ovest di Acapulco, in rapido indebolimento, ma produceva ancora raffiche di vento fino a 177 km/h.

E gli analisti di ClimateMeter confermano che «Il 25 ottobre 2023, il ciclone tropicale Otis si è abbattuto inaspettatamente nel Messico meridionale vicino ad Acapulco come uragano di categoria 5», facendo danni enormi e provocando gravi inondazioni ad Acapulco e nelle città circostanti, distruggendo infrastrutture e un ospedale e un centro commerciale. Le frane causate dalle forti piogge hanno bloccato le strade e i residenti sono rimasti senza elettricità.

Sebbene Otis si sia indebolito fino a diventare un uragano di categoria 2 mentre si spostava verso lo Stato di Guerrero, forti venti, piogge torrenziali e inondazioni sono rimasti una minaccia. Al momento non ci sono stime precise sull’entità dei danni causati da Otis, ma sembrano ingenti. Ha spazzato via le palme e devastato molti alberghi, intrappolando migliaia di turisti. Il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha riconosciuto il blackout delle comunicazioni e che la situazione è stata sottovalutata.

A ClimateMeter spiegano che «Le Anomalie della pressione superficiale rivelano una stretta fascia di anomalie di bassa pressione che riflettono il percorso dell’Uragano Otis nei giorni analizzati. I dati sulle precipitazioni indicano che la città di Acapulco ha registrato precipitazioni estreme che hanno raggiunto fino a 400 mm/giorno in precipitazioni totali. Ad oggi non riportiamo i risultati sui Wind Speed ​​Data, in quanto il dataset mostra valori di velocità del vento solo fino a 50 km/h, valore ampiamente sottostimato rispetto alla categoria dell’Uragano Otis all’approdo».

Gli analisti climatici ricordano che «Il rapporto AR6 WG1 dell’IPCC afferma che la proporzione globale dei cicloni tropicali di categoria da 3 a 5 è probabilmente aumentata negli ultimi 4 decenni e che è probabile che sia aumentata anche la frequenza globale degli eventi di rapida intensificazione dei cicloni tropicali. Nessuno di questi cambiamenti può essere spiegato solo dalla variabilità naturale. Inoltre, la percentuale di cicloni tropicali intensi, le velocità medie del vento di picco dei cicloni tropicali e le velocità di picco del vento dei cicloni tropicali più intensi aumenteranno su scala globale con l’aumento del riscaldamento globale. A livello regionale, vi sono prove limitate dei trend attuali nelle velocità del vento e nelle tempeste di vento osservate in America Centrale, ma nella regione meridionale e centrale dell’America Centrale, le proiezioni climatiche indicano una diminuzione della frequenza dei cicloni tropicali accompagnata da un aumento della frequenza e velocità dei cicloni tropicali».

Erika Coppola dell’Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics (ICTP) di Trieste ha detto: «Il ciclone tropicale Otis è un evento abbastanza unico, non solo perché non si è mai verificato nel passato, ma anche per l’unicità della sua evoluzione nel tempo. Entrambe caratteristiche che possono aggravare la vulnerabilità di una regione del mondo che vulnerabile già lo è. Questo ci porta a prendere in considerazione  la distribuzione ineguale degli impatti dei cambiamenti climatici in in tutto il mondo, evidenziando come diversi gradi di vulnerabilità nelle varie regioni possano portare a conseguenze sproporzionate in termini di perdite e danni sia per la società che per l’ecosistema».

Davide Faranda dell’IPSL-CNRS, ha sottolineato che «Per l’uragano Otis, abbiamo osservato una sorprendente e rapida intensificazione di un ciclone tropicale, che ha provocato un uragano di categoria 5 senza precedenti che ha colpito terra in Messico. Mentre la nostra analisi indica un aumento significativo delle precipitazioni durante tali periodi degli eventi rispetto ai dati storici, è importante riconoscerne la natura

Di occorrenza eccezionale dell’uragano Otis all’interno dei registri climatici esistenti. L’influenza del cambiamento climatico indotto dall’uomo è evidente attraverso il riscaldamento degli oceani tropicali. Con questi aumenti della temperatura dell’oceano, gli uragani hanno accesso a un serbatoio più ampio di energia disponibile. A volte ridistribuiscono questa energia in maniera impattante, sotto forma di venti potenti o forti piogge. Gli uragani possono assomigliare agli effetti emorragici del cambiamento climatico, accentuati dall’interazione della variabilità naturale, nella configurazione di questi eventi catastrofici. L’uragano Otis rappresenta un’eloquente testimonianza delle mutevoli dinamiche degli eventi meteorologici estremi in un clima globale in fase di riscaldamento».

In una dichiarazione congiunta una coalizione di associazioni ambientaliste messicane – Alianza Mexicana contra el Fracking, Ambulante, Asamblea de los Pueblos Indígenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio – APIIDTT, CDH – Espacios para La Defensa, El Florecimiento y Apoyo Comunitario, Centro Mexicano de Derecho Ambiental (CEMDA), Comité Ecológico Integral, Conexiones Climáticas, Consejo Tiyat Tlali, CORASON Coordinadora Regional de Acción Solidaria en Defensa del Territorio Huasteca Totonacapan, DeudaxClima México, Futuros Indígenas, Freshwater Action Network México (FANMex), Greenpeace México, Grupo Territorio Género y Extactivismo, LEGAIA, Mamás y Papás por el Clima, Nuestro Futuro, Padres por el Futuro Mty Planeteando, Organización Familia Pasta de Conchos, REACCIONA – evidenzia che «Gli impatti della crisi climatica sono sempre più evidenti e forti nel nostro Paese, prova di questo sono gli enormi danni causati dall’arrivo dell’uragano Otis sulle coste di Guerrero. Questi tipi di eventi non sono casuali o isolati; esistono prove scientifiche che dimostrano la relazione tra la crisi climatica e l’intensificarsi di questi fenomeni meteorologici estremi. I suoi impatti mostrano l’assenza di una politica climatica chiara e trasversale per la prevenzione e la riduzione del rischio di questo tipo di disastri».

Dopo aver espresso la loro solidarietà alle persone colpite dall’uragano Otis, le organizzazioni firmatarie scrivono che «Sulla base delle prove scientifiche, riconosciamo questo disastro come conseguenza della crisi climatica e dell’alterazione delle temperature oceaniche. Per questo chiediamo di attuare con urgenza una politica climatica che prevenga la perdita di vite umane e la devastazione di territori e modi di vita. Siamo particolarmente preoccupati per la mancanza di informazioni sugli effetti di questo uragano sulle popolazioni rurali vulnerabili. Gran parte delle informazioni disponibili si riferiscono al conteggio dei danni nella zona alberghiera di Acapulco. La crisi climatica e i fenomeni da essa intensificati hanno un impatto differenziato su fasce particolarmente vulnerabili della popolazione».

Lo scienziato messicano Bernardo Bastién ha detto: «poiché il cambiamento climatico riscalda i nostri oceani, in poche ore inizia la rapida trasformazione da una semplice tempesta tropicale a un uragano di categoria 5, come quello che abbiamo visto con Otis. Ci vorrà sempre meno».

Stavros Dafis, di Data4Risk e dell’Osservatorio Nazionale di Atene, aggiunge: «La natura distruttiva del ciclone tropicale Otis può essere paragonata solo ad alcuni cicloni nella storia recente. La rapida e inaspettata intensificazione del ciclone ha lasciato stupita la comunità scientifica. Climameter ha risposto rapidamente studiando il ruolo dei cambiamenti climatici in questo evento ad alto impatto e ho scoperto che cicloni simili a Otis attualmente producono più precipitazioni sotto l’influenza del cambiamento climatico. Sebbene Otis sia un evento unico (almeno dal 1979), anche la variabilità naturale ha influito sull’intensità del ciclone».

Le organizzazioni ambientaliste messicane ribadiscono che «Questi tipi di fenomeni non sono casuali e la loro entità e frequenza aumenteranno se non si affronta l’aumento della temperatura globale. La crisi climatica e i suoi impatti, come l’uragano Otis, sono una conseguenza diretta dell’estrazione e della combustione di combustibili fossili e del degrado degli ecosistemi che rendono possibile la vita come la conosciamo. Mentre il nostro Paese soffre sempre più gli impatti del cambiamento climatico, gli investimenti del bilancio dello Stato messicano continuano ad essere mirati a rafforzare e perpetuare un modello fossile che alimenta la crisi, a scapito degli impegni e delle azioni climatiche necessarie. Scommettere su questo modello significa sacrificare territori e popolazioni con disastri come quello che ha colpito questa settimana la costa di Guerrero, in particolare il porto di Acapulco, o continuare a far fronte a fenomeni progressivi come la siccità a Monterrey, le ondate di caldo e la perdita dei raccolti, gli incendi boschivi nel sud-est del Paese o l’erosione costiera di El Bosque, nello Stato di Tabasco».

Per questo le associazioni ambientaliste chiedono al governo messicano e alle autorità competenti di: «Rendere trasparenti gli impatti dell’uragano Otis e la risposta del governo messicano alle persone colpite dal cambiamento climatico, in modo che l’assistenza umanitaria risponda efficacemente a tutti i settori colpiti della popolazione. Avere una politica climatica strutturata e trasversale, con un chiaro percorso di attuazione, che definisca azioni concrete per affrontare la crisi climatica e prevenire perdite e danni sul territorio nazionale, soprattutto per le popolazioni più vulnerabili. Garantire la sufficienza del budget per azioni pertinenti per l’adattamento e la mitigazione del cambiamento climatico, nonché per la cura e la riparazione delle perdite e dei danni, in particolare per le comunità più vulnerabili. Rafforzare le istituzioni responsabili della politica climatica del Paese con capacità tecniche e di reazione. Abbandonare progressivamente ed equamente il modello fossile che causa e accelera la crisi climatica».