Le calotte glaciali dell’Antartide e della Groenlandia si stanno sciogliendo 6 volte più velocemente che negli anni ‘90

Confermato il peggior scenario Ipcc. Entro la fine del secolo il livello del mare salirà di 70 cm. 400 milioni di persone a rischio inondazioni costiere ogni anno

[12 Marzo 2020]

Secondo uno studio pubblicato su Nature dal team dell’Ice Sheet Mass Balance Intercomparison Exercise (IMBIE), la Groenlandia e l’Antartide stanno perdendo ghiaccio più rapidamente rispetto agli anni ’90 e sono entrambe in linea con il peggiore scenario climatico previsto dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), «Di conseguenza, ciò comporterà un ulteriore aumento di 17 centimetri del livello del mare entro il 2100».

L’IMBIE, un team di 89 scienziati polari di 50 organizzazioni internazionali ha prodotto il quadro più completo della perdita di ghiaccio delle calotte polari finora realizzato mettendo insieme 26 indagini separate per calcolare i cambiamenti nella massa delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide tra il 1992 e il 2018.

Complessivamente, sono stati utilizzati i dati di 11 diverse missioni satellitari, comprese le misurazioni del volume, del flusso e della gravità delle calotte glaciali.

All’università di Leeds, che ha partecipato alla ricerca, spiegano che «I risultati, pubblicati in due articoli di accompagnamento su Nature , mostrano che la Groenlandia e l’Antartide hanno perso 6,4 trilioni di tonnellate di ghiaccio tra il 1992 e il 2017, facendo salire i livelli globali del mare di 17,8 millimetri. Dell’innalzamento totale del livello del mare, 10,6 millimetri (60%) erano dovuti alle perdite di ghiaccio in Groenlandia e 7,2 millimetri (40%) erano dovuti all’Antartide».

La cosa impressionante à che il livello combinato di perdita di ghiaccio è aumentato di 6 volte in soli 30 anni, passando da 81 miliardi di tonnellate all’anno negli anni ’90 a 475 miliardi di tonnellate all’anno negli anni 2010. «Questo significa – dicono gli scienziati – che le calotte polari sono ora responsabili di un terzo di tutto l’innalzamento del livello del mare».

Lo studio, guidato da Andrew Shepperd, dell’Università di Leeds e da Erik Ivins del Jet Propulsion Laboratory della NASA in California, è stato sostenuto dall’Agenzia spaziale europea (ESA) e dalla NASA. Nel suo Fifth Assessment Report l’Ipcc prevede che entro il 2100 i livelli globali del mare saliranno di 53 centimetri e stima che ciò metterebbe a rischio 360 milioni di persone a causa di inondazioni costiere annuali. Ma gli studi del team IMBIE dimostrano che le perdite di ghiaccio sia in Antartide che in Groenlandia, stanno aumentando più rapidamente del previsto, in linea con lo scenario “high-end”di riscaldamento climatico dell’Ipcc.

Shepherd ha ricordato che «Ogni centimetro di innalzamento del livello del mare porta a inondazioni costiere ed erosione costiera, sconvolgendo la vita delle persone in tutto il pianeta. Se l’Antartide e la Groenlandia continueranno a seguire il peggiore scenario del riscaldamento climatico, entro la fine del secolo causeranno un ulteriore aumento di 17 centimetri del livello del mare, Questo significherebbe che 400 milioni di persone saranno a rischio di inondazioni costiere annuali entro il 2100. Questi non sono eventi improbabili con piccoli impatti; sono già in corso e saranno devastanti per le comunità costiere».

Quasi tutto il ghiaccio perso dall’Antartide – e metà di quello perso dalla Groenlandia – è dovuto agli oceani chestanno sciogliendo i ghiacciai al loro sbocco in mare, il che li fa accelerare. Il resto delle perdite di ghiaccio della Groenlandia sono dovute all’aumento della temperatura dell’aria, che ha sciolto la calotta glaciale in superficie.

Le perdite delle due calotte glaciali messe insieme hanno raggiunto il picco di 552 miliardi di tonnellate all’anno nel 2010 e hanno mantenuto una media di 475 miliardi di tonnellate all’anno per il resto del decennio. Questo picco ha coinciso con diversi anni di intenso scioglimento della superficie della calotta glaciale in Groenlandia e con l’ondata di caldo artico della scorsa estate e gli scienziati dicono che questo «Significa che il 2019 dovrebbe stabilire un nuovo record per la perdita di calotte polari. L’Antartide e la Groenlandia stanno perdendo rispettivamente ghiaccio da 5 a 7 volte più velocemente rispetto agli anni ’90».

Ivins ha rvidenziato che «Le osservazioni satellitari del ghiaccio polare sono essenziali per il monitoraggio e la previsione di come i cambiamenti climatici potrebbero influenzare le perdite di ghiaccio e l’innalzamento del livello del mare. Mentre la simulazione al computer ci consentono di fare proiezioni degli scenari di cambiamento climatico, le misurazioni satellitari forniscono prove di prima mano piuttosto inconfutabili. Il nostro progetto è un ottimo esempio dell’importanza della collaborazione internazionale per affrontare problemi di portata globale».

Ne è convinta anche Guðfinna Aðalgeirsdóttir, glaciologa dell’università dell’Islanda e principale autrice del ixth assessment report dell’Ipcc che non è stata coinvolta nello studio e che pensa che le stime riviste dell’IMBIE sulla perdita di ghiaccio in Groenlandia e Antartide siano importanti per confermare le previsioni dell’Ipccc: «Le loro osservazioni satellitari mostrano che sia lo scioglimento che lo scarico del ghiaccio in Groenlandia sono aumentati dall’inizio delle osservazioni. Le calotte glaciali in Islanda hanno avuto una riduzione simile nella perdita di ghiaccio negli ultimi due anni record, ma l’estate 2019 è stata molto calda in questa regione, il che ha comportato una maggiore perdita di massa. Mi aspetto un aumento simile nella perdita di massa in Groenlandia per il 2019. E’ molto importante continuare a monitorare le grandi calotte glaciali per sapere quanto innalzano il livello del mare ogni anno».

Il direttore degli Earth Observation Programmes dell’ESA, Josef Aschbacher, ha concluso: «I risultati riportati dall’IMBIE dimostrano l’importanza fondamentale dell’uso dei satelliti per monitorare l’evoluzione delle calotte glaciali e per valutare i modelli utilizzati per prevedere gli effetti dei cambiamenti climatici».