La crisi climatica sta cambiando volto alle foreste su Alpi e Appennini

Il nuovo studio del Cmcc mostra un’immagine in trasformazione di questi ecosistemi, rendendoli «quasi irriconoscibili» nel futuro

[4 Ottobre 2023]

I cambiamenti climatici in corso, che stanno surriscaldando l’Italia a velocità quasi tripla rispetto alla media globale, comportano alterazioni paesaggistiche profonde per le foreste presenti lungo le Alpi e gli Appennini.

È quanto emerge da un nuovo studio, appena pubblicato su Frontiers in forest and global change dai ricercatori del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e del National biodiversity future center (Nbfc).

In particolare, la crisi climatica sta «causando cambiamenti nella composizione delle specie, la scomparsa di alcune di esse e la loro migrazione a quote più elevate, dove l’aria è più fresca», come sintetizzano dal Cmcc.

L’analisi ha preso in esame foreste in cinque regioni di montagna vulnerabili in Italia, dipingendo un’immagine in trasformazione di questi ecosistemi, rendendoli «quasi irriconoscibili» nel futuro: l’ennesima riprova di come non sia l’avanzata delle fonti rinnovabili a rappresentare la minaccia per il paesaggio nazionale, quanto il cambiamento climatico che si contrasta in primis ricorrendo proprio alle fonti di energia pulite.

«I risultati ottenuti mostrano una significativa variazione non solo tra le diverse regioni montane prese in considerazione, ma anche tra le varie specie – spiega Sergio Noce del Cmcc, primo autore della ricerca – Tuttavia, specie come l’abete bianco e il faggio europeo si distinguono come particolarmente vulnerabili poiché si prevede che saranno affette da una riduzione delle aree con condizioni idonee alla loro crescita. Tra le cinque regioni studiate, gli Appennini settentrionali e nord-orientali sono quelli a maggior rischio, poiché tutte le specie arboree attualmente presenti in quella zona si rivelano vulnerabili a una possibile riduzione dell’area idonea alla loro crescita».

In altre parole, a causa dei cambiamenti climatici, gli alberi che attualmente popolano questi paesaggi potrebbero scomparire dalle loro posizioni attuali o migrare in altitudine per diverse centinaia di metri.

«La nostra ricerca – conclude Noce – conferma ancora una volta quanto sia necessario rimanere, o in alcuni casi tornare, alle nostre foreste per intraprendere politiche di gestione forestale sostenibili in tutto il nostro territorio. Inoltre, nelle regioni in cui il rischio di perdita di biodiversità appare più evidente, come nelle aree montane di alta quota, è particolarmente urgente mitigare la forte pressione antropica attualmente presente».