I risultati di un nuovo studio internazionale pubblicato su Scientific reports

Il Veneto potrebbe perdere il 21% del Pil al 2100 a causa dell’innalzamento del mare

Si tratta della regione europea più esposta al rischio, che a livello continentale vale 872 miliardi di euro

[22 Gennaio 2024]

L’innalzamento del livello del mare guidato dalla crisi climatica in corso sta avanzando più velocemente di quanto pensassimo, con un dato medio atteso di +1 metro entro la fine del secolo.

Un metro di differenza potrebbe non sembrare così difficile da gestire, ma in realtà gli impatti attesi mettono a dura prova la tenuta delle società umane e cambiano molto in base alla specifica area geografica considerata, arrivando a cumulare danni mostre.

Un nuovo studio internazionale pubblicato su Scientific reports ha modellato i potenziali impatti economici legati all’innalzamento del mare in 271 regioni europee, scoprendo che in uno scenario ad alte emissioni climalteranti e senza nuove misure di protezione costiera, l’economia dell’Ue e del Regno Unito potrebbe perdere fino a 872 miliardi di euro entro il 2100, rispetto a uno scenario senza l’innalzamento del mare.

Si tratta di un dato pari all’1,26% del Pil europeo, ma le singole regioni osservate mostrano profili di rischio estremamente diversi tra loro.

«Solo in Italia, abbiamo scoperto che ci sono regioni che potrebbero perdere quasi il 21% del loro Pil a causa dell’innalzamento del livello del mare entro il 2100, mentre altre regioni potrebbero guadagnare circa il 2,3%», spiega il co-autore dello studio Ignasi Cortés Arbués.

Più nel dettaglio, è il Veneto la regione europea più esposta in assoluto a perdite economiche legate all’innalzamento del mare, che potrebbero tagliare il Pil dell’area del 20,84% entro la fine del secolo; segue la regione polacca Zachodniopomorskie (-12,1% del Pil), mentre per chiudere il podio delle perdite economiche lo studio torna in Italia con l’Emilia-Romagna (-10,16% del Pil).

Tra le altre regioni italiane più esposte al rischio spiccano Friuli Venezia Giulia, Toscana e Marche; a guadagnare una fetta di Pil a causa dell’innalzamento del mare potrebbero invece essere Basilicata (+2.36%), Calabria (+2,21%), Sardegna (+1,52%), Puglia (+1,36%) e Sicilia (+1,21%).

Gli autori dello studio propongono che ciò potrebbe essere dovuto al trasferimento della produzione dalle regioni costiere inondate alle regioni interne, o comunque meno esposte al fenomeno.

Per evitare i danni peggiori così come un’ulteriore aumento delle disuguaglianze socioeconomiche, i ricercatori evidenziano dunque la necessità di politiche economiche specifiche per ogni regione, in modo da affrontare gli impatti disomogenei legati all’innalzamento del mare.

«I nostri risultati rappresentano un primo passo per i politici per allocare le risorse di adattamento alle regioni giuste, al fine di ridurre al minimo gli impatti drastici – conclude la co-autrice Tatiana Filatova – L’adattamento lungimirante del livello del mare potrebbe razionalizzare gli investimenti attuali in diversi settori in un modo “consapevole del clima”, prevenendo strategie di ritiro più costose in futuro».