In Somalia mezzo milione di sfollati in 4 mesi per la siccità peggiore degli ultimi 40 anni

La siccità ha conseguenze mortali per donne e ragazze anche nella regione somala dell’Etiopia

[6 Giugno 2022]

Secondo Save the Children, «a terribile siccità in Somalia, la peggiore degli ultimi 40 anni, ha costretto più di mezzo milione di persone ad abbandonare le proprie case, in cerca di cibo e acqua, negli ultimi quattro mesi, e le madri vivono nel terrore di perdere anche i propri figli».

L’Organizzazione internazionale  sottolinea che «Il numero di nuovi arrivi nei campi di Hargeisa dalle regioni colpite dalla siccità aumenta ogni giorno» e che la ex colonia italiana  «Sta vivendo la sua quarta stagione consecutiva di mancate precipitazioni, con conseguenze devastanti per le famiglie e i bambini, facendo temere il ripetersi della carestia del 2011, che ha ucciso oltre 250.000 persone, metà delle quali erano bambini sotto i cinque anni».

Gli esperti avvertono che c’è il rischio reale che anche la prossima stagione delle piogge –  tra ottobre e dicembre – non arrivi, aggravando ulteriormente la già difficile emergenza umanitaria e Save the Children evidenzia che «La prolungata siccità, unita all’inadeguatezza dei finanziamenti umanitari, alle catene di approvvigionamento interrotte a livello globale e ai prezzi dei prodotti alimentari saliti alle stelle a causa del conflitto in Ucraina, destano profonda preoccupazione nelle madri, che hanno raccontato a Save the Children di non essere in grado di nutrire i propri figli e di temere per la propria vita».

Suad, 55 anni, che vive in un campo nella regione di Sanaag, dove è arrivata 4 settimane fa con i suoi 7 figli e la madre disabile, dopo che la siccità ha ucciso il suo bestiame, ha raccontato a Save the Children che la precedente siccità del 2017 aveva devastato il suo bestiame: all’epoca aveva 400 mucche e capre e le erano rimaste solo due, anche se poi è riuscita a recuperarne alcune. Ora la siccità non le ha lasciato quasi nulla e questa volta teme di non essere in grado di salvare ciò che resta e non potersi dedicare più alla pastorizia. Suad dice che «La siccità ha portato con sé la disperazione. Non so cosa ne sarà di noi. Non riesco a sfamare la mia famiglia, mi sento impotente. Come si fa a garantire il cibo ai propri figli se si è perso il proprio mezzo di sostentamento? E’ un momento molto difficile, siamo tutti in movimento alla ricerca di una vita migliore».

Samia, 12 anni, aggiunge: «Se ci fosse la pioggia, la vita sarebbe molto diversa. Non avrei bisogno di andare a cercare l’acqua e avrei più tempo per studiare».

In Somalia, negli ultimi quattro  mesi 524.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case in cerca di cibo e acqua, sono 6 milioni le persone che soffrono la fame estrema e oltre 81.000 vivono in condizioni simili alla carestia. L’Onu stima che 1,4 milioni di bambini potrebbero essere gravemente malnutriti entro la fine dell’anno se non si interviene sul deterioramento della situazione. Dato che la minaccia di carestia incombe e potrebbe diventare realtà anche il mese prossimo, l’Onu avverte che «E’ necessario un aumento urgente e tempestivo dell’assistenza umanitaria per evitare la morte e la devastazione delle famiglie in tutta la Somalia».

Non va meglio dall’altra parte del confine, nella regione somala dell’Etiopia dove, secondo l’United Nations Population Fund (UNFPA), «Più di 286.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case dopo che i raccolti sono falliti e gli animali sono morti a causa della siccità e oltre 1.100 scuole sono state completamente o parzialmente chiuse, lasciando le ragazze particolarmente vulnerabili alla violenza e alla coercizione sessuale e fisica, al lavoro minorile e matrimonio precoce».

Donne, bambini e sopravvissuti alla violenza di genere hanno visto ridotto il loro accesso a una serie di servizi, tra cui cure mediche e riproduttive, sostegno ai neonati e alle loro madri, nonché servizi di protezione.

L’UNFPA dice che solo per la regione somala dell’Etiopia ci vorrebbero quasi 24 milioni di dollari per rafforzare il sistema sanitario e ricostruire le capacità dei servizi materni e riproduttivi in ​​8 regioni colpite dalla crisi. Ad oggi è stato finanziato poco più della metà del fabbisogno.

Eppure, come spiega Mohamud Mohamed, direttore di Save the Children in Somalia, «Ce lo aspettavamo. Una siccità durata due anni in Somalia e nel Corno d’Africa, che ha decimato i raccolti e il bestiame e ha messo a dura prova la capacità di sopportazione della gente, con le madri che hanno dovuto spesso mettere a dormire i propri figli affamati. Il tasso di malnutrizione tra i bambini è in costante aumento e le Nazioni Unite hanno avvertito che 350.000 bambini potrebbero morire entro l’estate se non interveniamo, ma la finestra di opportunità per agire e scongiurare una catastrofe si riduce ogni giorno che passa”, ha dichiarato. Chiediamo ai governi e alla comunità internazionale di prendere la decisione giusta e di prevenire la sofferenza di milioni di persone e la possibile morte di migliaia di loro a causa della fame che deriva dalla crisi climatica.  E’ necessario dare priorità a una risposta localizzata che miri a salvare vite e mezzi di sussistenza, sostenendo la produzione alimentare locale, proteggendo i più poveri e rendendo il cibo accessibile».

Save the Children sta lavorando per aiutare le comunità colpite in Somalia a far fronte agli effetti umanitari immediati della siccità e conclude: «Stiamo fornendo forniture d’acqua d’emergenza, curando i bambini malnutriti, sostenendo i sistemi educativi i minori sfollati a causa della siccità non debbano rinunciare all’istruzione, gestendo strutture sanitarie e fornendo denaro e sostegno ai mezzi di sussistenza ai più vulnerabili».