Le inondazioni in Australia aggravate dai cambiamenti climatici

Il New South Wales colpito dalle alluvioni dopo siccità estreme e incendi boschivi giganteschi. I due terzi . degli australiani vogliono una tassa sulle esportazioni di combustibili fossili

[23 Marzo 2021]

Il governo del New South Wales (NSW) ha annunciato che «E’disponibile un supporto immediato per le comunità colpite dalle gravi inondazioni e tempeste» in tutto lo Stato australiano il NSW.

Le tempeste e le successive inondazioni che hanno colpito il NSW hanno costretto il governo a emettere 34 dichiarazioni di disastri naturali per poter garantire un soccorso immediato e straordinario alle popolazioni colpite e il ministro della Polizia e dei servizi di emergenza, David Elliott, ha detto che «Sebbene il disastro sia ancora in corso, il governo del NSW sta già guardando ala ripresa e all’assistenza in corso. Questa assistenza attiva supporti pratici e immediati per le comunità, i produttori primari, le piccole imprese, le organizzazioni no profit e i Comuni. Saremo al fianco delle nostre comunità nelle prossime settimane e mesi mentre lavoriamo per la significativa ripresa che ci attende».

Intanto, circa 18.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case perché piogge torrenziali e incessanti, durate giorni, hanno fatto esondare  fiumi nello Stato più popoloso dell’Australia, raggiungendo i livelli più alti degli ultimi 30 anni.

Alcune comunità costiere hanno ricevuto l’equivalente di 3 mesi di pioggia in poche ore e i servizi di emergenza hanno salvato centinaia di persone dalle alluvioni e hanno risposto a più di 8.800 richieste di aiuto. Per fraggiungere le persone bloccate nell’entroterra i soccorritori hanno utilizzato imbarcazioni di salvataggio oceaniche “Surf Lifesaving”. Nonostante questo, pur con danni che si annunciano enormi, finora non si segnalano vittime. Ma la popolazione è stressata da un susseguirsi di eventi estremi ai quali si è aggiunta la poandemia di Covid-19.

Poco più di 12 mesi fa il NSW era in preda a una siccità prolungata, con razionamento dell’acqua e incendi boschivi senza precedenti e anche la premier del New South Wales, la liberale Gladys Berejiklian, sembra provata: «Quando hai attraversato tre o quattro eventi che ti cambiano la vita uno sopra l’altro, può farti sentire come se fossi al punto di rottura. Non conosco nessun momento nella storia dello Stato in cui abbiamo avuto queste condizioni meteorologiche estreme in così rapida successione, nel bel mezzo di una pandemia».

Ma la Berejiklian dovrebbe dirlo ai capi del suo Partito, in gran parte negazionisti climatici, che hanno ignorato gli avvertimenti degli scienziati che dicono che l’Australia può aspettarsi eventi meteorologici più frequenti e più estremi a causa dei cambiamenti climatici. A cominciare dal primo ministro Scott Morrison, il cui governo conservatore è stato accusato di ostacolare l’azione climatica necessaria ma che, di fronte a questa nuova catastrofe ha dichiarato in Parlamento che «L’Australia è stata nuovamente messa alla prova da un evento terribile».

Ad essere stata particolarmente colpita è la Mid North Coast del NSW e la n Berejiklian ha dichiarato che «La regione è stata colpita da un disastro da “uno su 100 anni”. In realtà, dopo che sabato la diga di Warragamba, la principale fonte di acqua potabile della città di Sydney, è stata scolmata, nella vasta Hawkesbury-Nepean Valley i fiumi in piena hanno raggiunto livelli che non si vedevano dal 1990. Dalla diga sono stati drenati circa 500 miliardi di litri  d’acqua, equivalenti all’incirca a 200.000 piscine olimpioniche o al volume totale dell’acqua del porto di Sydney.

E Greenpeace Australia Pacific attacca direttamente quelli che ritiene i responsabili politici ed economici di questa ininterrotta catena di disastri: «Le inondazioni che hanno causato disagi diffusi in tutto il New South Wales sono state aggravate dal cambiamento climatico, guidato dall’estrazione e dalla combustione di carbone, petrolio e gas.  In questo momento migliaia di persone in tutto lo Stato sono state costrette a fuggire per mettersi in salvo mentre altri cercano di proteggere le loro case e le loro attività dagli impatti brutali del cambiamento climatico».

Martin Zavan, di Greenpeace Australia Pacific, ricorda che «La combustione di carbone, petrolio e gas sono le principali cause del cambiamento climatico, il che peggiora tutti gli eventi meteorologici estremi. Gli acquazzoni torrenziali e le inondazioni improvvise che hanno spazzato via case, inondato proprietà, chiuso le chiuse e lasciato molte persone isolate e tagliate fuori dai servizi essenziali come gli ospedali sono tutti  problemi esacerbati dai cambiamenti climatici, ecco perché dobbiamo dimezzare le emissioni entro il 2030 e raggiungere le emissioni net zero al più tardi entro il 2040. Queste inondazioni sono solo l’ultimo esempio dei molti modi devastanti in cui il cambiamento climatico sta sconvolgendo la nostra vita quotidiana in questo momento e, se il governo federale non si occuperà dell’estrazione e della combustione di carbone, petrolio e gas, peggiorerà solo».

Un recente sondaggio ha rilevato che più di due terzi degli australiani sostengono l’introduzione di una tassa sulle esportazioni di combustibili fossili da utilizzare per misure di prevenzione e  per proteggere le comunità dalle conseguenze del cambiamento climatico.

Zavan  conclude: «Molte persone che vivono sulla costa centro-settentrionale del New South Wales stavano appena rimettendo in sesto le loro vite dopo i mortali incendi boschivi e la pandemia del 2019-2020, solo per trovarsi di fronte a un altro disastro climatico. Gli uomini e le donne coraggiosi dei nostri servizi di emergenza sono sottoposti a una pressione più grande che mai perché sono costretti a rispondere a un disastro climatico dopo l’altro quasi senza soluzione di tempo tra gli eventi. Ecco perché più di 6 australiani su 10 vogliono che le compagnie del carbone, del petrolio e del gas che hanno maggiormente contribuito alla crisi climatica paghino il conto dei danni che hanno causato».