Le grandi imprese minacciano l’integrità ecologica del pianeta, con profonde conseguenze per i diritti umani

Ripensare i paradigmi aziendali ed economici perché le persone e il pianeta sopravvivano e non abusando dei diritti umani

[7 Marzo 2024]

Il rapporto tematico “Business, planetary boundaries and the right to a clean, healthy and sustainable environment”, presentato all’United Nations  Human Rights Council dal relatore speciale su diritti umani e ambiente David Boyd, avverte che «E’ urgente ripensare i paradigmi economici e commerciali che hanno spinto gli impatti collettivi dell’umanità oltre i limiti planetari. Stiamo sabotando il sistema di supporto vitale della Terra, con profonde conseguenze per i diritti umani».

Boyd ha ricordato «Gli impatti colossali sulle risorse naturali, che vengono consumate sei volte più velocemente di quanto il pianeta possa sostenere. Guidata dagli ultraricchi, con i loro jet privati, yacht, enormi ville, viaggi spaziali e stili di vita iperconsumistici, l’umanità sta superando la capacità di carico della Terra. Se tutti consumassero come l’americano medio, avremmo bisogno di altre quattro Terre per fornire le risorse e assorbire i rifiuti».

Nel suo rapporto Boyd, che insegna diritto, politica e sostenibilità all’università della British Columbia, afferma che «Le attuali pratiche delle grandi imprese stanno minacciando l’integrità ecologica del pianeta e abusando dei diritti umani, compreso il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile. Gli Stati non sono riusciti a regolamentare, monitorare, prevenire e punire adeguatamente le imprese per i loro abusi sul clima, sull’ambiente e sui diritti umani. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che gli Stati spesso incoraggiano, consentono e sovvenzionano attività commerciali distruttive».

L’esperto indipendente ha evidenziato alcuni degli impatti peggiori delle imprese sul diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile e tra questi ci sono il greenwashing, l’indebolimento dei fatti scientifici, che consente la corruzione, e l’utilizzo di azioni legali per mettere a tacere il dibattito su clima e giustizia climatica e intimidire i critici

Il Relatore Speciale ha evidenziato alcuni degli impatti più distruttivi delle imprese sul diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, che sono documentati anche in un policy brief che integra il suo rapporto e ha detto che «“Tutte le imprese sono responsabili del rispetto dei diritti umani, compreso il diritto a un ambiente sano. Gli Stati hanno il dovere di proteggere i diritti umani dai danni reali e potenziali che le imprese possono causare, e l’obbligo di ritenere le imprese responsabili. Il recente riconoscimento del diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile ha un potenziale di svolta, se gli Stati e le imprese rispettano i propri obblighi e responsabilità».

Boyd ha anche  formulato raccomandazioni su come garantire il diritto e raggiungere la sostenibilità ecologica. Ha chiesto di «Passare ad alternative olistiche al PIL per misurare il progresso, alla legislazione sulla due diligence sui diritti umani, alle leggi sul clima e all’ambiente basate sui diritti, a far pagare chi inquina e a nuovi paradigmi imprenditoriali incentrati sui benefici per la società invece che sui profitti degli azionisti».

Per il relatore speciale,  «Nel quadro generale, l’umanità ha bisogno di ridurre la propria impronta ecologica collettiva, ma miliardi di persone nel Sud del mondo hanno bisogno di espandere il proprio uso energetico e materiale per raggiungere uno standard di vita confortevole e godere pienamente dei propri diritti umani. La società deve affrontare questo paradosso. Gli Stati ricchi devono assumere un ruolo guida nel ridurre la propria impronta ecologica e nel finanziare una crescita sostenibile ed equa nel Sud del mondo».

E Boyd ha concluso ricordando che «Paradossalmente, le imprese hanno un ruolo fondamentale nel sostenere la ricerca della società per un futuro giusto e sostenibile. Pertanto, dobbiamo promuovere buone pratiche e chiedere a tutte le imprese di passare a un paradigma che metta le persone e il pianeta prima del profitto».