India, tasse ambientali su auto e carbone per combattere l’inquinamento

Il governo di destra introduce un'imposta del 4% sulle auto di grossa cilindrata e SUV

[2 Marzo 2016]

Il ministro delle finanze indiano, Arun Jaitley, ha annunciato una serie di tasse ambientali, tra le quali spicca  quella sule auto, ma che riguardano anche le centrali a carbone. Inoltre nel bilancio sono previsti incentivi per collegarsi alla rete di distribuzione del GPL e per consentire alle famiglie povere di abbandonare sistemi inquinanti per cucinare e riscaldarsi.

La mossa a sorpresa di Jaitley è una vittoria per agli ambientalisti e una sconfitta per la potente industria automobilistica. Come spiega al Guardian Samir Saran, del thinktank di New Delhi Observer Research Foundation, la decisione del governo indiano dimostra che anche in India l’atteggiamento verso l’uso dell’auto è cambiato: «Ci sono alcune cose che ora sono politicamente appetibile e che non lo erano prima. Jaitley ha visto che c’era  lo spazio politico e il sostegno dell’opinione pubblica. Una volta per gli indiani possedere un’auto era visto come un segno del successo economico. Ora, questo tipo di tassa è vista dagli indiani come qualcosa per essere responsabili».

Le metropoli indiane sono tra le più inquinate del mondo e nella capitale New Delhi i livelli di particolato sono regolarmente 15 o 20 volte più alti dei limiti di sicurezza adottati dall’Ue e dagli Usa. Secondo i medici indiani, decine di milioni di bambini stanno crescendo respirando aria molto inquinata.

Il Centre for Science and Environment (CSE) dell’India a ha accolto con favore il pacchetto di tasse del ministro delle finanze «per integrare le preoccupazioni sull’inquinamento nel  bilancio dell’Unione e inviare segnali fiscali per scoraggiare le tecnologie inquinanti». Il CSE è invece perplesso per quanto riguarda gli incentivi per acquistare case a prezzi accessibili e per i finanziamenti ai contadini per assicurare i raccolti, che  sarebbero sotto finanziati. In realtà sono queste le due misure sulle quali punta politicamente la destra induista indiana che vuole così recuperare consensi tra i poveri delle zone rurali, che avevano votato in massa per il Bharatiya Janata Party  del premier Narendra Modi.

Invece, per il CSE la tassa sulle auto diesel, i SUV e le auto è un passo positivo: «Il bilancio dell’Unione fa esplicito riferimento alla “situazione dell’inquinamento e del traffico nelle città indiane” come “fonte di preoccupazione”. Per far fronte a questo, sarà applicato un infrastructure cess su tutte le auto: 1% sulle  utilitarie a benzina, GPL e auto a metano; il 2,5% sulle auto diesel e il 4% sugli altri veicoli di grossa cilindrata e sui SUV. In più, sarà imposta una tassa dell’1% su tutte le auto di lusso che superano il valore di Rs 10 lakh (1.000.000 di rupie, meno di 15.000 dollari, ndr). Questo imposta differenziata sulla base di potenziale inquinamento delle tecnologie e il principio chi inquina paga è un importante passo avanti. Queste entrate dovrebbe essere spese per misure di controllo dell’inquinamento».

La nuova tassa sulle auto è un ulteriore colpo per le case automobilistiche, che arrivo dopo che la Corte Suprema indiana ha vietato temporaneamente la vendita di auto diesel di grossa cilindrata a Delhi. Ma gli ambientalisti dicono che è ancora troppo poco e che arriva con molto ritardo. La nuova tassa  dovrebbe fruttare 30 miliardi di rupie (439 milioni di dollari) di entrate per il governo e RC Bhargava, presidente della Maruti Suzuki, che in India vende un auto su due, ha detto alla  Reuters: «Per la lotta contro l’inquinamento è stata ingiustamente individuata l’industria».

Le grandi case automobilistiche, come Tata e Suzuky, dicono che non è vero ciò che dicono ambientalisti e scienziati, che attribuiscono alle emissioni delle auto il 40% della colpa del venefico inquinamento che soffoca New Delhi ed altre città indiane. Le case automobilistiche si possono però consolare con la decisione del governo indiano di finanziare con 970 miliardi di rupie per il miglioramento della rete stradale e la costruzione di nuove autostrade. Insomma, da una parte si penalizza il trasporto privato su gomme e dall’altro lo si incentiva.

L’altra misura ambientale contenuta nel bilancio federale indiano è il raddoppio del clean energy cess per carbone e lignite e il CSE dice che «E’ un passo avanti, ma ha bisogno di robusto piano di spesa per accelerare la transizione verso l’energia pulita: Il bilancio dell’Unione ha rinominato il clean energy cess  in coal as Clean Environment Cess e raddoppiato l’ammontare da 200 rupie per tonnellata a 400 rupie per tonnellata. Questo ha un enorme potenziale di entrate che può essere reso disponibile per la transizione verso l’energia pulita e la gestione ambientale. Attraverso questo cess on coal, fino 2014-15, sono stati assegnati al  Clean Energy Fund quasi  Rs 17,000 crore (170 miliardi di rupie). Con l’aumento a di 400 rupie per tonnellata, nel 2016-17 il governo raccoglierà altri Rs 25,000 crore. Tuttavia, si teme che questo fondo non venga efficacemente utilizzato per la transizione energetica pulita. Fino all’agosto 2015, non una sola rupia era stata erogata per progetti di energia rinnovabile. Questo fondo dovrebbe essere utilizzato per le energie rinnovabili, la tecnologia del carbone pulito e il controllo dell’inquinamento delle centrali elettriche. Il raddoppio del processo richiede un protocollo di spesa chiaro per ottenere risultati efficaci».

Il Centre for Science and Environment ritiene molto buona anche la decisione di espandere i collegamenti al GPL tra poveri delle zone rurali: «Questo è urgentemente necessario per ridurre l’inquinamento atmosferico delle famiglie e per salvare vite umane. Il bilancio mira a coprire 15 milioni di famiglie al di sotto della soglia di povertà nel 2016-17 e più di 50 milioni di famiglie sotto soglia di povertà nei due anni successivi e di raggiungere una copertura universale del gas da cucina. Si tratta anche di un controllo dell’inquinamento e di una misura di salute dato che nel discorso sul bilancio si afferma che questo serve a proteggere la loro salute, a ridurre la fatica e il tempo speso per cucinare. Circa 75milioni di famiglie hanno rinunciato si sussidi per il GPL. Questa è una misura fondamentale che dovrà essere portato avanti, dato che l’inquinamento indoor è il secondo più grande killer in India».

Invece nel bilancio dell’Unione indiana non ci sono soldi per promuovere il trasporto con i bus, che rappresenta il 40 – 60% di tutti i viaggi. La proposta di bilancio punta a stimolare gli investimenti privati ​​nel settore dei trasporti e afferma che il governo dell’Unione modificherà il central motor vehicles act per aprire il settore del trasporto passeggeri su strada per convincere investitori e imprenditori ad operare sumolte linee di buse.  Rs 10.000 crore  (100 miliardi di rupie) sono stati a progetti di metropolitana, ma non c’è nessun sostegno fiscale per gli autobus. I progetti della metropolitana hanno avuto più soldi: il 37% in più rispetto l’intero schema di rinnovamento urbano (Amrut e progetti Smart City).

Le misure contenute nel bilancio federale indiano sembrano essere la conseguenza del grave inquinamento atmosferico del 2015 e il Chief Minister di Delhi, Arvind Kejriwal, aveva annunciato un programma per ridurre il traffico e l’inquinamento, cominciando a permettere la circolazione solo a targhe alterne e chiudendo due centrali a carbone.  Il Bharatiya Janata Party (Bjp) al potere in India ha criticato le misure di  Kejriwal, che è dell’Aam Aadmi Party (letteralmente Partito dell’uomo comune), r dicendo che servono a poco, ma in molti sono convinti che siano servite ad aumentare la consapevolezza sui rischi dell’inquinamento atmosferica in tutta l’india e che sia stato un successo politico.

La destra induista è in difficoltà perché, nonostante la schiacciante vittoria del 2014, non è stata in grado di innescare la rapida crescita economica che aveva promesso e Saran è convinto che quello presentato da Jaitley  sia un bilancio pre-elettorale del Bjp che si rivolge alla ancora enorme popolazione rurale dell’India per vincere le prossime elezioni negli Stati indiani e gli incentivi dati ai contadini e ai poveri – anche se ritenuti scarsi e poco efficaci – dovrebbero permettere alla destra induista di battere l’opposizione di sinistra e quella del Partito del Congresso. Saran, ha detto al Guardian: «Questo è un bilancio politico. La gente sta soffrendo. L’India ha avuto due anni di monsoni deboli, che hanno danneggiato gli agricoltori e il governo vuole essere visto come reattivo. Ma la mancanza di misure radicali deluderà alcuni investitori e osservatori stranieri che hanno a lungo sperato che l’India avrebbe attuato  importanti riforme per rilanciare l’economia».