Le popolazioni costiere sono destinate a invecchiare rapidamente a causa della migrazione climatica

Un modello previsionale delle migrazioni che può essere applicato ad altri rischi climatici

[9 Gennaio 2024]

Secondo lo studio “Climate migration amplifies demographic change and population aging”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) dai sociologhi Mathew Hauer e Sunshine Jacobs  del Center for Demography and Population Health della Florida State University e da Scott Kulp di Climate Central, «Poiché il cambiamento climatico alimenta l’innalzamento del livello del mare, i più giovani migreranno verso l’interno, lasciando dietro di sé l’invecchiamento delle popolazioni costiere e una serie di conseguenze».  

Hauer evidenzia che «Mentre le città di destinazione lavoreranno per accogliere in modo sostenibile le popolazioni in aumento, le comunità costiere che invecchiano si troveranno ad affrontare nuove sfide difficili, tra le quali l’emigrazione di infrastrutture umane vitali come gli operatori sanitari. Nelle comunità di destinazione dove la popolazione è in aumento ci sarà bisogno di più dentisti, medici, addetti ai servizi, operai edili, ecc. Quindi, spostandosi le persone, si influenza la probabilità che altre persone si spostino. Ottenendo  un’amplificazione demografica».

Studi precedenti hanno stimato dove è probabile che le persone si spostino perché il cambiamento climatico influirà sulla vivibilità. Il nuovo studio incorpora anche dati demografici ed effetti secondari che hanno rivelato una serie di sfide che attendono sia le comunità costiere “mittenti” che le loro controparti di destinazione.

Hauer spiega ancora: «Immaginate che le giovani famiglie si trasferiscano da aree come Miami in altre località e mettano su famiglia lì. E proprio per il fatto che ci sono più persone che si sono trasferite lì, questi processi demografici indiretti attirano ancora più persone».

Lo studio, sostenuto dallo Stato della Louisiana, dall’American Society of Adaptation Professionals, dalla New York State Energy Research Development Authority e dal Great Lakes Integrated Sciences Assessment, ha concluso che «Questi processi indiretti potrebbero creare da 5,3 a 18 volte il numero di migranti climatici rispetto a quelli direttamente sfollati a causa dell’innalzamento del mare». Inoltre, i tre ricercatori statunitensi hanno scoperto che «Entro il 2100 l’età media delle comunità costiere potrebbe aumentare fino a 10 anni».

Hauer continua: «Pensate a chi è più improbabile che si sposti e a chi verrà lasciato indietro in queste comunità: tende ad essere chi è più vecchio. Poiché è più probabile che la migrazione avvenga tra le popolazioni più giovani, le aree che sperimentano un’emigrazione accelerata potrebbero affrontare un invecchiamento accelerato della popolazione».

Hauer, Jacobs e lo scienziato computazionale Kulp hanno sviluppato un modello di migrazione che utilizza i dati sull’innalzamento del livello del mare provenienti da Climate Central e le informazioni sui modelli migratori dell’Internal Revenue Service Usa e questo ha permesso loro di prevedere la migrazione per ogni contea in tutti gli Stati Uniti. Jacobs fa notare che «Il modello può essere adattato per ricercare diversi rischi che vanno oltre l’invasione dei mari. Abbiamo considerato solo l’innalzamento del livello del mare. Immaginiamo altri pericoli che sappiamo inducono le persone a spostarsi, come ondate di caldo, incendi e rischi economici. Gli usi futuri e le implicazioni del modello sono sorprendenti».